Il Cav. rompe l’assedio: “Golpe morale, inchieste da DDR comunista”

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Il Cav. rompe l’assedio: “Golpe morale, inchieste da DDR comunista”

10 Febbraio 2011

Silvio Berlusconi aggiunge un altro tassello alla controffensiva contro l’assedio giudiziario-politico-mediatico, in un’altra giornata carica di tensione nei palazzi della politica e in quelli giudiziari. Il Cav. affida la sua riposta contro quello che definisce “un golpe morale” con inchieste “degne della Ddr comunista”, ad una conversazione con Giuliano Ferrara che sarà pubblicata domani su Il Foglio.  

E sul piano politico ipotizza di rivedere il patto coi centristi nelle Regioni e nelle Province dove il Pdl governa. Un’idea, non confermata, anzi esclusa in serata da Gasparri, probabilmente  dettata anche dall’amarezza per la posizione assunta da Casini sul Rubygate. Quanto basta, però per scatenare la reazione del leader centrista che ora accelera sul voto anticipato.

 Il Cav. attacca a testa bassa, denuncia un regime da “Germania dell’Est” che lavora con un disegno preciso e strategico: farlo cadere, eliminarlo dalla scena politica e con lui sovvertire il voto democraticamente espresso dagli italiani. Ammette di essere “qualche volta, come tutti un peccatore, ma la giustizia moraleggiante che viene agitata contro di me è fatta per mandare al potere attraverso un uso antigiuridico del diritto e della legalità, l’idea di cultura, di civiltà e di vita”. Punta l’indice contro quell’elite “che si crede senza peccato, il che è semplicemente scandaloso, è illiberalità allo stato puro”. Il riferimento corre all’inchiesta di Milano sul Rubygate , coi pm che individuano tatticamente tempi e modi per creare ad arte uno scandalo internazionale e che fanno carta straccia del voto del parlamento.

Berlusconi non ha dubbi e a quella milanese aggiunge l’indagine della procura di Napoli definite “farsesche e degne della caccia spionistica alle vite degli altri che si faceva nella Germania comunista”. Non ci sta a farsi logorare dalle “toghe politicizzate” ed è intenzionato a portare il suo caso fino alla Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo, come in mattinata aveva anticipato il ministro degli Esteri Franco Frattini. Motivazione: violazione della privacy. Il ricorso, sottolinea il titolare della Farnesina, non è una decisione straordinaria né irrituale perché ci sono molti precedenti in materia e il premier si comporterebbe ne più ne meno come un normale cittadino che quando si sente danneggiato ha “il diritto di rivolgersi al giudice competente per ottenere tutela”.  Sferzante il giudizio del leader Udc Casini che bolla l’iniziativa del Cav. come una “cosa ridicola” e non va per il sottile nemmeno sull’idea di rompere coi centristi nei governi locali (Campania e Lazio in testa) a guida Pdl: “Berlusconi ha perso la bussola, per difendere se stesso ora minaccia la governabilità delle regioni. I governatori non sono i camerieri di Arcore”.

Un’idea quella del Cav. che nei giorni scorsi avrebbe manifestato ad alcuni esponenti del partito in chiave futura, cioè in vista delle prossime amministrative ma che se letta in controluce si rivela un’accelerazione sul pericolo di una saldatura tra il terzo polo e la sinistra. La conseguenza diretta sarebbe riprodurre a livello nazionale lo schema già in vigore nella Sicilia del governatore Lombardo. Vedremo nelle prossime ore gli sviluppi, anche perché sul piano tattico quella del premier potrebbe essere una mossa per depotenziare politicamente il flirt di Casini con Bersani, insomma un messaggio lanciato più agli elettori moderati centristi che al suo leader sui rischi che un’eventuale saldatura col blocco del centrosinistra potrebbe comportare.

Nella conversazione con Ferrara, il premier rilancia la questione dell’immunità parlamentare. “I padri costituenti avevano stabilito saggiamente che prima di procedere contro un parlamentare si dovesse essere certi, attraverso un voto della sua Camera di appartenenza, che si era liberi dal sospetto di accanimento o persecuzione politica. Era un filtro tra i poteri autonomi dell’ordine giudiziario e la sovranità e autonomia della politica”.

Un modo per  sostenere l’iniziativa dei centouno parlamentari che hanno presentato una proposta di legge costituzionale nella quale, tra l’altro, ripropone il tema che ruota attorno all’articolo 68. Berlusconi non si arrende, è convinto di trovare il suo giudice a Berlino e assicura che i poteri impegnati nell’attacco concentrico contro di lui “non ce la faranno. Intanto perché c’è un giudice a Berlino e io ho fiducia di trovarlo, poi perché in una democrazia il giudice di ultima istanza, quando si tratta di decidere chi governa, è il popolo elettore e con esso il Parlamento, che sono i soli titolari della sovranità politica”.

Il punto è che stavolta nell’opinione pubblica è diffusa la consapevolezza di essere di fronte ad un “golpe morale”, perché in realtà, l’attacco al privato del premier diventa l’attacco al suo ruolo pubblico e politico. Non a caso il Cav. tuona contro chi predica “una Repubblica delle virtù” e lo fa con “toni puritani i e giacobini” avendo in mente un unico obiettivo, quello di una “democrazia autoritaria, il contrario di un sistema fondato sulla libertà, sulla tolleranza, su una vera coscienza morale pubblica e privata”. L’affondo sulla “giustizia moraleggiante” è netto e Berlusconi ci si sofferma quando a Ferrara ricorda tutto questo è fatto per “andare oltre me, come ha detto  il professor Zagrebelsky al Palasharp. E’ fatta per mandare al potere attraverso un uso antigiuridico del diritto e della legalità, l’idea di cultura, di civiltà e di vita, di una elite che si crede senza peccato, il che è semplicemente scandaloso, è illiberalità allo stato puro”. Anzitutto una battaglia di civiltà che il centrodestra è determinato a combattere fino in fondo.In Parlamento e tra la gente.