Il Cav. ha solo 36 ore per convincere l’Europa e Bossi sulle pensioni

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Il Cav. ha solo 36 ore per convincere l’Europa e Bossi sulle pensioni

24 Ottobre 2011

Trentasei ore. Per dare fatti e tempi certi all’Europa che li chiede e per evitare lo strappo (definitivo) con Bossi. Stavolta, il timing del Cav. non ammette ritardi o incertezze: la posta in gioco è il presente dell’Italia ai tempi della crisi e quello del governo. La giornata di ieri per il premier è stata come camminare sul filo, in bilico tra Bruxelles e via Bellerio, e tra Roma e Parigi dopo lo scivolone di Sarkozy che a tarda sera l’Eliseo prova a correggere.

Il nodo da sciogliere sono le pensioni di anzianità da azzerare (ma all’Italia si chiedono anche liberalizzazioni, privatizzazioni e riforma del mercato del lavoro), capitolo ormai non più rinviabile, sul quale la Lega ha posto il suo timbro: non si toccano. Nottata di mediazione, preceduta da un pomeriggio fatto di vertici e bilaterali per trovare la quadra, che non c’è. Il Carroccio si mette di traverso e la Padania avverte che i padani sono pronti a far cadere il governo (come accaduto nel ’94) piuttosto che sacrificare i diritti di quelli che lasciano il lavoro a sessant’anni con trentacinque di contributi; unico caso in Europa. Strana posizione quella dei leghisti se si considera che solo cinque anni fa l’allora ministro del Welfare Maroni varò la riforma delle pensioni introducendo il famigerato scalone, poi abolito da Prodi.

In realtà, il punto è non mettere un’ulteriore ipoteca su una base elettorale insoddisfatta e delusa dalla linea ‘romana’ del Senatur. E allora, Bossi staccherà la spina come nel ’94? Malgrado il muro leghista, a ben guardare il Carroccio non ha alcun interesse ad anticipare il voto perché troppo diviso al proprio interno in questa fase. Ragion per cui tornare alle urne in queste condizioni non è cosa alla quale si guarda con particolare attenzione o interesse. Ed è su questo che molti nella maggioranza intravedono uno spiraglio di mediazione. Ancora oggi, pure se il Cdm previsto è stato cancellato dall’agenda di Palazzo Chigi.

Qual è il punto di compromesso?  L’obiettivo del Cav. che fa seguito alla durissima nota con la quale Palazzo Chigi risponde allo sghignazzare di Sarkozy sottolineando in sostanza che l’Italia sta facendo la sua parte fino in fondo e che nessuno può permettersi di sbeffeggiarla, è tornare domani a Bruxelles con l’impegno su un pacchetto di misure tra le quali anche quella delle pensioni. E’ una strada tutta in salita quella che sta percorrendo il premier anche perché il ministro Tremonti negli incontri del pomeriggio e nel burrascoso Consiglio dei ministri ha preferito lasciare tutto al Cav. il compito di convincere l’alleato di ferro, limitandosi a osservare che senza il sì di Bossi alle pensioni non si potrà mettere mano. Il Colle informato dal premier sull’esito del vertice europeo e rassicurato sul fatto che troverà un accordo con la Lega, ribadisce la necessità di rispettare ciò che Bruxelles chiede. Niente di più.

La riunione a Palazzo Chigi si chiude con un niente di fatto: Bossi non molla. E anche la cena con lo stato maggiore del Carroccio, dà al Cav. chiara la percezione di uno scoglio difficile da superare. L’unica disponibilità leghista è all’ascolto, ma sulle decisioni che vanno prese, al momento, non ci sono passi in avanti. Anche se Maroni non chiude del tutto la porta come invece fa Bossi, facendo intendere che una via potrebbe essere riprendere la sua riforma e ragionarci su. Ciò che il Cav. pare intenzionato a fare: trovare un’intesa politica su un pacchetto di misure più soft , magari prendendo come base proprio lo ‘scalone’ di Maroni e con quel pacchetto tornare dai partner europei, affrontando i dettagli successivamente. Ma il tempo stringe.  Trentasei ore.