Il centrodestra ha le carte in mano per vincere le elezioni a Campobasso

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Il centrodestra ha le carte in mano per vincere le elezioni a Campobasso

Il centrodestra ha le carte in mano per vincere le elezioni a Campobasso

18 Aprile 2011

Manca meno di un mese alle elezioni provinciali di Campobasso: le liste sono state fatte, i candidati alla carica di presidente sono stati ufficializzati, si attende solo che a parlare siano le urne. L’appuntamento elettorale è molto significativo. Fondamentalmente per due motivi: precede innanzitutto di qualche mese le Regionali (che si terranno a novembre), quindi potrà sicuramente dare indicazioni sullo stato di salute del centrodestra che cercherà la riconferma del governatore uscente, Michele Iorio. In secondo luogo, quella di Campobasso è l’unica amministrazione in Regione ancora in mano al centrosinistra. Il governo regionale, come detto, è targato Pdl; stessa cosa per la Provincia di Isernia; e di centrodestra sono anche le giunte comunali dei due capoluoghi, Isernia e Campobasso. Una vittoria anche in questa tornata regalerebbe un monocolore “azzurro” all’intera Regione.

Per il momento circola qualche sondaggio (tutti favorevoli a Rosario De Matteis, candidato del centrodestra), ma è soprattutto la composizione delle alleanze che permette ai dirigenti del Pdl di guardare con assoluta fiducia al voto. Il centrosinistra si presenta, di fatto, “spezzettato” in tre: un candidato ufficiale del Pd (con Sel e forse Api), uno sostenuto da “esuli” dei partiti di sinistra e uno appoggiato dall’Italia dei valori. In politica – generalmente  – l’unione di più forze in alleanza tra loro non necessariamente porta un maggiore consenso, tuttavia una eccessiva frammentazione (come quella del centrosinistra attuale) rischia di avere un effetto disorientante sull’elettorato. La vittoria elettorale in simili condizioni, insomma, diventa un terno al lotto. Vittoria che, per il centrosinistra, arrivò invece cinque anni fa con Nicola D’Ascanio. Ma erano altri tempi, soprattutto “politicamente” lontani.

Si votò il 28 maggio del 2006. Il centrosinistra poteva contare sull’onda favorevole della vittoria dell’Unione di Romano Prodi alle Politiche di un mese prima e in Molise presentò otto liste a sostegno di Nicola D’Ascanio. Il Pd ancora non esisteva, la maggior parte dei voti nel centrosinistra andava a Ds (10,9 per cento) e Margherita (12,4). L’Italia dei Valori garantiva un notevole appoggio elettorale (prese il 9,3 per cento dei voti) e a “rimpinguare” il sostegno al candidato presidente c’erano anche Udeur (con il suo 5,7 per cento), Socialisti (4,2), Comunisti italiani (4,1), Rifondazione comunista (3,8) e Verdi (2 per cento). La coalizione, in totale, prese il 52,3 per cento dei voti ed elesse il presidente al primo turno.

Il centrodestra uscì sconfitto. Angiolina Fusco Perrella si fermò al 44,1 per cento dei consensi. A sostenerla c’erano 9 liste. Il Pdl era ancora un sogno, quindi lo “zoccolo duro” dell’alleanza era costituito da Forza Italia (prese il 10,9 per cento dei voti) e Alleanza nazionale (9,6). A loro si unirono l’Udc con il 6,8 per cento, la Dc per le Autonomie con il 5,3, Progetto Molise con il 4,5, G.i.p.m. con il 2,9, Cdl con l’1,9, Per crescere insieme con l’1,3 e il Nuovo Psi con lo 0,9. A margine delle due grandi coalizione c’erano Gaetano Di Niro, a capo di “Laboratorio Molise” (2,8 per cento) e Roberto D’Aloisio del Fronte nazionale, con lo 0,8 per cento.

I dati riferiti a cinque anni fa possono essere molto utili per fare, oggi, alcune valutazioni. Lo scarto con cui vinse il centrosinistra fu di più di 8 punti percentuale, ma si tratta di un’eredità di consensi che stavolta potrebbe non bastare. Tra il voto di maggio 2006 e quello che si attende il prossimo mese ci sono state le Regionali – stravinte dal centrodestra a fine 2006 –, c’è stata la caduta del governo Prodi nel 2008, c’è stata la vittoria di Berlusconi e i successivi trionfi del centrodestra – nel 2009 e nel 2010 – alle amministrative, Europee e Regionali. Insomma, il quadro di contorno – anche nazionale – è cambiato. Ma a essere stato stravolto è soprattutto il volto del centrosinistra molisano. Non c’è più l’Unione, la guida locale del Pd è debole, l’Idv spinge per “fagocitarne” i leader e assumere la guida del centrosinistra molisano. Oltre a ciò non c’è un candidato unitario, le forza di estrema sinistra – che nel 2006 giocarono un ruolo fondamentale per la vittoria di D’Ascanio – sono di molto ridimensionate. L’Udeur è passato dal centrosinistra al centrodestra. Centrodestra che può contare, in Molise, anche sul sostegno dei finiani di Futuro e libertà. Il fatto che poi la coalizione guidata dal Pdl non comprenda “La Destra” può avere un ulteriore effetto positivo: il Molise, infatti, è storicamente una Regione di centro. Le “ali estreme” non hanno mai fatto breccia nell’elettorato e una loro presenza sarebbe potuta essere anche controproducente per l’alleanza ospitante. Insomma, è ovvio che in politica mai nulla può essere dato per scontato. Ma di elementi per essere ottimista il centrodestra ne ha parecchi.