Il Cav. spariglia sulle riforme: presidenzialismo e primarie

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Il Cav. spariglia sulle riforme: presidenzialismo e primarie

Il Cav. spariglia sulle riforme: presidenzialismo e primarie

25 Maggio 2012

Un passo indietro per farne uno avanti. La direzione è una sola: riforme. Che vuol dire modernizzare l’architettura dello Stato. Berlusconi si intesta il dossier e la cifra della novità politica annunciata e oggi rivelata, sta in una parola: presidenzialismo.

Elezione diretta del presidente della Repubblica, per essere come Parigi e non come Atene. Perché se si guarda alle elezioni in Francia e in Grecia è evidente che solo il primo sistema garantisce la governabilità. La proposta è contenuta in un emendamento al disegno di legge sulle riforme istituzionali già incardinato al Senato e che verrà esaminato la prossima settimana. Obiettivo: approvarla entro la fine della legislatura. Così stamani, a Palazzo Madama, nella conferenza stampa insieme al segretario del Pdl Alfano.

Cittadini protagonisti. E’ il tasto sul quale il Cav. batte da quasi vent’anni e che ancora non è riuscito ad accordare. Ora la mette giù così: il passo indietro deciso a novembre non è stato solo un gesto di responsabilità verso il paese stretto nella morsa di una crisi globale, ma è consapevolezza che proprio adesso, con un governo tecnico sostenuto da una maggioranza bipartisan, vi siano le condizioni per portare a compimento il progetto a lungo accarezzato.

Non è un caso che Berlusconi ricordi come non fu lui “a far fallire la bicamerale: “Ho spiegato come andarono i fatti; fu la parte a noi avversa a cambiare durante la discussione in aula quanto era stato deciso in commissione. E allora non si parlava di presidenzialismo ma di semipresidenzialismo”.  Il Cav. spiega di aver ritenuto necessario “approfittare della possibilità di un governo tecnico che continuasse il lavoro che avevamo iniziato anche rispondendo alle richieste dell’Ue, per fare incontrare maggioranza ed opposizione ad un tavolo e fare le riforme”. Dunque, elezione diretta del capo dello Stato. Come? Con le primarie.

Gaetano Quagliariello, vicepresidente dei senatori Pdl, che alla riforme ci sta lavorando da mesi, osserva che la proposta Berlusconi-Alfano “mette al sicuro il lavoro svolto sulle riforme, chiede a tutti uno scatto di coraggio nell’interesse del Paese, pone in gioco i propri stessi convincimenti aprendo a una legge elettorale che per il centrodestra rappresenta un salto nel buio. Ci attendiamo che le reazioni siano all’altezza della serietà della proposta e che in Senato si possa svolgere un vero, grande e alto dibattito che torni a esaltare la politica”.

C’è un’altra novità. La proposta di Berlusconi e Alfano non è disgiunta dal ragionamento sulla riforma della legge elettorale. Chiama in causa direttamente Bersani e Casini che adesso dovranno battere un colpo. “Vorremmo anche dire agli amici dell’opposizione che se dovessero accettare questa innovazione dell’architettura istituzionale, noi saremmo assolutamente disponibili a seguirli sulle loro idee per quanto riguarda il sistema elettorale”, spiegano Berlusconi e Alfano.  Messaggio chiaro di disponibilità verso i ‘desiderata’ dei democrat che dopo l’esito dei ballottaggi spingono per il doppio turno alla francese.

Un fatto è certo: il Cav. non è intenzionato a ipotecare il suo futuro. L’intenzione di non ricandidarsi a Palazzo Chigi tra meno di un anno sembra ormai confermata e non solo dalle sue ripetute dichiarazioni e tuttavia si può intuire come la strada che non vuole precludersi sia quella del Quirinale. Non lo dice apertamente, è ovvio. Ma lo si può leggere tra le righe delle sue parole: “Agirò responsabilmente secondo quanto il mio movimento mi chiederà e riterrà sia utile. Sono ancora qui perchè sono stato eletto e resto fino alla fine della legislatura”. Alla domanda specifica sull’ipotesi di una sua candidatura al Colle aggiunge un elemento in più: “Non è una mia ambizione personale, ma ci sono delle responsabilità che non si possono ignorare”.

Quanto alla sfida per le politiche, il Cav. non preclude alcuna opzione per battere la sinistra. “Se ci saranno delle liste civiche nell’ambito del centrodestra non ci sarà nessuna preclusione al loro riguardo”. Un modo anche per sostenere l’azione di rinnovamento alla quale Alfano sta lavorando. Ma è sul cantiere dei moderati che Berlusconi auspica la svolta, pur senza ‘impiccarsi’ alle ‘bizze’ di Casini: “Spero proprio di sì perchè è l’unico modo di dare governabilità al paese”. E la federazione?

Resta un passaggio importante verso l’obiettivo finale. Quello per il quale si potrebbe ragionare anche sullo scioglimento del Pdl. Opzione che vede gli ex aenne e parte dei forzisti della prima ora riluttanti e tuttavia molto dipenderà da cosa deciderà (se deciderà) di fare il leader Udc. Berlusconi per il momento fa i conti con la realtà: “Francamente non mi pare che le cose vadano in questa direzione, perchè c’è molto amore nell’area dei moderati e riformatori per la propria storia e identità del partito. Ma se da parte di altri ci fosse una posizione in tal senso, ci adegueremmo. Magari si potesse fare…”.

E’ un Cav. deciso quello che si è visto in conferenza stampa al fianco di Alfano. Deciso a fare le riforme istituzionali promesse e poi sfumate. Deciso a guardare ancora avanti. Magari al Colle più ‘alto’ di Roma. Il lapsus di Alfano è un indizio: “Come dice il presidente della Repubblica…volevo dire il presidente Belrusconi”.