Il Cav. fa un minirimpasto ma il Colle ‘censura’ il neoministro Romano

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Il Cav. fa un minirimpasto ma il Colle ‘censura’ il neoministro Romano

24 Marzo 2011

Saverio Romano all’Agricoltura, Giancarlo Galan ai Beni culturali. Due caselle chiuse nel puzzle del rimpasto di governo. Sandro Bondi lascia la guida del Collegio romano proprio nel giorno in cui il Consiglio dei ministri vara il reintegro del Fus, cioè nuove risorse per la cultura. Ma dal Quirinale arriva la doccia fredda: Napolitano esprime riserve “politico-istituzionali” sulla nomina di Romano. Il motivo? Le due inchieste della procura di Palermo nelle quali risulterebbe coinvolto, una delle quali va avanti da ben sei anni, coi pm che hanno chiesto l’archiviazione. Alle riserve del capo dello Stato si aggiunge il “processo” che i novelli pm Bersani, Di Pietro e Bocchino si affrettano a rilanciare sui media, seguendo la linea del peggior giustizialismo, quello del sospetto usato come prova sufficiente a eliminare un avversario politico, a maggiora ragione se ministro del governo Berlusconi.

Ma a sorprendere, su tutto, è la nota del Quirinale diffusa subito dopo il giuramento di Romano nella quale si parla di  “riserve politico-istituzionali” sulla nomina che non fanno altro che confermare quelle da una settimana giravano come indiscrezioni. Da quando cioè, Berlusconi era salito al Colle con la lista dei ministri e dei sottosegretari ma aveva optato per il rinnvio a fronte delle sollecitazioni del capo dello Stato sulla necessità di procedere all’allargamento della compagine di governo con un ddl e non con un decreto, ma soprattutto dei dubbi sulla ‘promozione’ di Romano a ministro. La nota di ieri conferma quello che nelle file della maggioranza viene letto da molti come un intervento a gamba tesa nelle prerogative del presidente del Consiglio. 

Il motivo che ha fatto storcere il naso a Napolitano sta nelle due inchieste che coinvolgono l’esponente del Pid  per il quale i pm ipotizzano le accuse di concorso in associazione mafiosa e corruzione aggravata. Per uno dei due dossier la procura di Palermo ha chiesto l’archiviazione ma il gip ha respinto l’istanza fissando un’udienza per i primi di aprile nella quale potrebbe pure decidere di incaricare i pm di un ulteriore approfondimento investigativo. L’altra inchiesta nasce dalle dichiarazioni di Massimo Ciancimino che in questi mesi ha detto di tutto e di più sullo scibile umano, ma è ancora tutta da verificare e ruoterebbe attorno a presunte tangenti offerte ai politici da una società che avrebbe dovuto occuparsi della distribuzione di gas russo.

Al di là degli accertamenti che i magistrati hanno il dovere di fare, il punto è sempre lo stesso: in uno stato di diritto in cui si è innocenti fino a prova contraria e per appurarlo servono tre gradi di giudizio, basta la cultura del sospetto a ritenere una persona impegnata in politica “indegna”, come l’ha definita il pasdaran finiano Fabio Granata in coro col leader Pd Bersani? Non a caso i vertici dei gruppi parlamentari Pdl al Senato e alla Camera, Quagliariello e Cicchitto ricordano come “l’improprio automatismo tra il coinvolgimento in vicende giudiziarie e il pregiudizio di colpevolezza che si è determinato negli anni di Tangentopoli ha reso sempre più difficile mantenere vivo nella coscienza collettiva il sacro principio della presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio: sarebbe paradossale se ci si spingesse ad estendere tale pregiudizio fino alla fase delle indagini preliminari e addirittura in presenza di una richiesta di archiviazione da parte della pubblica accusa”.

Semmai, la questione è un’altra per Cicchitto e Quagliariello e sta nel fatto che gli “organi preposti”, a partire dal Consiglio superiore della magistratura riflettano sulla “compatibilità coi i principi di uno stato di diritto di una indagine preliminare pendente dal 2005 della quale alla primavera del 2011 ancora non è dato conoscere l’esito”.

Da parte sua, Romano no ci sta a farsi cucinare a fuoco lento da chi tra i banchi dell’opposizione ha già sputato la sentenza di condanna. “Per otto anni sono stato indagato. E ora non sono indagato, né rinviato a giudizio, ma c’e’ una richiesta di archiviazione dopo otto anni in cui sono stato vivisezionato” spiega il neoministro che ha accolto la nota del Quirinale con dispiacere (nel pomeriggio dal Colle un’altra nota per dire che Romano non è mai stato definito ‘imputato’) ma al tempo stesso rilancia: “Non ho pesi sulle spalle e voglio essere giudicato sui fatti”.  Messaggio per i democratici e i futuristi.

Dall’Agricoltura ai Beni culturali. Giancarlo Galan prende il posto di Sandro Bondi che ieri ha confermato le due dimissioni lasciando l’incarico proprio nel giorno in cui si è concretizzata una delle sue battaglie più serrate che più volte in Consiglio dei ministri lo ha visto ‘battagliare’ con i tanti no del ministro Tremonti. A lui Berlusconi  esprime gratitudine “per aver guidato il dicastero con formidabile passione, competenza e sensibilita’. La sua bellissima lettera di dimissioni ci ha commosso e sentiremo tutti la sua mancanza nel Consiglio dei ministri. Al senatore Bondi i miei affettuosi auguri e l’auspicio di continuare a offrire al Paese il contributo della sua onestà intellettuale e del suo entusiasmo”.  

Chiusa la prima tranche del rafforzamento della squadra di governo, è attesa per la prossima settimana la nomina dei sottosegretari e viceministri che ancora  mancano all’appello dopo l’uscita dei finiani da Palazzo Chigi. Una partita che suscita numerosi appettiti specie nella pattuglia dei Responsabili ma anche nella Destra di Storace che attende ormai da settimane la promozione di Musumeci, peraltro già annunciata dal premier. Ed è proprio nel variegato gruppo di Iniziativa responsabile che anche ieri si sono palesati malumori e fibrillazioni per il ritardo sulla road map indicata dal Cav.

Al punto che a Montecitorio si sarebbe scatenata una bagarre tra gli esponenti che fanno riferimento a Francesco Pionati e quelli vicini agli ex Udc di Romano. Ci ha dovuto mettere una pezza sopra Silvano Moffa che ha richiamato tutti all’ordine sollecitando ad archiviare “protagonismi personali”. La questione è finita sul tavolo del Cav. che ha convocato a Palazzo Grazioli i Responsabili. Un incontro chiarificatore per evitare che legittime aspirazioni non si trasformino in potenziali problemi per la stabilità della maggioranza. Specie in un momento come questo.