Il cecchino di Dallas: “Volevo uccidere poliziotti bianchi”
08 Luglio 2016
Avrebbe parlato uno degli cecchini coinvolti nell’agguato contro la polizia di Dallas, che è costato la vita a cinque agenti, molti altri i “cops” feriti. Si tratta della più grave strage di poliziotti nella storia recente degli Stati Uniti, seconda solo all’11 Settembre.
Il capo della polizia della città texana ha fatto sapere che l’uomo asserragliato in un garage, prima di morire a causa di un ordigno lanciato dagli agenti, avrebbe detto di “voler uccidere dei poliziotti bianchi”. Lo sparatore avrebbe spiegato ai negoziatori di essere “infuriato” per la morte di due afroamericani, avvenuta questa settimana negli Stati del Missouri e della Louisiana, e che viene imputata alla polizia Usa.
Altri tre sospetti sono stati arrestati ma per ora sembrano restare con le bocche cucite. I cecchini hanno sparato durante una manifestazione a Dallas, indetta per protestare contro le violenze della polizia.
OBAMA: COLPA DELLA DIFFUSIONE ARMI DA FUOCO. Il presidente Obama, dal vertice Nato di Varsavia, ha definito “malvagio, deprecabile e calcolato” l’attacco contro i poliziotti, invitando a non fare collegamenti precipitosi tra la manifestazione, “pacifica”, e l’attacco agli agenti, e tornando a criticare la diffusione delle armi di da fuoco in America: “quando le persone possono avere armi molto potenti, sfortunatamente questi attacchi diventano ancora più letali e tragici”.
Va segnalato un pesante attacco lanciato al presidente Obama da un ex congressista repubblicano, Joe Walsh, che ha prima twittato e poi cancellato un messaggio in cui si parla di “guerra” scoppiata sul suolo americano. Guerra razziale, ad interpretare il senso del tweet di Walsh.
LA PISTA DELL’ESTREMISMO AFROAMERICANO. Walsh ha tirato in ballo “Black Lives Matter”, il movimento “grassroots” della comunità afroamericana che si batte contro la violenza sui neri. Al momento, nella home page di BLM campeggia una foto in cui si condanna l’eccidio dei poliziotti difendendo comunque il diritto alla protesta e al dissenso. Sempre secondo il capo della polizia di Dallas, l’uomo nel garage, che aveva detto di voler “uccidere i bianchi”, prima di essere ucciso avrebbe aggiunto di “non far parte di alcun gruppo”, prendendosela anche “con Black Lives Matter”.
Se è vero che la manifestazione era pacifica, va aggiunto che dopo l’inizio della sparatoria la polizia ha diffuso l’immagine di un afroamericano in mimetica e apparentemente armato di fucile. La foto è stata ritwittata circa 40mila volte fino a quando l’uomo, Mark Hughes, si è consegnato agli agenti – per essere rilasciato poco tempo dopo. L’uomo ha consegnato un fucile ai poliziotti, spiegando che girare armato durante una manifestazione pubblica è “un diritto”, per “la stessa ragione per cui nel Paese tutti portano armi: stiamo semplicemente esercitando un nostro diritto” (in Texas c’è una legge che consente di esporre armi in pubblico).
Sempre a Dallas, ieri, durante le manifestazioni, sono apparsi militanti dell’Huey P. Newton Gun Club, una sigla organizzata che si ispira al fondatore delle Pantere Nere, storico simbolo dell’estremismo afroamericano. Uno dei fondatori del movimento ha detto che i suoi uomini giravano armati in città “per garantire la sicurezza della manifestazione”.
LA QUESTIONE RAZZIALE NEGLI USA. E’ forse uno dei momenti più bui per il presidente Obama, che si appresta a lasciare la Casa Bianca mentre il Paese appare dilaniato dalla questione razziale, uno dei grandi temi che avevano sancito la vittoria di Barack nei due mandati alla Casa Bianca. Il presidente ha sempre detto di voler affrontare il tema ma a quanto pare in 8 anni di mandato questa vicenda sembra essergli sfuggita dalle mani, soprattutto se dovesse essere stabilito un nesso preciso tra i cecchini che hanno aperto il fuoco sulla polizia a Dallas e le organizzazioni dell’estremismo afroamericano.
Per adesso, com’è avvenuto anche dopo gli ultimi attacchi terroristici negli Usa, Obama continua a battere sul tasto della diffusione delle armi da fuoco negli Usa, tema destinato a pesare sempre di più nella campagna elettorale per le presidenziali Usa nel 2016. Ma l’impressione è che anche questa volta la Casa Bianca stia evitando di driblare la vera spiegazione di un fatto tragico – la sovversione interna come il terrorismo islamico -, in attesa di avere conferme certe sulla matrice della strage di Dallas.
LA REAZIONE DI DONALD TRUMP. Si è trattato di “un attacco coordinato e premeditato contro gli uomini e le donne che garantiscono la nostra sicurezza, dobbiamo ripristinare la legge e l’ordine”, ha detto il candidato repubblicano alla Casa Bianca, Donald Trump, commentando “l’orribile” attacco contro la polizia di Dallas, condotto con “modalità da esecuzione”. “Dobbiamo ripristinare la fiducia del nostro popolo perché siano al sicuro nelle loro case e nelle strade”, ha aggiunto il magnate in una dichiarazione diffusa su Facebook.
Trump ha sottolineato come “le tragiche e insensate morti di due persone in Louisiana e Minnesota ci ricordino quanto ancora debba essere fatto”. Trump, quindi, annunciando l’annullamento di un evento a Miami, ha lamentato che “la nostra nazione è diventata troppo divisa: troppi americani si sentono come se avessero perso la speranza, il crimine sta colpendo troppi cittadini, le tensioni razziali sono peggiorate, non migliorate”. “Questo non è il sogno americano che volevamo per i nostri figli”, ha concluso, invocando più che mai “una leadership forte, amore e compassione”.