Il centrosinistra molisano e Frattura: un amore già finito?
05 Luglio 2012
Fino a qualche settimana fa era in rampa di lancio, si godeva la vittoria alle Comunali di Isernia, il Tar del Molise aveva “congelato” l’elezione di Michele Iorio (il suo sfidante alle ultime elezioni Regionali), il centrosinistra sembrava finalmente ricompattato attorno a una figura di leader riconosciuto. Ma è bastato aspettare che passasse un po’ di tempo per cominciare a vedere Paolo Di Laura Frattura arrancare. E stavolta non c’entra il centrodestra.
Sì, è vero che Michele Iorio sta cercando di rinverdire la propria immagine e si sta rilanciando sul piano politico attraverso l’apertura di un canale di dialogo aperto con i cittadini, ma il centrodestra è in difficoltà. I problemi di consenso del governatore, mostrati apertamente sia lo scorso ottobre (in occasione delle Regionali), sia alle Comunali di Isernia (dove la sorella, candidata sindaco, è stata “punita” dagli elettori e sconfitta dal centrosinistra), stanno influendo negativamente sulla tenuta della coalizione e, soprattutto, sui rapporti interni tra i membri del gruppo dirigente. Di fatto, il centrodestra è bloccato politicamente e non insidia, al momento, l’azione politica del centrosinistra. Quindi, le difficoltà in cui si trova adesso Frattura non possono dipendono dalla forza degli avversari, ma sono frutto di problemi interni allo stesso centrosinistra.
Si ripropone, di fatto, il solito vecchio problema che affligge la sinistra, soprattutto quella molisana: anche in una situazione oggettivamente favorevole, le forze della coalizione non riescono a integrarsi, non trovano terreni comuni di dialogo e, di conseguenza, non possono riconoscere un’unica guida. Frattura, come un “papa straniero”, sembrava la persona giusta per poter far riconciliare tutte le anime del centrosinistra molisano, ma oggi sta mostrando tutti i suoi limiti. La causa è la distanza tra le forze che lo sostengono, ma anche – forse soprattutto – la voglia di protagonismo che pervade i suoi “colonnelli”.
Quegli esponenti di primo piano del Pd, di Sel e di Idv che dovrebbero costituire il suo “braccio armato”, in realtà gli stanno remando contro. E le ragioni non sono nemmeno tanto oscure. Frattura è stato già candidato alle Regionali e molti non vedono di buon occhio il fatto che venga riproposto, nel caso in cui anche il Consiglio di Stato dovesse decidere per l’annullamento definitivo del voto. Andare alle urne, con ogni probabilità (in tempi di austerity finanziaria), nella prossima primavera, accorpando Politiche, Regionali e Comunali di Isernia significherebbe dare a Frattura diversi mesi di tempo per gestire alleanze, accordi e riposizionamenti politici. Tanti non sono disposti a sostenere, per tutto questo tempo, un personaggio non iscritto a nessuna forza politica, non controllabile e libero dagli schemi.
Qui entra in gioco anche la politica nazionale. In vista del voto del 2013 anche il Pd sta tessendo nuove reti e si sta muovendo per portare un suo uomo a Palazzo Chigi. Come vedrebbero i dirigenti romani la ricandidatura di un uomo non iscritto al Pd? Probabilmente non di buon occhio. Quindi, già da adesso, le pedine si muovono sullo scacchiere e Frattura rischia di perdere la sua partita. Così, un momento di crescita elettorale dell’intero centrosinistra si può tramutare, ben presto, in una nuova fase di scontro che farà perdere di vista i programmi e ridurrà tutto a una semplice logica di spartizione di potere. Il centrosinistra, del resto, è abituato a “incartarsi”. Frattura lo sta scoprendo, gli elettori lo sanno già da tempo.