Il centrosinistra scende in piazza, ma la maggioranza degli isernini diserta
21 Giugno 2012
Ieri Isernia ha avuto il suo giorno di protesta. Voluto dalla coalizione che ha appoggiato alle scorse elezioni amministrative l’ex sindaco Ugo De Vivo e che ha chiamato a raccolta gli isernini per contestare le dimissioni dei 17 consiglieri di centrodestra, con il conseguente scioglimento del consiglio comunale.
Ritrovo in piazza Andrea d’Isernia, arrivo in piazza della Repubblica, i due centri nevralgici del capoluogo pentro, con passaggio forzato per il corso principale. Appuntamento alle 18:30 davanti alla Cattedrale, nel cuore della città. Una simbologia studiata ad arte. I primi ad arrivare un gruppetto di giovani. Capelli lunghi, barba incolta ed uno striscione che recita “Per la democrazia”. Dopo qualche minuto l’immancabile sfilata dei politici, i vertici regionali di Pd, Sel, Idv al gran completo. E dopo ancora il popolo.
Circa trecento per la forze dell’ordine, più di cinquecento per gli organizzatori, coloro che si mettono in marcia. Una presenza cospicua ma niente a che vedere con la protesta di massa che gli ideatori del corteo avevano immaginato.
Ma più che i numeri, ad un primo sguardo l’attenzione ricade sulla tipologia di persone che hanno aderito all’iniziativa. Di coloro che hanno votato il centrodestra e che si sarebbero dovuti sentire traditi – secondo il centrosinistra – dalle dimissioni dei 17 consiglieri nemmeno l’ombra. In piazza c’erano loro. Gli storici militanti dei partiti, coloro che hanno risposto sempre presente ad ogni manifestazione organizzata e che hanno spinto, con uno sforzo immane e con grandi incitamenti il sindaco Ugo De Vivo a candidarsi prima, a vincere le elezioni poi.
E gli altri dove sono finiti? I diecimila elettori che oggi hanno un Comune commissariato nonostante si siano recati alle urne meno di un mese fa? Sono rimasti a casa o al massimo si sono affacciati dalle finestre. Il corteo l’hanno visto solo passare, così come si fa per una processione. Ma di prenderne parte attivamente non ne hanno voluto sapere. A nulla sono serviti gli inviti di chi, nonostante i quasi 40 gradi all’ombra, ha sudato, gridato e si è battuto per far valere le proprie ragioni. I cittadini comuni, quelli senza tessere di partito, non si sono schierati. Né con l’una né con l’altra parte. Sono rimasti a guardare come spesso accade in queste circostanze.
E se la piazza da sempre è lo specchio di una società, il messaggio lanciato dagli isernini non può passare inosservato. A loro non interessano più i giochi di potere, le diatribe e le polemiche. In una città di poco più di 20mila abitanti il colore e lo schieramento contano fino a un certo punto. Si pensa ad altro. Ai servizi offerti, alle opportunità che un governo, un’amministrazione può dare. Si pensa al lavoro che non c’è. Si pensa ad arrivare a fine mese. Le piazze per una volta lasciamole ai politici, avranno pensato gli isernini, e visto che ora sono tutti per strada cominciamo a riprenderci quello che più conta: la guida della città. A primavera si ritorna alle urne. Sarà lì che il popolo vorrà tornare di nuovo protagonista.