Il centrodestra deve ignorare la sinistra che predica l’Unità e pratica l’odio
04 Aprile 2011
Nessuno può dire quando l’ordalia cesserà. I giorni della politica si fanno più lividi con il passare del tempo. Tutti contro tutti fino all’ultimo brandello di disonore da raccogliere e mettere nel carniere a maggior gloria del tradimento della sovranità popolare. Settimane infernali si preparano dopo i retorici ed ipocriti proclami unitari, spalmati come burro rancido sulle disfatte membra della Repubblica stuprata come la povera Maria Schneider in "Ultimo tango a Parigi", in occasione del più inutile e logoro anniversario che sia mai stato celebrato. I moribondi di Montecitorio si apprestano a prendere atto dell’impotenza della politica di fronte agli attacchi di tutti gli usurpatori possibili ed immaginabili, togati compresi, i quali, con la vile complicità dei servi in livrea da parlamentari, si apprestano a sferrare il colpo decisivo al governo eletto per volontà della maggioranza degli italiani ed impedito a svolgere il mandato ricevuto da tutti quei poteri mossi da un solo obiettivo: delegittimarlo. Con le puttane, se del caso; con la calunnia sempre e comunque.
Perché, dunque, il capo dello Stato abbia convocato al Quirinale i capigruppo resta un mistero a meno che non sia stata una risibile furbata per far intendere a tutte le parti in causa che sui destini della nazione veglia lui, l’ex- comunista che ha scoperto in tarda età la patria, la comunità nazionale, il tricolore e tutto ciò che da giovane rivoluzionario gli era vietato dal sovietismo sotto la cui egida intorpidivano gli animi in buona parte del mondo dove si era costretti a rinnegare libertà, indipendenza e onore. Ma non gli bastava a Napolitano sfogliare i giornali o seguire i notiziari radiofonici e televisivi per scoprire con suo grande stupore, immagino, oltre che con comprensibile angoscia, che l’Italia laica, democratica ed antifascista tutto è tranne che unita, coesa, protesa verso la ricerca del bene comune? Doveva proprio disturbare quei poveri cristi dei responsabili dei gruppi parlamentari per farsi raccontare lo stato dell’arte? E che cosa ha scoperto? Niente: quello che sanno anche i ragazzini. E cioè che l’Italia è diventata un gran casino del quale il Parlamento è il motore immobile con bende stravolgimento delle leggi della fisica sia pure applicate alla politica.
Di chi è la colpa? Lasciamo stare. Lo sa bene Napolitano come lo sanno coloro che stanno affossando la democrazia. Quando chi deve fare le leggi rinuncia a farle o non viene messo nelle condizioni di operare per come la Costituzione prescrive, e chi deve soltanto applicarle si arroga il ruolo e le funzioni del legislatore, non c’è bisogno di spiegare ancora come e perché il Paese è divenuto il postribolo d’Europa nel quale perfino la più pallida fiducia nelle istituzioni s’è perduta del tutto. Non c’entrano Caimani e Cavalieri in questa miserabile storia. C’entra la miseria di una classe politica nutrita di odio e di rancore stanca di attendere che venga il suo turno per agguantare il potere. Che poi si serva di governanti non sempre all’altezza del compito che è stato loro assegnato dagli elettori è un ulteriore accidente della storia italiana in questo scorcio di Ventunesimo secolo.
Così ci stiamo trascinando verso l’epilogo di una pochade dai colori funerei e dai risvolti ora tragici ed ora grotteschi. Naturale che tutto finisca davanti ad un tribunale né rivoluzionario né borghese, ma soltanto ridicolo: la politica processata per presunte orge non autorizzate dai Guardiani della Moralità. Roba che neppure nell’Iran di Ahmadinejad sarebbe immaginabile…
Restare a guardar e non è possibile. Sarebbe, al più, consolatorio, se si potesse evadere dal cattiverio nel quale gli italiani, tutti, indistintamente, sono oggettivamente rinchiusi, ma neppure questo azzardo onirico è praticabile. Allora, posto che non c’è più molto tempo da perdere, il centrodestra cerchi la necessaria coesione, faccia valere in Parlamento i numeri di cui dispone e vari, senza indugi, le riforme che ritiene necessarie a cominciare da quella della giustizia, accettando la sfida sgangherata delle opposizioni le quali alla fine dovranno comunque piegarsi alla ragione della maggioranza. Naturalmente a condizione che questa non sconfini nell’irragionevolezza, come è accaduto la scorsa settimana, e si faccia del male da sola.
Insomma, di tutto abbiamo bisogno ma non di un centrodestra che per dabbenaggine, superficialità, imperizia o negligenza la dia vinta alla più inconsistente sinistra d’Europa. Se accadesse sarebbe un peccato dal quale nessuno assolverebbe il mondo dei cosiddetti moderati.