Il Cav. dà spettacolo in tribunale: “La magistratura lavora contro il Paese”
11 Aprile 2011
A una condanna Silvio Berlusconi non ci pensa neanche. Perché la magistratura sta lavorando contro di lui e, dunque, contro tutto il Paese. Lo ha detto il premier stesso questa mattina, un attimo prima di entrare nell’aula del tribunale di Milano dove era atteso per il dibattimento del processo Mediaset.
E’ la prima volta che il presidente del Consiglio partecipa al dibattimento davanti ai giudici della prima sezione penale del tribunale, dove si tiene l’udienza del processo sui diritti tv Mediaset, in cui è accusato di frode fiscale insieme ad altre dieci persone per presunte irregolarità nella compravendita di diritti televisivi e cinematografici.
In aula non sono ammessi giornalisti. Ma il vero spettacolo è fuori dal tribunale. Berlusconi è accolto da un gruppo di circa 300 sostenitori che, cartelli alla mano, lo invitano a "resistere". Ci sono anche i palloncini colorati e un furgoncino che serve da palco per parlare alla folla. La zona attorno al palazzo di Giustizia è totalmente blindata. Per primi arrivano in aula i legali del premier Niccolò Ghedini, Piero Longo e i sostituti processuali Giorgio Perroni e Filippo Dinacci. Il Cavaliere non entra subito in aula, prima vuole parlare con i cronisti: "C’è una magistratura che lavora contro il Paese". E sul caso Ruby dice che le accuse mosse dalla Procura di Milano sono "risibili, infondate e demenziali”. "Non esiste alcuna concussione, ho dato dei soldi a Ruby perché non si prostituisse".
Berlusconi non perde tempo e a processo mediatico risponde con le armi della comunicazione. Prima dell’inizio del processo spiega che quelli a suo carico "sono processi mediatici" e "questa è la dimostrazione che nel nostro Paese siamo giunti a una situazione limite per cui bisogna riformare la giustizia". Aggiunge anche che la riforma non è punitiva, ma serve a contrastare l’uso politico che la magistratura fa della giustizia. Entrando poi nello specifico del processo sui diritti tv Mediaset Berlusconi precisa: "Vengo sospettato di essere socio occulto di un signore che vendeva diritti a Mediaset, è inesistente come situazione". Secondo l’accusa, infatti, Berlusconi sarebbe stato il socio occulto del produttore americano Frank Agrama, uno degli imputati. "Gli hanno sequestrato tutti i conti e tutti i soldi – chiarisce il premier riferendosi ad Agrama – anche gli ultimi che ha fatto in Europa e li hanno trovati tutti, come è logico che sia, nella sua disponibilità e nei suoi conti".
Terminato lo show fuori dal tribunale Berlusconi è entrato in aula, dove si è aperto il dibattimento. Ma davanti all’ingresso del Palazzo di Giustizia di Milano i sostenitori non si sono placati e le note dell’inno "Meno male che Silvio c’è", suonate dall’impianto a tutto volume, sono arrivate fin dentro il tribunale. Fuori dal palazzo di giustizia c’era anche un gruppo di contestatori, capitanati dal blogger Piero Ricca. Una decina di manifestanti che hanno esposto uno striscione con la scritta "Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, basta leggi ad personam".