Il Cav. spiazza tutti e torna da candidato premier: ticket con Alfano, nuovo progetto

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Il Cav. spiazza tutti e torna da candidato premier: ticket con Alfano, nuovo progetto

11 Luglio 2012

A un passo dal sì. Decisione imminente secondo alcuni, decisione già presa secondo altri: Silvio Berlusconi è pronto a candidarsi premier nel 2013. Lo schema: ticket con Alfano, nuovo progetto politico ispirato alla discesa in campo del ’94 con Fi e facce nuove nella tolda di comando. Fatto sta che la notizia anticipata dal Corsera e praticamente confermata da Alfano (“se deciderà di farlo come gli chiedono in tanti e io sono tra questi, gli sarò al fianco”) ha già avuto un effetto dirompente, nei palazzi romani della politica e in quelli europei. Cosa c’è dietro? Forse, qualcosa in più dei sondaggi.

Il Cav. non ufficializza ma ieri sera con alcuni dei suoi alla cena di compleanno della deputata Katia Polidori si sarebbe spinto un po’ in là confidando che entro l’estate scatterà la fase uno della sua rentrèe: cambio del nome al partito e costruzione del nuovo progetto politico che passa anche da una robusta iniezione di facce nuove nella stanza dei bottoni; il che non significa spazzare via l’attuale classe dirigente, ma certamente operare una robusta iniezione di rinnovamento.

Una mossa evidentemente ponderata, scaturita da una serie di elementi attorno ai quali il Cav. si sarebbe convinto del fatto che è ora di battere un colpo. Anzitutto i sondaggi che come ha spiegato a Porta a Porta Alessandra Ghisleri di Euromedia Reserch da alcuni mesi stanno monitorando gli umori e le intenzioni degli elettori di centrodestra, compreso il partito dei delusi e degli indecisi. Ebbene, l’esito dice due cose: Berlusconi da solo vale il 15 per cento, uno zoccolo duro disposto a sostenerlo a dispetto di tutto e di tutti. La forza attrattiva nell’ipotesi del ticket con Alfano e una nuova proposta politica, porta la percentuale al 28 per cento, circa quattro punti sopra l’attuale performance del Pd.

Il secondo elemento: la consapevolezza dello scarso appeal del partito, in calo netto anche per le tensioni interne – mai sopite – tra gli ex e del ruolo di coagulatore tra componenti e diverse sensibilità che da sempre ha esercitato con la forza del suo carisma. Il terzo elemento: giocare d’anticipo per mandare un messaggio chiaro da un lato a chi nel partito aveva già puntato le fiches sul suo pensionamento e ai rivali di sempre: Bersani ma soprattutto Casini. Perché se Berlusconi per davvero scenderà in campo da candidato premier, l’opzione scelta dal leader Udc di virare a sinistra potrebbe rivelarsi un boomerang: la prospettiva di un’alleanza Casini-Bersani-Vendola potrebbe spingere gli elettori moderati di nuovo verso il Pdl o ciò che sarà. E comunque riaprire la costruzione di una casa dei moderati che Casini ha fatto naufragare per il no pregiudiziale a Berlusconi.

Certo, per Alfano che sulla premiership aveva puntato molto in questo anno alla guida del partito e molto si era speso per le primarie, l’ipotesi che tiene banco in queste ore dentro e fuori il parlamento non è il massimo, ma è altrettanto vero – come osservano molti deputati pidiellini – che Berlusconi di fatto non se n’è mai andato, fino a questo momento aveva scelto un altro ruolo ma adesso le condizioni sono mutate “e c’è bisogno di un suo impegno diretto e da protagonista”. Come a dire: di fronte a una campagna elettorale difficile e tutta in salita l’unica vera ‘macchina da guerra’ è lui.  

Ma cosa c’è dietro? Se lo chiedono in molti. Intanto c’è un lavorio sottotraccia per riallacciare i fili con la Lega e questo vale anche sul versante della legge elettorale, vero snodo per gli scenari che verranno. Il Pdl punta su due opzioni: presidenzialismo con doppio turno (ma la proposta almeno per ora non sembra destinata a concretizzarsi anche se l’asse parlamentare col Carroccio potrebbe agevolarlo) oppure ritorno al proporzionale con preferenze (che non dispiacciono a Maroni), puntando decisamente sui partiti e non più sulle coalizioni con un premio di maggioranza alla forza politica che esce con più voti dalle urne e dovrà poi lavorare alla formazione del nuovo governo. Il Pd non vuole le preferenze e insiste sui collegi uninominali. Anche se Enrico Letta una qualche apertura la lascia intravedere nel botta e risposta con Gaetano Quagliariello a Linea Notte (RaiTre) quando dice che ‘qualsiasi legge elettorale sarà individuata sarà sempre meglio del Porcellum’.

Se l’accordo politico che dovrà fondarsi su un ragionevole compromesso non ci sarà, l’unica via è il confronto in parlamento e alla fine il voto, cioè a maggioranza come lo stesso Napolitano ricorda nel sollecitare una rapida chiusura del cerchio sulla riforma del Porcellum. Se per alcuni l’idea di Berlusconi candidato premier rischia di affossare qualsiasi possibilità di intesa, per altri invece rappresenta un’opportunità strategica soprattutto nel caso in cui si optasse per un premio di maggioranza al partito che prende più voti.

C’è infine una questione da non sottovalutare e che resta in campo negli scenari che si vanno profilando. La candidatura a premier del Cav. potrebbe essere collegata all’ipotesi di una grande coalizione a fronte di una situazione ancora emergenziale per il paese dovuta alla crisi. Ipotesi che lo stesso Berlusconi, del resto, non ha mai scartato. In questo caso e anche nell’eventualità di una sconfitta elettorale, Berlusconi giocherebbe un ruolo di primo piano nella formazione di un governo di larghe intese facendo pesare i voti conquistati nelle urne; un esecutivo magari guidato dallo stesso Monti (nonostante la smentita del Prof. sul bis a Palazzo Chigi). Ancora: in caso di sconfitta elettorale, il Cav. tornerebbe in parlamento da leader di un’opposizione compatta, battagliera, preparando così il terreno per la vittoria al prossimo turno elettorale e al tempo stesso evitando la dissoluzione del Pdl.

Opzioni e scenari per il 2013. Intanto c’è il presente col ‘percorso di guerra’ indicato da Monti per i prossimi mesi, con l’Italia sorvegliato speciale dai mercati e dall’Europa. Per il premier la luce in fondo al tunnel si comincerà a vedere solo nel 2013 e qui sta la grande sfida della politica per tornare a essere credibile. Come? Con risposte serie ai problemi del paese.

E’ l’impegno al quale Quagliariello chiama in primis il Pdl ma anche gli avversari: nuovo europeismo in un quadro attuale dove l’Europa è governata dalla Germania, la sovranità degli Stati si è dispersa e le grandi famiglie politiche si sono scomposte; riforme per modernizzare lo Stato, misure per sostenere famiglie e imprese, nuova legge elettorale per ridare peso ai partiti e diritto di scelta ai cittadini sugli eletti.

Il toto-premier è la fine del percorso, non l’inizio.