Il Cav. rassicura il Sud e scomunica i ribelli: “il Pdl non si tocca”
31 Luglio 2009
La mossa dei “movimentisti” e la contromossa dei “lealisti” del Pdl nel risiko politico siciliano che da settimane scuote il partito sulla questione meridionale. Ma chi sono i lealisti? Si definiscono così i trenta parlamentari e amministratori siciliani che ieri mattina a Roma hanno varcato la soglia di Palazzo Grazioli per un faccia a faccia con il Cav, alla vigilia del Consiglio dei ministri che annuncerà l’avvio del piano per il Mezzogiorno e della riunione del Cipe che sbloccherà 4 miliardi di fondi Fas per le infrastrutture dell’Isola. Qualche ora più tardi, dall’Abruzzo Berlusconi mette una pietra sopra il partito del Sud rispolverando un proverbio latino imparato dai salesiani e cucito addosso al Pdl: "Extra ecclesiam nulla salus". Tradotto: "Non possiamo accettare qualcosa che anzichè aggregare il centrodestra prende alcune forze del Pdl e le porta fuori". Insomma uno scenario che il Cav. rispedisce al mittente bollandolo come "un controsenso" e come tale "assolutamente impossibile".
Lealisti “nei confronti del premier e al fianco dell’azione di governo per fronteggiare la crisi economica”, sono coloro che hanno votato a favore del dl anticrisi a Montecitorio (e altrettanto faranno al Senato che da oggi esaminerà il provvedimento). Gli stessi che contestano i “diktat” di Miccichè-Lombardo e si riconoscono nella linea del Guardasigilli Alfano (presente all’incontro con Berlusconi) e del presidente del Senato Schifani. Una delegazione numerosa composta dai vertici delle aree metropolitane di Palermo, Catania e Messina, i sindaci di Trapani, Caltanissetta, Ragusa e Agrigento, oltre ai presidenti delle Province di Messina e Catania. Con loro il coordinatore regionale del Pdl Giuseppe Castiglione (guida la Provincia di Catania), Domenico Nania, senatore e vicecoordinatore vicario del partito, il senatore D’Alì, i due eurodeputati eletti in Sicilia, il capogruppo del Pdl all’Ars e il preidente della stessa assemblea. Insomma, lo stato maggiore del partito nell’Isola.
“Mancavano quelli che hanno posto un ricatto, visto che non hanno votato la fiducia sul decreto anti-crisi alla Camera” dice polemicamente D’Alì ( il riferimento è all’Mpa di Lombardo, ma pure ai miccichieiani che venerdì scorso in Aula non c’erano). Sul tavolo del Cav. un documento consegnato dai “lealisti” del Pdl : c’è l’elenco delle priorità per il Sud e nella fattispecie per la Sicilia, ma ci sono anche critiche sulle scelte operate sia dalla precedente amministrazione regionale che dall’attuale, oltre all’auspicio che gli interventi per il Sud abbiano una “regia nazionale”.
Pur condividendo il dibattito politico attorno alla questione meridionale, nel documento i firmatari sottolineano che “in Siclilia alcuni attori sono intervenuti, anche con metodi provocatori e sguaiati verso il governo nazionale, solo per rivendicare la disponibilità immediata di ulteriori risorse aggiuntive del Fas per la spesa corrente e i lavoratori stagionali e precari”. Nel testo si ricorda, invece, che i fondi Fas possono essere utilizzati soltanto per investimenti e il passaggio appare un’ulteriore critica alla gestione delle risorse da parte del governatore siciliano, con in testa il contestato capitolo spese per i forestali e la formazione.
Il punto dunque, non è la mancanza di soldi e nel documento lo si fa caprie chiaramente in un passaggio: “Chiusa lo scorso 30 giugno l’attuazione dei fondi di Agenda 2000-2006, 8,4 miliardi (spesi al 98%), l’attuazione del programma 2007-2013 è ancora agli inizi e il prossimo 31 dicembre ci sarà la verifica della spesa per il cosiddetto disimpegno automatico”.
