Il Cav. pone la fiducia sulla finanziaria e stringe la cinghia ai suoi ministri

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Il Cav. pone la fiducia sulla finanziaria e stringe la cinghia ai suoi ministri

04 Agosto 2008

Decreto fiscale, legge Finanziaria, ma soprattutto tagli. Rischia di essere infuocata come non mai la pausa estiva della XVI legislatura. Caratterizzata dal confronto-scontro sulle cifre di bilancio che avranno a disposizione i singoli dicasteri. E se è certamente un’esagerazione immaginare ministri e consiglieri sotto l’ombrellone con calcolatrici e stampati per controllare le effettive risorse disponibili, quello che è certo è che alla ripresa a settembre la politica italiana dovrà fare fronte ad una situazione finanziaria difficile.
 
Già lo aveva anticipato pubblicamente alcuni giorni fa il presidente del Consiglio parlando della necessità di una “riduzione della spesa” a fronte di una “crescita zero del Pil” e di una congiuntura economica internazionale non favorevole. Quanto basta, appunto, per tirare la cinghia, come ampiamente indicato nel decreto fiscale che domani la Camera dovrebbe approvare definitivamente grazie anche all’apposizione della fiducia. Lì il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha inserito la diga contro l’assalto dei ministri alla diligenza governativa. Una barriera che dovrebbe reggere soprattutto in vista del varo della legge Finanziaria visto che stavolta, come assicurano dalla maggioranza, dovrebbe seguire fedelmente le impostazioni del dl fiscale.
Chiaro, quindi, il malumore ma anche le preoccupazioni che da qualche giorno stanno circolando nei vari dicasteri, suffragate pure dal fatto che il premier non sembra per nulla disposto ad ascoltare le richieste dei suoi ministri. Schierato al fianco di Tremonti, Berlusconi non ha alcuna intenzione di allentare i cordoni della borsa ed anzi in un faccia a faccia avuto lo scorso fine settimana con il responsabile di via XX settembre avrebbe sposato in pieno la linea del rigore. Il timore del Cavaliere è quello di trovarsi a dover guidare il Paese in una fase di grave depressione economica internazionale. Un po’ come accaduto dopo l’attacco alle Torri Gemelle nel 2001. Diversi i segnali che confermerebbero questa situazione a cui si aggiungerebbe anche una frenata dell’economia tedesca. Naturale che quindi in questa situazione il Cavaliere non abbia alcuna intenzione di ridurre la presa sui conti.
 
Posizione che ribadirà nell’ultimo consiglio dei ministri che probabilmente si svolgerà domani o al massimo mercoledì. Lì anticiperà le linee della prossima Finanziaria e spiegherà che la gravità del momento impone tagli e riduzioni di bilancio per i singoli dicasteri. Evidente a sua volta la preoccupazione dei vari ministri che ormai da giorni stanno facendo le pulci al loro bilancio per capire gli effetti dei tagli. Da qui la richiesta di anticipare la discussione sulla Finanziaria, o meglio di conoscere prima le dimensioni delle riduzioni di bilancio. Cosa che appunto avrà luogo nell’ultimo consiglio dei ministri di domani dove a tenere banco saranno proprio le tabelle ed i grafici degli stanziamenti e delle spese.
 
Nel frattempo però si muovono le varie diplomazie in direzione di via XX settembre per cercare di attenuare la scure dei tagli. Ad esempio il ministro della Cultura, Sandro Bondi, ieri in una lettera aperta a Tremonti su “Il Giornale” si è detto convinto che il ministro ha “il dovere di ascoltarmi”. In tal senso Bondi ha “un grande progetto” per la valorizzazione dei musei e delle aree archeologiche italiane. Obiettivi realizzabili però solo con i finanziamenti che gli consentiranno di “investire nella bellezza, di riportare l’arte nel cuore delle città e di far lavorare gli artisti”. Evita, invece, accorati appelli Ignazio La Russa, ministro della Difesa, che però se da un lato dice di non apprezzare “la gara a difendere il proprio orticello”, dall’altro si augura che “i tagli per noi siano ridotti al minimo possibile”. Al fianco di Tremonti e Berlusconi si schiera Fabrizio Cicchitto che come capogruppo alla Camera chiede di evitare “il consueto mercato della legge Finanziaria”. Per lui, infatti, “la crisi che stiamo vivendo deriva anche dal quadro internazionale e per mettere al riparo il paese è necessario tagliare le spese. E’ un’operazione difficilissima che nessun governo è mai riuscito a fare ed è anche un modo per non aumentare le tasse”.
 
Nessuna apertura dall’opposizione  dove il ministro ombra dell’Economia, Pierluigi Bersani, punta il dito sui “consumi che sono in calo” e “sull’esplosione dell’evasione fiscale”. Più duro Dario Franceschini, vice di Veltroni, che accusa il governo di aver dimenticato i più deboli e le “misure a sostegno dei salari, degli stipendi e delle pensioni più basse”. Bocciatura alla politica economica del governo arriva anche da Rifondazione comunista con il neosegretario Paolo Ferrero che giudica la manovra “recessiva ed antipopolare” in quanto “aggraverà la crisi economica in atto a livello internazionale ed europeo” e taglierà “i trasferimenti agli enti locali peggiorando i servizi sociali ed aumentando le tariffe”. Aria di scontro infine sul fronte sindacale con Guglielmo Epifani che oggi dalle colonne di “La Repubblica” preannuncia “una mobilitazione generale nelle fabbriche e nelle città” qualora il governo in autunno non dia risposte “su crescita, investimenti, controllo dei prezzi, dinamica di stipendi e pensioni”.