Il Cav. serve l’Italia, non la Russia o gli Usa

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Il Cav. serve l’Italia, non la Russia o gli Usa

22 Dicembre 2010

Arrivati a questo punto, un dubbio ci assale: il nostro governo è il megafono della Russia in Europa o è lo zerbino degli Stati Uniti? L’Italia è lo scendiletto di Putin o una dependance della Casa Bianca? Silvio Berlusconi ha asservito il Paese agli interessi di Gazprom, come sostiene il senatore del Pd Luigi Zanda, o ha svenduto la sua sovranità agli imperialisti americani, come suggerisce il suo collega dell’Idv Luigi Li Gotti? O forse le rivelazioni a rate che fuoriescono dagli archivi di Wikileaks sul gasdotto Southstream, su Abu Omar, su Nicola Calipari, e la babele di commenti contraddittori ai quali la sinistra incautamente si lascia andare suggeriscono tutta un’altra storia?

In principio era il metano. Per giorni e settimane l’opposizione di casa nostra e le (disinteressate?) corazzate editoriali hanno attinto avide dal sito di Julian Assange insinuazioni, presunti retroscena, pettegolezzi e voci fuggite dal seno di un’America certamente non neutrale rispetto alla partita del gas, le hanno condite con i soliti scenari da film di Stanley Kubrick e non sapendo a cosa altro attaccarsi hanno cercato di far credere agli italiani che Silvio Berlusconi avesse trasformato Palazzo Chigi in una specie di succursale del Cremlino, ovviamente in nome di oscure trame e squallidi interessi personali.

Poi è arrivato Abu Omar. I cablogrammi d’ambasciata sputati dal serbatoio di Wikileaks hanno dato conto di presunte pressioni degli Stati Uniti per condizionare le indagini sulla rendition dell’imam egiziano. Anche qui, poco importa che la Procura di Milano, lungi dal farsi impressionare dallo status degli accusati, abbia dato ampio sfogo alle proprie tesi sul caso in questione; poco importa che l’intelligence italiana che aveva protetto il nostro Paese negli anni più cruenti dell’offensiva di Al Qaeda in occidente e aveva liberato numerosi ostaggi ne sia uscita praticamente decapitata; poco importa che ipotizzare un qualche potere d’interdizione di Silvio Berlusconi sulle toghe ambrosiane sia quantomeno surreale. Al seguito del biondo hacker australiano, ecco di nuovo le opposizioni nostrane scatenate, anche se con ritornelli di segno opposto: Berlusconi servo degli americani, ha svenduto la nostra sovranità, deve dare spiegazioni!

Infine, ultimo "caso" in ordine di tempo, la morte di Nicola Calipari in un check point di Bagdad la sera della liberazione di Giuliana Sgrena sequestrata in Irak. Ed è qui che le prefiche dell’indignazione a prescindere hanno dato sfoggio della più sopraffina lettura selettiva. I report pubblicati da Wikileaks, infatti, narrano di incontri di vertice tra il governo italiano e la diplomazia americana, durante i quali i due Paesi avrebbero concordato una versione dei fatti che consentisse di chiudere il caso senza ulteriori approfondimenti né ripercussioni sui rapporti bilaterali. Anche in questo caso, i fatti raccontano tutt’altra storia: di una Procura che ha incriminato il soldato americano di turno al check point addirittura per omicidio volontario, arenandosi solo di fronte a un insuperabile scoglio di giurisdizione; di due relazioni, una americana e una italiana, dalle conclusioni assai divergenti; di un governo italiano che anche di fronte a possibili errori che potrebbero aver influito sul tragico epilogo della liberazione di Giuliana Sgrena, ha giustamente esaltato senza se e senza ma l’eroismo di un suo funzionario caduto nel salvataggio di una vita umana, evitando di proposito di soffermarsi su dettagli che avrebbero potuto attirare qualche critica nei confronti del suo operato. Su questo punto le rivelazioni di Wikileaks parlano chiaro, ma chissà perché gli indignati speciali di casa nostra sembrano non essersene accorti, troppo impegnati a gridare ancora una volta in coro: Berlusconi deve spiegare! (e chissà perché l’allora ministro degli Esteri Gianfranco Fini non dovrebbe spiegare nulla…).

Insomma, in attesa che la sinistra e la grande stampa italiana decidano se siamo destinati a morire col colbacco o imbracciando una bandiera a stelle e strisce, azzardiamo una domanda. E se fosse che l’unico interesse che a Silvio Berlusconi riesce bene di difendere è quello del popolo italiano, che consiste nel comprare il gas dai russi perché è di più e costa meno, e nell’aiutare gli americani a combattere il terrorismo?