Il Cav. fa i conti con Bossi e Tremonti. Nel Pdl Alfano sonda le correnti
07 Giugno 2011
A Palazzo Grazioli il Cav. fa il punto coi suoi. A Palazzo Chigi si cerca la ‘quadra’ sulla riforma fiscale. In via XX Settembre si commenta con soddisfazione il monito della Commissione europea a tenere alta la guardia sui conti pubblici: un assist per la linea rigorista di Tremonti. Ma nel centrodestra, Lega compresa, i malumori non si placano e neppure le sollecitazioni a fare qualcosa, per quanto possibile, per imprese e famiglie.
Giornate campali per la maggioranza e il vertice con Bossi ad Arcore non ha certo contribuito a rasserenare il clima. Il Senatur sembra volersi smarcare dalla querelle sulle tasse quando dice che sono Berlusconi e Tremonti a dover trovare la quadra su come abbassarle ‘almeno un po’’ e che se si è arrivati a un sostanziale nulla di fatto su misure di alleggerimento della pressione fiscale la colpa non è del Carroccio. In realtà quella del leader leghista è una linea attendista e due sono gli obiettivi. Da un lato per tenere “buona” la base del partito in ebollizione e non è casuale che ieri Calderoli abbia depositato in Cassazione la richiesta di una proposta di legge di iniziativa popolare per il decentramento al Nord di alcuni uffici di rappresentanza ministeriale pur con funzioni operative (guarda caso la raccolta di firme partirà da Pontida il 19) , spiazzando il Cav. che secondo fonti parlamentari non ne sapeva niente e mandando su tutte le furie Alemanno che ha annunciato una mobilitazione romana.
Dall’altro, per monitorare cosa si sta muovendo in vista dei passaggi strategici già calendarizzati e che diranno molto sul prosieguo della legislatura. Primo fra tutti quello del referendum ormai alle porte (ieri la Consulta ha ammesso la riformulazione del quesito sul nucleare nonostante la norma non ci sia più) che strada facendo e soprattutto dopo la sconfitta del centrodestra a Milano e Napoli, si è caricato di un significato tutto politico. Un altro referendum sul governo e su Berlusconi. C’è poi la verifica parlamentare chiesta da Napolitano dopo l’ingresso dei Responsabili a Palazzo Chigi prevista tra il 20 e il 24 giugno, appuntamento al quale il Pdl vorrebbe arrivare con il Consiglio nazionale celebrato e con la designazione di Alfano a segretario politico già ratificata.
In queste ore a via dell’Umiltà si sta studiando l’agenda delle prossime settimane: c’è chi ritiene necessari due ulteriori passaggi – l’ufficio di presidenza e la direzione nazionale – e chi invece considera più opportuno fissare la data al 18 giugno per poi arrivare alla verifica parlamentare con Alfano nel pieno del suo ruolo politico alla guida del partito, mentre c’è chi propende per calendarizzare il plenum del Pdl il 28, cioè dopo il passaggio nei due rami del Parlamento. Ma le incognite restano e riguardano la posizione dei malpancisti che proprio in occasione del Consiglio nazionale potrebbero presentare mozioni con l’intento di superare lo schema del triumvirato.
Non mancano suggestioni più maliziose nei capannelli pidiellini in Transatlantico dove non si esclude che la mossa di Bossi serva a non fare pressing diretto su Tremonti col quale il Senatur manterrebbe un asse di ferro nell’ipotesi di un governo tecnico senza il Cav., guidato dal Professore di Sondrio. Resta il fatto che pure Berlusconi nei colloqui coi suoi avrebbe ribadito il concetto: in qualche modo e pur nel rispetto dei parametri fissati per il 2014, il super-ministro dovrà allentare i cordoni della borsa. E per lunedì ad Arcore è già convocato un nuovo summit col Senatur e Tremonti per definire il dossier sulla riforma fiscale e l’agenda economica dei prossimi mesi.
Oggi, invece, il premier cercherà la via per sciogliere i nodi ancora irrisolti insieme allo stato maggiore del Pdl. Ma nel vertice a Palazzo Grazioli si parlerà anche di primarie: ieri Gaetano Quagliariello e Maurizio Gasparri ne hanno parlato a lungo col Cav. sottoponendogli la bozza al quale il vicepresidente dei senatori sta lavorando che prevede l’istituzione di un registro per iscritti e sostenitori e regole certe, chiare e semplici di partecipazione alla selezione dei candidati sindaci, presidenti di Provincia e di Regione, con una serie di paletti per evitare gli errori del Pd. Ma nel dibattito concitato di queste ore c’è chi come il governatore della Lombardia Formigoni vorrebbe primarie anche per la scelta della premiership alla quale come ha spiegato a La Stampa, lui è pronto a candidarsi se Berlusconi deciderà di fare un passo indietro nel 2013 e quanti, invece, escludono a priori questa possibilità. Ma c’è anche chi come Scajola non vede di buon occhio la scelta dello strumento di consultazione popolare e rilancia la sua proposta politica che in soldoni è quella di rifare la Dc con Casini dentro.
Non solo: le fibrillazioni interne ruotano anche attorno all’organigramma dei vertici del partito. Il ministro Fratttini, leader della corrente Liberamente, chiede un ‘direttorio’ mentre altri sollecitano una segreteria politica che affianchi e supporti Alfano e che, di fatto, superi il triumvirato. Proposta che il neo-segretario politico sembra aver già rispedito al mittente nel giro di ‘consultazioni’ avviate con tutte le varie anime del partito. Il suo è un appello all’unità e il ragionamento è semplice: non è questo il momento di alimentare polemiche o divisioni, casomai occorre lavorare tutti dalla stessa parte per superarle, specie in vista dei passaggi parlamentari e non di questo mese. La carta che Alfano ha messo sul tavolo è la disponibilità a confrontarsi con tutti e a garantire a tutte le componenti interne pari dignità, ma niente organismi intermedi perché esiste il segretario politico e poi i tre coordinatori ai quali lo stesso Guardasigilli assegnerà deleghe specifiche.
Il paradosso è che la nomina di Alfano salutata da tutti come l’avvio di una nuova fase, col superamento delle quote di rappresentanza tra ex Fi ed ex An, ha rimesso in gioco schemi e partite tra correnti, gruppi e sottogruppi che prescindono dal ‘nuovo’ e guardano più al riposizionamento o alla conquista di spazi ulteriori negli equilibri interni. Movimenti e rivendicazioni che con il rilancio del partito da qui al 2013 hanno ben poco a che fare. Un deja vu.