Il Cav. si gioca la faccia e la legislatura su incentivi e libertà di impresa
08 Febbraio 2011
L’agenda di Palazzo Chigi si muove tra giustizia ed economia. Se sulla riforma della macchina giudiziaria il polverone delle polemiche si è rialzato attorno al processo breve che tornerà in commissione giustizia alla Camera la prossima settimana, è sul fronte delle misure per la crescita e lo sviluppo che si concentra l’attenzione del mondo politico e di quello produttivo dopo l’annuncio del Cav. dalle colonne del Corsera. Misure attese da mesi sulle quali il governo si gioca la faccia e ciò che resta della legislatura. Ieri il vertice con Tremonti e Romani è servito a blindare il pacchetto nonostante alcune perplessità manifestate dal titolare del Tesoro che avrebbe posto come condizione l’impegno a non sforare il deficit pubblico.
Dal patto bipartisan per rimettere in moto lo sviluppo bocciato a tempo di record da Bersani agli stati generali dell’economia, a interventi ad hoc per le imprese: insomma tutti aspettano l’ormai famosa ‘scossa’ per rilanciare il ‘sistema Italia’. Sul piano politico la mossa del Cav. è duplice: da un lato imprimere un’accelerazione su quelle azioni ormai non più rinviabili per accompagnare il paese fuori dal tunnel della crisi internazionale e giocare sulla carta della ripresa la tenuta dell’esecutivo e della maggioranza (allargata); dall’altro lasciarsi un buon tema sul quale impostare un’eventuale campagna elettorale nel caso in cui la situazione dovesse precipitare, puntando l’indice contro le opposizioni che mettendosi di traverso solo per farlo fuori (politicamente), hanno bloccato e impedito le riforme necessarie a modernizzare il Paese.
Ma cosa c’è nel pacchetto che oggi verrà esaminato in consiglio dei ministri? E soprattutto: Berlusconi ha davvero convinto Tremonti ad allentare i cordoni della borsa, dopo aver garantito la tenuta dei conti pubblici come gli effetti della crisi internazionale imponevano? E ancora: nella partita sull’economia quanto potrebbe pesare il pressing della Lega che da ieri è tornata a chiedere garanzie al premier sul varo definitivo del federalismo fiscale?
La strategia che il Cav. ha messo a punto – si ragiona nella maggioranza – è finalizzata a orientare la seconda parte della legislatura su ciò che serve per dare una “frustata” all’economia (come peraltro gli ha suggerito più volte lo spin doctor Giuliano Ferrara facendogli intendere che era ora di non pigiare più di tanto sul tasto dello scontro frontale coi pm politicizzati) in grado di ridare fiato alle imprese e corda alla stagione della ripresa. E la moral suasion di questi giorni che in molti, nel Pdl, assicurano esserci stata nei confronti del titolare di via XX Settembre, starebbe a dimostrare l’accelerazione che il premier intende dare al pacchetto economico. Anche se il chiodo fisso del super-ministro del Tesoro resta la linea del rigore sui conti pubblici, mentre l’accordo pieno è stato raggiunto sulla revisione dell’articolo 41 della Costituzione sulla libertà di impresa, un vecchio cavallo di battaglia tremontiano.
Un modo per accogliere le richieste degli addetti ai lavori su misure immediate ed efficaci, ridare slancio a un settore strategico per il paese e al tempo stesso consolidare l’azione dell’esecutivo e agevolare l’allargamento della maggioranza parlamentare. Da questo punto di vista, Tremonti – si fa osservare in ambienti del centrodestra – non poteva che prendere atto destinando una parte delle risorse alla cura rivitalizzante (o ricostituente) e il fatto che oggi il Cdm traduca in fatti l’annuncio conferma che il messaggio del Cav. è stato recepito. Anche il Carroccio, particolarmente sensibile al tema (soprattutto per motivi elettorali) ha salutato positivamente l’intenzione del premier, ma il nodo è capire se economia e federalismo marciano di pari passo o se per il Senatur prima passa il federalismo e poi tutto il resto.
Di carne al fuoco ce n’è molta nella riunione a Palazzo Chigi. I filoni portanti vanno dalla revisione del sistema degli incentivi previsti per le aziende, alle modifiche di tre articoli della Costituzione tra i quali il 41 sulla libertà di impresa; dalle misure per la concorrenza al rilancia del Sud passando per il piano casa. In dettaglio, sul tavolo dei ministri c’è un disegno di legge costituzionale per rivedere gli articoli 41, 97 e 118 alla quale stanno lavorando ben sette ministeri, un decreto legge per il riordino degli incentivi, un disegno di legge per la concorrenza e uno per adeguare l’Iva alle direttive europee.
Il decreto legislativo sul sistema degli incentivi entrerà in vigore più o meno tra un anno e l’obiettivo è semplificare e concentrare gli incentivi gestiti dal ministero dello Sviluppo economico. Secondo le indiscrezioni di Palazzo, il 50 per cento delle risorse dovrebbe essere destinato alla filiera delle piccole e medie imprese. A questo si aggiunge un piano di semplificazione in base al quale le norme relative alle agevolazioni diminuiranno da cento a settanta. Tra le modalità per concedere i finanziamenti è prevista anche quella dei voucher.
La via è destinare al fondo unico sugli incentivi quelle risorse oggi previste per superare gli squilibri economici e sociali, assegnate dal Cipe. Il piano di ripartizione prevedrebbe l’85 per cento al Sud e la parte rimanente al centro-nord. Provvedimento mediante il quale troverà applicazione l’articolo 3 della legge 99 del 2009 relativa proprio al riordino del meccanismo degli incentivi, oltre ad agevolazioni previste nel settore della ricerca, dello sviluppo e dell’innovazione. 2009, che prevede il ‘riordino del sistema degli incentivi, agevolazioni a favore della ricerca, dello sviluppo e dell’innovazione.
Il piatto forte della riforma è il disegno di legge costituzionale sulla libertà di impresa (articolo 41), la sussidiarietà (articolo 118) e sulla pubblica amministrazione (articolo 97). Nel primo caso l’obiettivo è adottare atti regolatori sull’avvio delle attività con controlli ex post; nel secondo e nel terzo caso la mission di fondo è adottare criteri meritocratici per la pubblica amministrazione e per il concetto di autocertificazione. Tutte norme che servono a snellire le procedure e che vanno nel senso di una forte iniezione di liberismo.
In cantiere c’è poi l’adeguamento alle norme europee del sistema fiscale dell’Iva, ma nel provvedimento è inserita anche una delega per modificare la deducibilità Irap (dall’Irpef o Ires) che verrà diversificata per settori, attività e area territoriale. Piano casa con le regole per rendere meno difficoltose le ristrutturazioni e piano per il Mezzogiorno corredato da incentivi ad hoc e interventi nel settore infrastrutturale, completano il pacchetto che Palazzo Chigi si appresta a varare. Al netto delle “soprese” annunciate dal ministro Romani al termine del vertice col Cav. e Tremonti.
Un fatto è certo: questa volta non sono ammessi ritardi e la "cura" non può essere palliativa.