Il centrodestra del futuro è da inventare. Le ammucchiate non servono
08 Agosto 2011
Serpeggia una sottile voglia di ammucchiata politica nel centrodestra, in controtendenza con quanto sarebbe lecito attendersi viste le oggettive difficoltà della coalizione.
Deriva forse questo atteggiamento che appena si percepisce da un soprassalto di consapevolezza e di responsabilità per tentare di fronteggiare la crisi economica e finanziaria? Oppure si tratta di un espediente unico e razionale da parte di tutti i soggetti interessati per riposizionarsi nell’alveo storico dei cosiddetti "moderati" dopo la prevedibile uscita di scena di Berlusconi? È difficile rispondere al momento.
Ciò che comunque impressiona è la spinta verso un percorso (tutto da disegnare) unitario data da coloro che per un motivo o per l’altro nel recente passato hanno abbandonato la casa comune per tentare approdi diversi che evidentemente non hanno trovato. Naturalmente le motivazioni dell’Udc sono assai diverse da quelle di Fli nel tentare una ricomposizione. Ed ancor di più risultano diverse quelle dei nuovi arrivi nella maggioranza, cioè i vari "responsabili" o coloro che sono tornati nei pressi del Pdl dopo aver constatato di essersi imbarcati in un’avventura senza futuro al di là del centrodestra.
Se di dovesse trattare di una semplice operazione di maquillage politico sarebbe poco interessante per tutti e comunque limitata ad un confronto sempre utile naturalmente in vista dei provvedimenti che dovranno essere assunti per arginare le conseguenze della catastrofe economica occidentale nella quale è coinvolta, come era da attendersi, anche l’Italia. Se, al contrario, l’avvicinamento delle diverse componenti "moderate" dovesse preludere alla ristrutturazione del centrodestra, sarebbe bene che si riflettesse con prudenza sull’operazione, respingendo le suggestioni offerte dall’ammucchiata appunto, per tentare di formulare un’ipotesi politica innovativa fondata non sui pregiudizi, ma sulla realtà effettuale dalla quale dovrebbe scaturire una compagine non raccogliticcia, ma cementata da idee, valori, politiche, comportamenti.
Insomma, il centrodestra dell’avvenire è tutto da inventare. Semmai dovesse riforgiarsi, indipendentemente dai profili di coloro che si dichiareranno disposti all’impresa, quel che deve valere è la condivisione di un progetto sul quale non dovrebbero essere assolutamente ammesse riserve fondate su tatticismi volti a scardinare l’esistente al fine di egemonizzare il nuovo.
Naturalmente la disposizione d’animo di chi tiene all’ampliamento del centrodestra riprendendo il filo si un discorso interrotto, per esempio con i cattolici dell’Udc, deve essere incline al riconoscimento delle ragioni altrui senza dimenticare, per comodità strategica, le proprie. È la sintesi strutturale ed ideale l’obiettivo da perseguire evitando accuratamente di lasciarsi trasportare nelle secche dell’impoliticità dall’inganno di quanti vorrebbero vedere accettate le motivazioni dei conflitti recenti che hanno messo a dura prova il Pdl e magari su di esse contribuire a costruire nuove soggettività politiche. Sarebbe inaccettabile anche moralmente.
Si può allora partire da zero? Non credo. Le storie pesano e pesano anche le fratture che ci sono state, gravi e dolorose. Del resto, però, da qualche parte bisogna pure ricominciare. Ed il modo più sbagliato sarebbe quello di far valere i rapporti di forza e non la forza delle idee.
Di questo non marginale aspetto ritengo che debbano tener conto tutti coloro che in questi giorni si stanno dando da fare, nell’ambito del centrodestra beninteso e ai suoi confini (terzopolisti delusi), per cercare le strade che conducano ad un percorso finale comune. Senza pretendere, ovviamente, passi indietro o passi in avanti da chicchessia: è questa una ginnastica improduttiva e alla lunga stancante.
I movimenti, le personalità, le aggregazioni politico-culturali in campo si conoscono. Quel che non risulta chiaro è l’ancoraggio politico-valoriale al quale intendono riferirsi quanti sembrano interessati al rinnovamento del centrodestra. Non è una questione da poco che credo sia doveroso porsi per tempo, prima che gli equivoci diventino una valanga inarrestabile ed invece di favorire il rafforzamento del centrodestra di fatto ne minino la sostanza e la compattezza.