Il Cav. in tre mosse: dice no ai falchi del Pdl, sì a Monti e punta al 2013
02 Febbraio 2012
Nelle tre mosse del Cav. c’è molto della strategia Pdl da qui al 2013. Non solo per il reiterato sostegno al governo del Prof, ma soprattutto in vista dello show-down elettorale. Berlusconi la spunta sui falchi del partito che premono perché stacchi la spina all’esecutivo e incassa il placet pubblico di Monti che gli ricambia la cortesia. Non è puro fair play istituzionale: in ballo ci sono le sorti del paese da portare fuori dalla crisi e né l’ex premier né l’attuale, possono permettersi di fallire.
Lo aveva già fatto nei vertici con lo stato maggiore del partito congelando, anzi archiviando, l’idea suggeritagli dai pasdaran di una manifestazione nazionale contro la magistratura politicizzata. Mossa azzardata in una fase come questa con la crisi che resta la priorità, che avrebbe rischiato di trasformare l’iniziativa in una mobilitazione anti-Monti. E ieri alla presentazione del libro di Antonio Razzi lo ha ribadito pubblicamente: “In questo momento sarebbe irresponsabile far cadere il governo”, rivendicando una scelta sofferta sì, ma assunta anteponendo gli interessi del paese a quelli di una parte politica: “Spero molti abbiano riconosciuto il senso di responsabilità e anche l’eleganza con cui abbiamo consentito di farci da parte per consentire la nascita di questo governo tecnico, che sosteniamo, ancora con responsabilità”.
Il riconoscimento arriva a stretto giro di posta: prima al Tg5 poi a Matrix, Monti considera fondamentale il sostegno dell’ex premier al suo governo e in un certo senso conferma la linea di continuità nell’agenda di lavoro: “I malumori nel Pdl sono normali, perché non fanno più parte direttamente dal governo, ma trovo che l’appoggio che Berlusconi dà al governo sia fondamentale come quello del Pd e del Terzo Polo”. Ma certamente, il fatto che la nuova apertura di credito venga manifestata dall’ex presidente del Consiglio è cosa “particolarmente significativa” perché “dà anche intenzionalmente il senso della continuità”. Infine ricorda che se si è avvicinato alla cosa pubblica, è stato grazie a Berlusconi perché “nel ‘94 mi ha chiesto se volevo fare parte della commissione europea”. Cosa poi avvenuta. Il fatto che ieri sera il premier nella girandola mediatica di interviste (dalla Rai a Mediaset) abbia ribadito che considera l’attuale a termine e non proiettata oltre il 2013, è questione che negli ambienti pidiellini smorza le fibrillazioni di chi – tra i pidiellini più oltranzisti – legge con disappunto lo scenario opposto, mettendoolo già in conto.
Non c’è dubbio che il sì del Cav. non sia né scontato né automatico, tanto è vero che da via dell’Umiltà si sottolinea che la nuova apertura di credito dovrà essere conquistata sul campo e dunque il Pdl valuterà nel merito ogni provvedimento firmato da Palazzo Chigi. Ma è altrettanto vero che la sottolineatura del Cav. chiude (almeno per ora) la girandola di voci, rumors e congetture che in questi giorni hanno accesso il dibattito interno al Pdl soprattutto per le sollecitazioni di parte degli ex An. E a Monti serve come ulteriore garanzia che non ci saranno agguati in Aula sul calendario – serrato – delle cose da fare in Italia e da portare in Europa come risultati conseguiti.
I dossier sui quali il Pdl concentra l’attenzione sono la riforma del mercato del lavoro e il pacchetto-liberalizzazioni: in entrambi i casi due gruppi ad hoc stanno predisponendo le proposte che il partito porterà al confronto col governo. Intanto, sul fronte delle riforme si intensificano i contatti tra Pdl e Pd, legge elettorale compresa. In prima linea ci sono Gaetano Quagliariello (che al Senato con Zanda ha firmato il testo della riforma dei regolamenti parlamentari) e Luciano Violante, Adornato per l’Udc. Già la prossima settimana ci sarà un vertice tra i leader partiti per mettere a punto la road map su tempi e contenuti.
Berlusconi sta lavorando anche ad altro: al partito e in particolare alla campagna elettorale per le amministrative ma già guardando al 2013. Nell’inner circle del Cav. assicurano che in tempi rapidi ci saranno delle novità: bocche cucite su cosa. Resta il fatto che Berlusconi ieri ha inaugurato il suo ufficio a Montecitorio dove riceverà i parlamentari e messo a punto un calendario fitto di incontri: prima con il governatore della Lombardia Formigoni assicurandogli sostegno dopo l’aut aut di Bossi, poi con un gruppo di industriali a Villa Gernetto, quindi con la richiesta ai suoi di tenerlo informato e aggiornato sugli umori e le mosse del Senatur e di Casini.
Già Casini. Ieri al centro di una querelle tutta interna al Terzo Polo sul caso Cosentino. Montecitorio non si costituirà in giudizio nel conflitto di attribuzione sollevato davanti alla Consulta dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere dopo il no dell’Assemblea sull’utilizzo delle intercettazioni relative al parlamentare pidiellino. Decisivo il voto della Lega, mentre Casini lascia ai suoi libertà di coscienza spaccando così il fronte terzopolista, coi futuristi che criticano apertamente la linea centrista. Ma le grane per il leader Udc riguardano anche la partita sulle amministrative che secondo Fli e Api deve rappresentare un test per prepararsi alle politiche, mentre l’Udc ci va più cauta (e non è un caso). Già fratelli coltelli?