In altre parole, la Sicilia corre il rischio di dover restituire una parte di finanziamenti per il mancato utilizzo delle vecchie somme. Non solo: per quanto riguarda gli Accordi di programma-quadro (Apq) stipulati tra governo e Regione Sicilia, dal 2000 sono stati sottoscritti impegni per 17 miliardi, di cui 4,4 di fondi Fas. Per questi ultimi, evidenzia il documento consegnato a Berlusconi, “sono stati assunti impegni per poco meno del 35% ed effettuati pagamenti per il 19%. La Regione non sembra attribuire particolare importanza ai risultati raggiunti con le risorse già disponibili, mentre chiede allo Stato, con veemenza, l’immediata disponibilità delle risorse Fas 2007-2013”. Nel dossier, inoltre, viene definito “variabile e a volte vago” il dettaglio del Piano attuativo regionale (Par) approvato dalla giunta nel febbraio scorso: circa 700 milioni di euro finanziati con il Fas – sottolineano gli esponenti del Pdl – andrebbero ai lavoratori precari e stagionali della Regione, in particolare ai forestali.
Al governo si chiede “una forte regia politica nazionale, ricondotta ai massimi livelli dell’esecutivo” per la gestione dei fondi, sul modello Abruzzo “dove la ricostruzione è seguita direttamente dal presidente del Consiglio”. Anche perché le imprese pubbliche nazionali, come Anas e Ferrovie “nell’attuazione dei programmi dimostrano scarsa volontà di investire in Sicilia” ma devono “esplicitamente impegnarsi a investire nel Mezzogiorno anche proprie risorse ordinarie e non quelle prelevate dal Fas o dai programmi europei”.
Dal premier sono arrivate rassicurazioni sull’impegno del governo per il Sud (contenuto nel piano che verrà dettagliato a settembre) ma anche un nuovo stop al partito del Sud. Berlusconi avrebbe ribadito che non c’è spazio per iniziative alternative al Pdl, l’unica forza nazionale in grado di rappresentare gli interessi del Paese. Sulla stessa lunghezza d’onda il commento del coordinatore regionale del Pdl Castiglione all’uscita da Palazzo Grazioli: “Il Pdl è un grande partito e non ha bisogno di versioni regionalistiche edulcorate nè di partito del Sud. Il processo che dobbiamo portare avanti punta a unire e non a dividere. All’incontro con il premier non c’era un pezzo di partito ma rappresentanti di tutte le sue espressioni. Abbiamo apprezzato il lavoro svolto dal governo e Berlusconi ha ribatito la centralità del Sud, mostrando disponibilità ad aprire nel partito un dibattito di approfondimento dei temi sul Meridione durante il periodo estivo e convenendo sulla necessità di ridefinire in Sicilia i rapporti con il governo regionale». La partita, dunque resta aperta.
Ma ieri è stato anche il giorno del faccia a faccia tra il Cav e il ministro Prestigiacomo che nei giorni scorsi aveva lanciato accuse contro il dl anticrisi (in realtà contro Tremonti e Scajola) che toglieva al suo dicastero le competenze sulle autorizzazioni per reti energetiche e centrali nucleari. Anche in questo caso, il premier avrebbe rassicurato la Prestigiacomo circa le modifiche al provvedimento che saranno contenute con molta probabilità in un decreto “correttivo” che il Cdm dovrebbe valutare nella riunione di oggi. Stesse rassicurazioni anche sulle rimostranze che la titolare dell’Ambiente aveva manifestato a proposito della sua esclusione dal vertice per il Sud con gli altri ministri: il Cav, insomma, ha fatto da pompiere ribadendo che al progetto per il Mezzogiorno parteciperanno tutti i ministri interessati, compreso quello dell’Ambiente.
E se il Cav. ricompone le frizioni tra alcuni ministri, negli ambienti dell’esecutivo si parla di un premier piuttosto irritato dal baillame di polemiche e richieste che da giorni convergono in un’unica direzione: Palazzo Chigi.