Il Cav. è tentato dalle liste civiche ma mezzo Pdl dice no

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Il Cav. è tentato dalle liste civiche ma mezzo Pdl dice no

05 Giugno 2012

 

Palazzo Grazioli prova a stoppare i rumors. Che da giorni parlano di una o più liste civiche collegate al partito con cui sfidare alle politiche un centrosinistra che i sondaggi danno in larghissimo vantaggio rispetto a un partito che viene quotato poco più del 17 per cento. Nota ufficiale per dire che sono tutte ‘bufale’. Eppure a ben guardare qualcosa c’è.

Non è un mistero né una novità che Berlusconi sia consapevole che l’appeal del Pdl sull’elettorato ha perso punti e smalto; che i voti in uscita alle recenti amministrative segnalano disaffezione e delusione anche nelle retrovie dello ‘zoccolo duro’. Gente e voti da recuperare. Lo stesso rebus per Bersani che finalmente ieri ha definitivamente sdoganato la sua candidatura alla premiership e – dopo la fuga in avanti di Fassina – ha dovuto blindare il partito riconfermando sostegno a Monti e voto nel 2013. Certo il Pd non sta come il Pdl eppure Bersani deve fronteggiare nello stesso perimetro politico sia il fuoco amico di Di Pietro e Vendola, sia quello più dirompente di Grillo e la cosa non è certo delle più facili.

Gente e voti da recuperare. Imperativo che rimbalza da Via dell’Umiltà a Palazzo Grazioli. Sì, ma come? Il Cav. è sempre stato attratto dal rapporto diretto con gli elettori e forse in questa fase così complicata, vede nelle capacità dei grillini ciò che invece manca al suo partito. Nell’inner circle berlusconiano si fa discendere da questo la tentazione – ma c’è anche chi assicura sia già un progetto allo studio – di mettere in campo liste formate da esponenti della società civile, dell’imprenditoria, del mondo delle professioni per ri-fidelizzare gli elettori disamorati e conquistare il consenso di quanti si riconoscono nell’area moderata. Insomma, facce nuove.

Idea che non andrebbe granchè giù a buona parte dei vertici di partito che individuano nell’iniziativa ancora in nuce, più che un aiuto un danno dal momento che il timore maggiore è quello di frazionare ulteriormente i voti appannaggio del Pdl, oltre alle perplessità che per elezioni politiche si possa riproporre lo schema delle amministrative. Perplessità, anche qui, legate ai suffragi ma anche al rischio che il partito perda la sua identità e la sua mission. Idea seccamente bocciata domenica scorsa da Cicchitto e come lui sono in tanti a ritenere che tra un anno il Pdl deve presentarsi davanti agli elettori con un’offerta politica credibile e convincente, non certo con alcune liste civiche che, oltretutto, potrebbero finire per avere un effetto boomerang. Sostanza, dunque, non forma. E qui si confrontano ancora una volta i falchi sempre più ostinati a sollecitare un cambio di passo con la presa di distanza dall’esecutivo dei Prof. e le colombe più propense alla prudenza. E’ da quest’ultimo fronte che, non a caso, arriva forte la richiesta di affiancare al rilancio del partito un’azione altrettanto determinata e incisiva sul piano delle riforme e sui temi da inserire nell’agenda del governo (vedi fiscal compact, misure per la crescita).

Già le riforme. L’attenzione è focalizzata sulla riforma costituzionale che prevede l’introduzione del semipresidenzialismo. Dopo l’annuncio di Alfano e Berlusconi, oggi il segretario del partito presenterà i sette emendamenti da agganciare al testo già a buon punto a Palazzo Madama su riduzione del numero di deputati e senatori, superamento del bicameralismo perfetto, maggiori poteri al premier e iter legislativi più spediti in Parlamento. Il Cav. ha sempre accarezzato l’idea di un presidente della Repubblica eletto direttamente dai cittadini e tuttavia è consapevole del fatto che una modifica costituzionale del genere richiede tempo e quasi sicuramente un successivo passaggio referendario confermativo (o abrogativo nel caso di raccolta di firme contro). Ragion per cui si parte in salita. E soprattutto, se non si riuscirà a trovare la quadra sulla legge elettorale, il cammino della riforma potrebbe incepparsi.

Ad Alfano il delicato compito di mediare tra le varie anime del partito e tra i malpancisti vecchi e nuovi per individuare la direzione giusta. Come il manipolo di parlamentari capitanati da Giorgio Stracquadanio e Isabella Bertolini che stanno limando il manifesto di ‘Un’altra Italia’ che seppur rinviato di un giorno, oggi dovrebbe essere presentato alla stampa. Iniziativa destinata ad alimentare ulteriori fibrillazioni interne.

Certo è che nei ranghi pidiellini sale la richiesta al segretario affinchè “faccia qualcosa” e a stretto giro.  Un po’ come Moretti chiedeva a D’Alema.