Il Cav. di lotta e di governo cerca di rimettere in pista il Pdl

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Il Cav. di lotta e di governo cerca di rimettere in pista il Pdl

30 Novembre 2011

Nessuna golden share sul governo ma sulla patrimoniale in Parlamento ci saranno le barricate. Il Cav. di lotta e di governo fissa i paletti a Monti, gli concede credito e ribadisce il sostegno leale ma brandisce il vessillo del voto anticipato se il Prof. dovesse tirare troppo la corda sulle tasse o se pensasse di presentare una nuova legge elettorale: in realtà manda messaggi anche ai suoi per evitare diaspore parlamentari, a Casini per il partito dei moderati che verrà (o dovrebbe venire) e a Bossi col quale – nonostante i toni ultimativi di Maroni e i Calderoli – continua a ricucire la tela dell’alleanza.  

L’occasione per dire e non dire è la presentazione del libro del pupillo Angelino Alfano che dipinge come un uomo dalle “doti umane inarrivabili” e tuttavia gli consegna la strategia per i prossimi mesi, non escludendo che il governo Monti, proprio per il profilo di esecutivo di missione, al massimo durerà fino al 2013 e l’incidente che potrebbe riportare gli italiani al voto resta dietro l’angolo. E la strategia è: sostegno leale in Parlamento perché altrimenti il Paese avrebbe rischiato grosso, stretto nell’assedio degli speculatori internazionali, ma barra dritta su patrimoniale e legge elettorale. Semmai c’è un’apertura a ragionare sulla reintroduzione dell’Ici sulla prima casa solo “partendo dalla base dell’Imu”. Avanti così fino a quando non si “’non si verificherà un evento che richiederà lo scioglimento delle Camere”. Insomma, la lealtà al governo dei professori è a tempo e non su tutto.

Quanto basta per rilanciare la mission di un partito che deve lavorare sodo per recuperare consenso tra gli elettori ma che proprio per la mossa di sostenere Monti a Palazzo Chigi rischia di essere un’arma a doppio taglio per il Cav. che, dice, d’ora in poi si concentrerà sulla campagna elettorale per essere pronti in caso di necessità. Già, il livello politico. Berlusconi manda messaggi in codice a Casini sul quale punta la fiches sperando nel suo “ravvedimento operoso” perché di fronte all’ipotesi di elezioni anticipate, l’Udc non può confluire nella sinistra perdendo due terzi dei suoi voti”, e a Bossi con cui alleanza e feeling non sono finiti seppure, il Carroccio è all’opposizione e stando alle ‘sentenze’ di Maroni e Calderoli, col Pdl non ha più nulla a che fare. Un doppio fronte, dunque, che l’ex premier apre nel tentativo da un lato di portarsi avanti nella costruzione di uno schieramento ampio, allargato, e possibilmente coeso in vista del voto che potrebbe determinarsi “nel 2012 o nel 2013”, dall’altro nella speranza che in questo tempo, i maldipancia di molti deputati non si trasformi in nuovi traslochi parlamentari, magari nelle file dell’Udc.

Il ‘duetto’ con Maroni (sempre alla presentazione del libro di Alfano) è di quelli che segnalano una separazione ma con la volontà di non perdersi di vista.  Battute e stoccate sono la chiave per raccontare l’oggi ma guardando già al domani: “Noi siamo in opposizione, voi siete in maggioranza. L’alleanza è finita”, taglia corto l’ex ministro dell’Interno. Replica il Cav: “Lega e Pdl disgiunti al voto perderebbero tutte i capoluoghi al Nord”. Messaggio ricevuto da Maroni: “Non so cosa accadra’ tra un anno. Per ora ricostruiamo l’alleanza”. Apoteosi sul Milan, terreno fertile tra i due per ri-tessere il feeling: il Cav. annuncia che si riprenderà la presidenza della squadra e il rossonero leghista costata che quando Berlusconi torni ad occuparsi del “Diavolo”, si ricomincia a vincere. Chissà se davvero sarà così anche tra un anno in Parlamento: tempo ragionevolmente lungo per costruire, ma anche rischioso perché certe distanze che oggi sono nette tra Pdl e Lega potrebbero acuirsi strada facendo.

Ai maldipancia di molti pidiellini si aggiunge un nuovo caso, che la dice lunga sui movimenti dentro il Pdl, atteso in questo anno forse alla prova più difficile: non perdere pezzi, anzi serrare i ranghi e recuperare quel consenso che oggi nei sondaggi lo pone dietro al Pd di Bersani. E il caso si chiama Roberto Formigoni, sempre più intenzionato a scendere in campo per contendere ad Alfano la leadership del partito quando ci saranno le primarie.  In tanti nel Pdl sono convinti che Formigoni potrebbe presto scendere in campo per contendere ad Angelino Alfano la premiership. Non è un caso che proprio in questi giorni si registri una convergenza molto serrata e per questo sospetta tra il governatore lombardo e il Carroccio. Non è passato inosservato, poi, l’invito dei leghisti ad un summit a via Bellerio calendarizzato per lunedì.

Non è la prima volta che Formigoni scalpita per guadagnare la ribalta politica nazionale e dietro la sua mossa potrebbe esserci un disegno. Della serie: mettere il timone del Pirellone nelle mani del Senatur  in cambio del sostegno alla scalata a via dell’Umiltà. Scenari in movimento di fronte ai quali il partito non può stare fermo, né limitarsi a sventolare come un successo straordinario la campagna di tesseramento o i congressi previsti nei prossimi mesi (con a marzo quello nazionale). Ciò che serve e che in tanti sollecitano, è un lavoro costante e capillare sul territorio: parlare alla gente, spiegare perché si è scelto di sostenere il governo Monti, rimotivare la base, individuare tre o quattro punti sui quali fare battaglia politica, fuori e dentro il parlamento. Insomma, agli annunci adesso devono seguire i fatti. E non possono bastare thalk tv e occasioni più o meno salottiere. Un anno può essere un tempo breve o interminabile a seconda di come lo si guardi. Ma il Pdl non ha tempo da perdere.