Il Cav. fa bene a votare contro ma non servirà a superare la guerra civile italiana
30 Luglio 2007
di Daniela Coli
Angelo Panebianco ha ricordato sul Corriere la rivoluzione giudiziaria del 1992-93 e l’appoggio incondizionato dato a “Mani pulite” dall’ex Pci, allora Pds, oggi Ds, fino a diventare il partito delle procure. L’Espresso che urlava “Forza Ilda” in copertina, il 30 maggio del 1996, chiedeva alla “rossa” di dare il colpo di grazia a Silvio Berlusconi per distruggere l’opposizione. Il 21 aprile l’Ulivo aveva vinto le elezioni con Prodi e la sue brigate rosse di giornalisti, accademici, nani e ballerine erano scatenate contro gli avversari, in quell’eterna brama di potere assoluto per cui alla sinistra manca la democrazia nel suo Dna. Nessun paese occidentale ha rischiato per decenni di precipitare nella barbarie come l’Italia. Il Regno Unito, la patria della democrazia, non è mai stato sottoposto negli ultimi sessant’anni a manifestazioni di ogni tipo a Londra, a scioperi continui e a un terrorismo sanguinoso come l’Italia. In questo paese terra di nessuno, la democrazia è stata usata dalla sinistra come cavallo di Troia per impadronirsi di ogni istituzione.
Qualche giorno fa Ernesto Galli della Loggia ha accennato sul Corriere a un immobilismo pericoloso al quale è inchiodata l’Italia per non essere mai stata capace di fare i conti col passato, né nel 1945, né nel 1989. Sì, è stato facile per il più forte partito comunista dell’Occidente mantenere un clima da guerra civile in un paese uscito sconfitto dalla guerra e facilmente ricattabile all’estero. E’ stato facile accusare di essere fascista qualsiasi avversario politico chiedesse un sistema maggioritario come in Inghilterra o una repubblica presidenziale come in Francia. La ragione per la quale non è possibile da noi un sistema elettorale che abolisca l’ingovernabilità di ogni maggioranza sta nel peccato originale della prima repubblica. E’ difficile fondare una democrazia su una guerra civile dove il partito più aggressivo della parte vincente non ha vinto e ha come obiettivo il totalitarismo comunista.
Protestando contro il criminale appello contro Magdi Allam, si è citato in questi giorni l’appello degli 800 nomi illustri contro Luigi Calabresi nel maggio 1972. Alcuni di essi hanno chiesto scusa, come l’ultrasettantenne Furio Colombo, che era a Otto e mezzo sere fa a sponsorizzare il neonato Pidì e insegnarci la democrazia. Con lui c’era anche il settantenne Michele Salvati, eterno economista di belle speranze con ciuffo grigio al vento. Né poteva mancare The Mouth Tana de Zulueta, senatrice della sinistra dal ’96, a spiegarci di essere un’inglese venuta a portarci la democrazia. The Mouth ha invitato a riprendere l’esperienza dei girotondini, il movimento fondato a Firenze nel 2001 dopo la vittoria della Casa della Libertà per buttare giù il governo Berlusconi dal suo connazionale Paul Ginsborg. Peccato nessuno abbia rammentato a The Mouth che se Ginsborg avesse tentato a Cambridge una simile impresa avrebbe come minimo perso la sua precaria posizione di reader al Churchill College.
Il Cav. fa bene a essere magnanimo e a votare contro le intercettazioni anche a nome e a tutela della sinistra, che ha prodotto quel sistema per distruggere gli avversari, ma è difficile fare la pace con chi non la vuole e ha creato la macchina da guerra che ancora tiene il paese prigioniero nell’immobilismo.