Il Cav. sonda le parti sociali sulla road map anticrisi e bacchetta Tremonti

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Il Cav. sonda le parti sociali sulla road map anticrisi e bacchetta Tremonti

04 Agosto 2011

Giornata divisa in tre. Complicata. Il vertice governo-parti sociali, il nuovo tonfo delle Borse, il battibecco con Tremonti. Berlusconi prova a tenere il punto, dice che  non c’è alcuna connessione tra il discorso in Parlamento e il trend dei mercati che “reagiscono per ragioni proprie, distanti dalla realtà economica e dalla politica”; si concentra sulla nuova fase di concertazione che vuole aprire con Confidustria, pmi e sindacati, ma il barometro di Palazzo Chigi segna ‘perturbazioni”, non solo per la crisi.

Il tavolo con le parti sociali. Trenta sigle da un lato, il premier e il governo dall’altro. Primo incontro di una serie che nelle intenzioni del Cav. dovrebbe in augurare un nuovo metodo, una “nuova stagione” come l’ha definita Maurizio Sacconi, incentrata su “una forte condivisione delle responsabilità” . Il che significa: parti sociali che non si limitano a presentare le richieste all’esecutivo, bensì coinvolgimento e responsabilizzazione nella fase di realizzazione di tutto ciò che da qui in avanti si farà per portare l’Italia fuori dalla crisi.

Proposte a confronto, quelle del governo coi sei punti sottoscritti dalle sigle del mondo produttivo e sociale: a settembre la sintesi (e possibilmente l’intesa). Incontro interlocutorio, come era prevedibile, servito più ad annusarsi che ad entrare nell’operatività. E a ben guardare seppure il fronte è compatto attorno a un documento comune, non tutte le sigle parlano a una voce sola. Se aperture e disponibilità arrivano dalla Cisl e seppure con toni più prudenti da Confidustria, è la Cgil a chiudere a qualsiasi ipotesi di riforma dello Statuto dei lavoratori  dal momento che la questione era stata osteggiata fin dalla sua presentazione e ora, riproporla, per Susanna Camusso “è una provocazione”.  Strada in salita anche se l’impegno di tutti è sull’obiettivo Italia. I sei punti sottoscritti dalle parte sociali sono considerati dal governo come “base” per un’intesa. Se ne conosceranno gli esiti (tempi e modi) tra un mese.

Borse col segno meno. I mercati restano in piena turbolenza, Piazza Affari maglia nera in Europa (ma non è andata meglio alle altre Borse) e lo spread tra titoli italiani e tedeschi continua a salire. A complicare le cose in una giornata ad alta tensione, è stato il black out informatico che ha mandato in tilt la Borsa di Milano, ma dopo due ore impiegate a risolvere il guasto, la chiusura è negativa. E’ la reazione al discorso del premier in Parlamento? Berlusconi smentisce, quel discorso – ha ripetuto ieri – era rivolto ai cittadini affinché non si lasciassero spaventare da chi in questo momento ha messo l’Italia nel mirino della speculazione. 

Per molti analisti, invece, la correlazione c’è e la reazione dei mercati si spiega col fatto che a livello internazionale ci si aspettata dal Cav. una linea più netta e dettagliata, in particolare l’intenzione di anticipare quanto con la manovra è stato spalmato in tre anni per raggiungere il pareggio di bilancio (2014). E del resto è la stessa sollecitazione che la Bce rivolge all’Italia quando Trichet invita Roma ad anticipare le misure per il risanamento. Dal canto suo, Berlusconi è convinto che “la Borsa ha una sua vita assoluta scostata da quella che è la realtà economica”, invitando chi ha investito in titoli azionari a “tenerli nel cassetto”. 

Botta e risposta Berlusconi-Tremonti. La tregua è stata siglata ma le frizioni restano. E stavolta non serve ricorrere a retroscena o scenari possibili perché tutto si compie davanti a microfoni e telecamere, nella conferenza stampa che segue il vertice con le parti sociali. Il ministro del Tesoro non aveva visto di buon occhio la decisione di riferire in Parlamento sulla crisi e con lui buona parte della Lega. Ieri il battibecco tra i due conferma un certo nervosismo.

Comincia Tremonti che parla del nuovo metodo di concertazione non solo “Italia su Italia” ma anche tra il governo e gli organismi economico-finziari europei. Cita la Commissione europea, il Fmi e l’Ocse, ma il, Cav. lo interrompe aggiungendo “Anche la Bce…”. Il ministro replica stizzito: “Credo sia molto importante, ma non coinvolgibile in questa fase…”.  Controreplica del premier: “Informabile, però, sì…”. Tremonti va avanti nel discorso, mentre il Cav. guarda ironico alcuni collaboratori seduti davanti a lui. E la Lega, oggi da che parte sta? Si divide tra i due – spiega un deputato padano -, anche se resta il disappunto dimostrato negli ultimi mesi per la linea rigorista dell’inquilino di via XX Settembre e per i tagli agli enti locali. Non è un caso se il capogruppo a Montecitorio, Reguzzoni è tornato a chiedere in tempi rapidi la revisione del patto di stabilità per i comuni virtuosi.  

Le opposizioni. Se Bersani e Di Pietro vanno avanti a testa bassa insistendo il primo sul governo tecnico e dunque sul passo indietro del Cav. e il secondo su “al voto subito” con annessa mozione di sfiducia, anche ieri come del resto il giorno prima in Parlamento, chi marca una differenza è ancora Casini. Ai giornalisti, il leader Udc dice che sicuramente “c’è il timore che il governo non ce la faccia ma, dopo aver chiesto per tre anni le dimissioni e votato contro le fiduce al governo, pensiamo che bisogna smetterla con la litania delle dimissioni. Se c’è questo governo, almeno governi”. Niente governi tecnici, dunque.

Rilancia la proposta di una commissione per rilanciare la crescita ma non chiude la porta alla maggioranza. Due segnali in due giorni non sono poca cosa e a Gaetano Quagliariello non sfugge la diversità di toni e contenuti che “hanno caratterizzato l’atteggiamento delle forze di opposizione sia durante il dibattito in Parlamento, sia ieri a margine degli incontri con le parti sociali”. Indubbiamente restano da capire strumenti, tempi e modo per una collaborazione rispettosa dei ruoli di ciascuno e tuttavia, il vicepresidente dei senatori Pdl dà atto al leader Udc di “aver dimostrato concretezza, senso di responsabilità e soprattutto di non aver chiesto, di fronte alla virulenza della crisi che la fisiologia della democrazia venga alterata”.  

Un doppio passo in avanti verso il partito dei popolari italiani? Anche questo lo sapremo a settembre.