Il centrodestra riparte dalle idee ma capiamo meglio quali

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Il centrodestra riparte dalle idee ma capiamo meglio quali

18 Settembre 2016

L’idea di Parisi di partire dalle idee ci era piaciuta. Per quanto ci riguarda e per come intendiamo la politica era un buon inizio. Riaprire un confronto aperto alle persone e non chiuso agli addetti ai lavori rappresentava, a nostro giudizio, un altrettanto buon avvio. Anche evitare passerelle, cercare di uscire dai circoletti ristretti dei soliti noti (che in alcuni casi sarebbe stato meglio fossero rimasti ignoti), appariva un approccio sensato. E non per “spirito antipolitico” ma perché di aria nuova c’è bisogno. Perché la politica, conchiusa in se stessa, è divenuta autoreferenziale.

E allora, iniziamo ad immaginare cose nuove, cerchiamo di allargare platea ed attori protagonisti. Smuoviamo dal basso e sul piano dei contenuti una vasta area politica che, negli ultimi anni, ha avuto come unico elemento dinamico e di novità il fiorire di nuove sigle. E gli effetti sembrano positivi se Forza Italia, dis-anchilosandosi, ha annunciato una conferenza programmatica per ottobre. Ottimo. Fosse la volta buona che, in quello che fu il centro destra, si ricominci a rimettere la politica al centro dell’attenzione. 

Per cui, senza infingimenti, e al netto di qualche malumore interno al centrodestra, ben vengano appuntamenti come quello organizzato a Matera per il No al referendum, o quello di Parisi allo spazio MegaWatt di Milano e in qualunque altra città, purché si inizi a discutere non più di tizio e caio ma degli italiani, dei nostri problemi e delle eventuali soluzioni, con umiltà, voglia di confrontarsi e senza pretendere di essere portatori di verità apodittiche.

Ma, se tutto questo ci sembrava positivo, sul piano dei contenuti e della relativa comunicazione, va detto che il meeting di Milano non ha corrisposto appieno alle aspettative. Non perché sia stato detto qualcosa di non particolarmente condivisibile, ma, viceversa, per la timidezza sul piano dei contenuti originali. Infatti, ci saremmo aspettati, sfruttando una tempistica politica intelligente, la capacità di lanciare con forza una serie di temi, anche in termini provocatori, intorno ai quali richiamare l’interesse e la discussione della politica, del centrodestra e degli italiani. Così come ad esempio negli anni Novanta fece la Lega intorno al federalismo e alle sue molteplici implicazioni pratiche. 

Insomma, su questo piano, la manifestazione di Milano è stata una occasione non sfruttata al meglio. Questo a conferma, ove ve ne fosse bisogno, che se è fondamentale l’apporto della società civile, altrettanto importante è quello di una politica matura capace di comprendere l’importanza di certi passaggi. Ma, d’altra parte, checché se ne dica, al termine del necessario confronto bisognerà ripassare attraverso la politica, ovvero, l’arte di scegliere e decidere.

Perché dieci opinioni non fanno una decisione, una scelta, una indicazione concreta e, alla fine, sta alla politica il compito di trovare sintesi efficaci e coerenti, dando senso e direzione a ciò che altrimenti sarebbe destinato a rimanere, nella migliore delle ipotesi, dotta esercitazione.