Il Cav. prepara il discorso alla nazione e prova a riannodare con Fini e Casini
16 Settembre 2010
C’è un clima surreale nei palazzi della politica. Di attesa. Come se tutto fosse congelato o quantomeno rinviato al 28 settembre, quando il Cav. parlerà a Montecitorio. Un “discorso alla nazione” è l’indicazione che trapela dall’inner circle berlusconiano, al quale il premier sta lavorando con l’obiettivo di rilanciare l’azione di governo su cinque punti programmatici, blindare la maggioranza, smascherare chi rema contro e sollecitare le forze moderate a non far mancare il sostegno all’esecutivo in una fase delicata per il Paese sul piano economico. Obiettivi possibili? Gli indizi per ora danno riscontri positivi, a cominciare dai contatti riallacciati con i finiani e avviati coi centristi.
Con gli uomini di Futuro e libertà da giorni sono in corso trattative sul capitolo giustizia: da un lato sarebbe ormai vicina l’intesa sul lodo Alfano costituzionale (oggi al Senato ci sarà una riunione di maggioranza), dall’altro si affaccia l’ipotesi di lasciare a Fli la presidenza delle Commissioni (il cui rinnovo non a caso slitta a metà ottobre) Lavoro e Giustizia alla Camera e Finanze al Senato.
Possibile, tuttavia, che la poltrona della finiana doc Giulia Bongiorno (presidente della commissione Giustizia) venga assegnata ad un altro finiano, Giuseppe Consolo, che da giorni sta mediando tra Fini e Berlusconi. Ma dall’entourage della terza carica dello Stato trapela l’esatto contrario e il pasdaran Granata bolla l’ìdea come “impossibile”.
La cosa certa è che il premier vuole tenere bassi i toni, specie in questa fase, e forse anche per questo avrebbe rinunciato alla manifestazione di piazza convocata in un primo momento a Milano, piazza Duomo, per la chiusura della festa del Pdl (il 3 ottobre). Toni distensivi anche con il leader Udc Pier Ferdinando Casini, al punto che il Cav. avrebbe accantonato il pressing su centristi siciliani per incassare il loro sì alla Camera. Se il gruppo di “responsabilità nazionale” sembra ormai avviato su un binario morto, è sui singoli parlamentari di area moderata che si lavora.
Il “caso” Nucara, del resto, ricorda lo scivolone di alcuni esponenti ex aenne quando assicurarono che il gruppo di Fli non avrebbe contato al proprio interno che una manciata di deputati in debito di riconoscenza con Fini per la candidatura. Fatto sta che il traguardo resta l’allargamento della maggioranza a 316 deputati, senza i voti dei futuristi. Obiettivo possibile per il Cav. che, fanno sapere dal suo entourage, terrà un discorso “di alto profilo, insistendo sull’appello al senso di responsabilità di tutti i moderati”. Così a Montecitorio ma anche a Palazzo Madama. E in attesa del d-day parlamentare, ieri il dibattito politico all’interno della maggioranza ha ruotato attorno a due questioni: il cosiddetto ‘sottogruppo’ tra i finiani per sancire la lealtà a Berlusconi e le voci sempre più insistenti della nomina imminente del successore di Scajola allo Sviluppo economico.
Nel primo caso l’incognita resta, tra le smentite dei fedelissimi del presidente della Camera e le mezze conferme dai ranghi della maggioranza pidiellina. Si parla di un documento che garantisca a Silvio Berlusconi la “doppia lealtà” di chi ha aderito al movimento di Fini, ispirato dal lavorìo (mai interrotto dopo lo strappo tra i due co-fondatori alla direzione nazionale del Pdl) degli ex aenne di Spazio Aperto, ribattezzati ‘finiani moderati’ e sul quale avrebbe giocato il ruolo di regista il sindaco di Roma Gianni Alemanno. Per ora tutto è a livello di voci; vedremo se nei prossimi giorni l’opzione si rivelerà fattibile.
Quanto alla casella dello Sviluppo economico, ieri il ministro per i rapporti col Parlamento Elio Vito ha annunciato nel question time alla Camera, che la nomina del nuovo ministro è ormai in dirittura di arrivo. Da giorni, infatti, è ripartita la ridda di voci sui papabili: oltre a Paolo Romani, i nomi che circolano sono quelli di Micciché e Anna Maria Bernini anche se c’è chi non esclude che alla fine la scelta potrebbe ricadere su un finiano, in ragione dei contatti Pdl-Fli rimessi in pista. In questo caso le ipotesi ruotano attorno all’attuale viceministro Urso e al senatore Baldassarri ma quest’ultima idea non viene considerata troppo realistica dal momento che – è il ragionamento – per sedere su quella poltrona occorre avere buoni rapporti col Tesoro, cioè con Tremonti. E da questo punto di vista Baldassarri più volte ha polemizzato con lui sulla manovra finanziaria.
Ci sono infine due elementi indicativi del tentativo di ricucire lo strappo col presidente della Camera, non solo dal Pdl ma pure dalla Lega. Oggi nel quartier generale di via dell’Umiltà si riuniscono i probiviri per l’esame del deferimento dei finiani Bocchino, Granata e Briguglio. Tuttavia nessuna decisione è all’orizzonte perché in realtà oggi si avvierà solo la procedura, come da regolamento. Per il ‘verdetto’, infatti, si dovranno attendere 50 giorni, tempo più che utile a misurare – voti alla mano – la posizione di Fli sul discorso di Berlusconi alla Camera.
Ultima annotazione: la terza carica dello Stato ha definito la decisione del parlamento francese di vietare il burqa nei luoghi pubblici non solo “giusta ma opportuna e doverosa”. Indicazione che il Carroccio incassa e rilancia al volo, annunciando per dopodomani un ddl “identico alla legge francese”. Un segnale che in molti nella maggioranza colgono come indicativo dei passi che si stanno compiendo sulla via dell’intesa.
Salvo nuovi imprevisti da qui al 28 settembre.