Il Cav. scrive ai deputati: il testamento biologico non può attendere
28 Aprile 2011
Berlusconi stringe sul testamento biologico. Lo fa inviando una lettera a tutti i suoi deputati in cui li richiama – così come avvenuto coi senatori – ad un impegno responsabile nell’affrontare le questioni del fine vita. Berlusconi sa che sul testamento biologico si giocano molte partite. La prima è una partita tutta di principio. In un paese civile non si può permettere che si decida la vita o la morte per sentenza. Il riferimento a Eluana è lì, come una pietra miliare quando si parla dei temi legati alla “buona e cattiva morte”. Così come è lì il riferimento fisso allo strapotere della magistratura, una magistratura esondante e creativa che in tutti gli ambiti possibili e immaginabili cerca di sostituirsi alla politica, facendo politica. «Non è possibile dimenticare – scrive Berlusconi – che la legge che ci accingiamo a discutere nasce da un evento che ha traumatizzato l’opinione pubblica e tutti noi: la morte di una donna, stabilita, per la prima volta in Italia, attraverso una sentenza”.
Non è la solita fissazione del Cav., come ha subito stigmatizzato qualcuno della sinistra, semplificando al massimo della strumentalizzazione possibile la lettera del premier ai suoi, è una esigenza politica di ritrovare un equilibrio tra i poteri dello Stato. Berlusconi sa, infatti, che una legge che regolamenti il fine vita è oramai necessaria e improcrastinabile, e ha deciso di chiudere con il testo di legge all’esame della Camera prima possibile per evitare che siano i giudici a regolamentare di fatto ciò che la legge non regolamenta di diritto. Certo non nega l’evidenza del fatto che questa legge è stata frutto di un lavorio e compromesso continuo e che coinvolge gli ambiti della coscienza aldilà di ogni schieramento politico possibile, ma proprio perché interpreta il ddl alla Camera come un "compromesso alto" chiede ai suoi un sacrificio di condivisione basato su un principio di responsabilità. «Nel nostro partito, che rispetta profondamente le libere convinzioni di ciascuno – scrive il Cav. – esistono sensibilità diverse su questo tema, e non è mia intenzione chiedere che queste convinzioni personali siano sacrificate o compresse. Credo però che il lungo lavoro sul testo di legge abbia portato a un risultato largamente condivisibile di sintesi e di mediazione alta. Questa legge sancisce per la prima volta il principio laico del "consenso informato", per cui nessun trattamento sanitario può essere compiuto sul paziente senza che questi abbia espresso il proprio consenso, assicurando così la libertà di cura. Nello stesso tempo, traccia un confine netto con l’eutanasia, evitando anche i rischi di accanimento terapeutico. […] Ti chiedo dunque, ancora una volta – conclude nella lettera inviata a ogni deputato – impegno e partecipazione, sicuro che, come sempre, saprai conciliare l’etica della convinzione con quella della responsabilità, così come accade quando si è di fronte a scelte e a decisioni importanti».
Questo sul piano dei principi. Ma ci sono almeno altre due partite che il premier sa di giocarsi sul fine vita e sono tutte politiche. La prima riguarda il rapporto del centrodestra con la Chiesa. Berlusconi non è un santo. Anzi, è quanto di più lontano ci sia in questo momento dalla beatificazione e dalla santità. Non ha un comportamento retto, non è un credente praticante, non si vanta di esserlo eppure esprime e ha espresso posizioni vicine alla Chiesa più di chiunque altro nello scenario politico italiano. In primo luogo perché condivide molte battaglie care alle gerarchie, ha i numeri per combatterle ed è il capo di un partito che ha avuto il merito di trovare, su molte questioni, un terreno comune di dialogo e confronto tra laici e cattolici. «La vita è un bene che noi tutti difendiamo – scrive ancora Berlusconi – e se è vero che il mondo cattolico ha molto da insegnarci su questo, è vero anche che l’intangibilità della persona è un valore non negoziabile anche per i laici, e per tutte le culture politiche che compongono il grande mosaico del nostro partito. Noi liberali, cristiani, socialisti, riformisti, credenti di fedi diverse e non credenti, noi moderati, insomma, siamo convinti che la libertà, bene prezioso, non possa arrivare a negare la vita».
La seconda battaglia riguarda invece le opposizioni, del Terzo polo ma anche del Pd, le quali ieri alla Camera si sono spaccate sull’iter legis, con gli ex popolari del Pd che hanno deciso di non votare a favore delle pregiudiziali al provvedimento così come indicato invece dal gruppo e l’Udc che ha promosso l’inversione dell’odg per mettere in cima alla lista della discussione parlamentare il ddl Di Virgilio sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, strappando con Fli e col suo presidente. Tutti segnali il cui valore politico non sfugge certo al Premier, il quale continua ad avere come obiettivo quello di allargare il più possibile anche su singoli provvedimenti la base del suo consenso.
Oggi la conferenza dei capigruppo dovrebbe stabilire il calendario dei lavori. Ma almeno su un punto tutti sembrerebbero concordare. Di testamento biologico non si potrà parlare che dopo le elezioni amministrative. Il biotestamento può attendere? La maggioranza sembra decisa: non oltre il 15 maggio.