Il Cav. torna sulla scena internazionale e si toglie qualche sassolino (tedesco) dalla scarpa
08 Dicembre 2011
Il Cav. torna sulla scena internazionale dalla porta principale, nonostante qualcuno si aspettasse (o tifasse) per un anonimo strapuntino in decima fila. Lo fa nel pieno della ‘tempesta perfetta’, quella della crisi che piega l’Europa e il resto dell’Occidente, difende la solidità del ‘sistema-Italia’ e non rinuncia a togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Sassolino tutto tedesco. Oltre all’amara costatazione che la grande famiglia del Ppe è unita su valori e programmi, ma divisa su come salvare l’euro.
Alla vigilia del vertice in cui l’Europa dei 27 dovrà decidere come salvare la moneta unica, a Marsiglia l’ex premier partecipa al congresso del Ppe da protagonista, non come comparsa. L’attenzione dei cronisti è su di lui, dopo le dimissioni, dopo l’avvio del governo Monti con la manovra ‘lacrime e sangue’ (comprese quelle della Fornero sui ‘sacrifici’), dopo i sorrisetti beffardi di Merkozy sull’Italia.
E’ un Berlusconi più disteso e combattivo quello che si mostra non solo davanti alle telecamere ma anche nei vertici preliminari coi capi di governo per parlare del problema dei problemi e di come individuare una exit strategy. Berlusconi parla da leader, non ha più il peso di quella lunga mediazione, dei tanti compromessi, delle rivendicazioni e delle minacce (politiche), delle pressioni istituzionali e internazionali che dal caso-Fini in poi hanno lacerato la maggioranza, sfibrato l’azione politica, indebolito il centrodestra, fino alle dimissioni, fino al governo Monti.
Adesso il Cav. si riconquista il suo spazio, riguadagna la scena internazionale passando dalla porta principale. E i sassolini dalle scarpe se li toglie in primis con la cancelliera Angela Merkel della quale boccia i troppi no che hanno incartato la situazione, imposto o tentato di farlo, una linea che non sta portando da nessuna parte se non al rischio di dividere l’Europa in due, con in mezzo una moneta che non si sa che fine faccia (con tutte le conseguenze del caso). Berlusconi è chiaro quando punta il dito contro la “rigidità” della Germania che ha determinato “una situazione negativa”, come la “la gestione della crisi in Grecia”. L’Italia, insiste il Cav., ce la farà, “siamo il secondo Paese dopo la Germania, prima di Francia e Gran Bretagna, se sommiamo il debito pubblico e la finanza privata”.
Un Berlusconi, insomma, pronto a dire la sua nel vertice informale con i capi di Stato e di governo del Ppe (vi partecipa in veste di leader di un partito che fa parte del Ppe) e al tempo stesso pronto a mandare messaggi al governo Monti. Afferma che l’Italia è un paese solido, dove la gente è ‘benestante’ (nonostante le mille polemiche già nel ventilatore mediatico), nel senso che non sta come ad Atene. E che la manovra il suo partito la sosterrà anche se mantiene riserve.
E sul nuovo refrain tanto caro a certa sinistra con conseguente grancassa dei giornali di area, ovvero l’asta delle frequenze tv per fare cassa, avverte: “Temo che se ci fosse da fare una gara sulle frequenze potrebbe essere veramente disertata da molti”. Altro refrain di giornata: l’Ici da far pagare alla Chiesa. Berlusconi lascerà ai suoi libertà di coscienza. Parole altrettanto chiare sulla manovra all’esame delle commissioni di Montecitorio: “Credo che la fiducia sia necessaria perchè ci sono tante cose che non vanno” anche se ognuno inizia a presentare emendamenti il rischio è che si allunghino i tempi di approvazione. Quanto alla mediazione Pdl-Pd-Terzo Polo su Ici e pensioni derubrica il tutto a “colloqui tra i componenti delle commissioni”.
Sul versante internazionale Berlusconi catalizza i riflettori, anche per le malelingue sull’accoglienza che i leader del Ppe gli avrebbero riservato e soprattutto su come Merkel e Sarkozy lo avrebbero accolto dopo l’indecorosa scenetta a due dei sorrisetti anti-Italia. Il Cav. non si scompone: un contatto rapido e gelido con la cancelliera, qualche parola con l’inquilino dell’Eliseo col quale lo accomuna la convinzione del ruolo della Bce da rafforzare. Idea osteggiata da Berlino, al punto che proprio durante il pre-vertice sarebbero volate parole grosse tra i leader di Francia e Germania.
Ma a Marsiglia ci sono stati altri due passaggi significativi e tutti interni al Ppe. Il primo: la corsa a intestarsi la leadership del futuro Ppe italiano che vede in pista uno scatenato Rocco Buttiglione che ieri ha avuto da ridire perfino quando si è preso il posto riservato al segretario del Pdl Alfano ed è stato invitato ad alzarsi. La seconda: la distanza dentro la grande famiglia dei popolari europei su come salvare l’euro dall’assalto degli speculatori e rinforzare il fondo salva-Stati. Scintille. Che rischiano di allontanare quel ‘cantiere dei moderati’ che Berlusconi e Alfano speravano di iniziare a costruire proprio a Marsiglia.