Il centrodestra del futuro ha bisogno di unità e comunicazione
01 Giugno 2011
L’analisi del risultato elettorale pugliese è assolutamente semplice ed evidente: uniti si vince. E, molto spesso, si vince al centro. Inoltre, vincono le persone, le storie che si sono portate dinanzi alla gente. Agli accordi postumi, com’è successo a Ruvo, laddove c’è stato prima un conflitto interno al centrodestra e poi si è tentato di ricucire gli strappi al secondo turno, andrebbe preferita senza dubbio una strategia chiara sin dall’inizio, per cui il candidato sia frutto di una scelta comune e condivisa da subito. Uniti si doveva essere anche a Modugno, dove al centrodestra è mancato il sostegno fondamentale dell’Udc. Ha premiato, invece, l’unità di Casamassima e di Bisceglie. Nel foggiano, poi, il Terzo Polo ha avuto buoni risultati anche grazie alla riserva elettorale della famiglia Tatarella, passata in forze al Fli (sempre più spina dorsale di quel movimento, purtroppo).
In generale, dinanzi ai disastri precipitati addosso alla maggioranza di governo in altre parti d’Italia, in Puglia, tutto sommato, c’è stata una tenuta. Nel barese, ad esempio, Modugno, Casamassima e Ruvo erano appannaggio del centrosinistra. E Casamassima ha cambiato colore. Ma sarebbe bastato davvero poco perché anche le altre due importanti amministrazioni fossero conquistate dal centrodestra. Un’inversione di tendenza del genere, proprio a partire dalla terra di Nichi Vendola, avrebbe dato un segnale fortissimo a livello nazionale. Noi sappiamo (avremmo saputo!) come fermare il lider maximo del centrosinistra. Che invece oggi è lanciatissimo sulla via di Palazzo Chigi, con una coalizione che mette insieme il peggio della sinistra antagonista con i forcaioli dell’Idv. E che nessuno, in quell’area, sembra in grado di contrastare.
Occorre allora ristrutturare il partito su base pluralista e democratica, radicarlo sul territorio, far lavorare persone che possano ricucire lo strappo con la base delusa e con gli ex alleati volati per altri lidi. In Puglia si vince se i moderati sono uniti e compatti e se presentano persone nuove, con la voglia di fare, di spendersi per i propri territori. Si vince se non si presenta alla gente un’immagine arrogante ed esclusiva, se non si cerca a tutti i costi la legittimazione dall’alto, ma ci si propone come espressione del territorio.
Ma c’è un altro punto che forse non è stato preso in considerazione da importanti analisti. La campagna elettorale di Pisapia è stata un’evoluzione di quella dello stesso Vendola e di Michele Emiliano, sindaco di Bari. Dalle parti di Sel hanno colto le potenzialità della comunicazione politica 2.0 (peraltro copiando a piene mani da quella di Obama) e la sfruttano abilmente, in modo massivo e penetrante, molto meglio di quello che sono riusciti a fare i grillini, che pure hanno ottenuto risultati clamorosi lavorando quasi unicamente on line.
Questa è una delle sfide del prossimo futuro. Il centrodestra deve, e in fretta, aggiornarsi. Utilizzare appieno il mezzo informatico, non solo nella comunicazione politica in campagna elettorale, ma come strumento per gestire la governance e la comunicazione con la base. Pisapia, Vendola ed Emiliano comunicano quotidianamente con i propri elettori, creando una comunità virtuale enorme e relativamente facile da gestire. Hanno potuto vincere in regioni e città tradizionalmente di destra in quanto, proprio grazie alla rete, hanno ribaltato le vecchie regole di formazione delle convinzioni politiche. Se prima erano i genitori a trasmetterle a figli e familiari, con un meccanismo di socializzazione politica di tipo generazionale, adesso il flusso è cambiato, o meglio, si è invertito. I giovani, grazie ad internet, hanno accesso a molte più informazioni, molto più precise e dettagliate e, nel confronto con gli adulti, sono enormemente avvantaggiati. A Bari e Milano sono stati i giovani a portare al seggio i loro genitori e non il contrario. Solo così si può spiegare sia quello che è avvenuto in rete, che quello che è avvenuto allo spoglio. La casalinga di Voghera è stata soppiantata dal nerd di Terlizzi in grado, con un aggiornamento di stato, di condizionare gli amici a Milano, Parigi o Madrid.
Probabilmente, se alcune riforme del governo nazionale fossero state comunicate meglio (Brunetta, Gelmini, Alfano) o, addirittura, condivise in modo più efficace nel work in progress, la gente sarebbe stata maggiormente partecipe, avrebbe capito di più lo spirito innovatore di questo governo. Si sarebbe creata o quantomeno rafforzata quella comunità di cittadini di centrodestra che si sente sempre più sola. Lo scollamento dei leader politici dalla base, ormai, si misura anche in rete. Una volta capito che il target non può essere solo la casalinga o il pensionato, ma dev’essere soprattutto il giovane internauta, si comprende facilmente come certi messaggi fatti circolare durante queste amministrative siano caduti completamente fuori bersaglio.