Il conflitto d’interessi alla sinistra non interessa

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Il conflitto d’interessi alla sinistra non interessa

28 Giugno 2016

Mentre la Ue “monitora attentamente la situazione del settore bancario in Italia” e da Bruxelles Matteo Renzi è costretto a rassicurare i risparmiatori, la Camera in serata ha concluso l’esame degli ordini del giorno sul Dl Banche, prima del voto. Al di là delle questioni di merito sul provvedimento, i suoi limiti e le sue pecche, vale la pena segnalarne in particolare uno di questi ordini del giorno. Quello a prima firma Bossi.

L’odg ha riacceso i riflettori su uno dei grandi assenti di questa legislatura, il tema del conflitto di interessi, che, viene ricordato, impone ai “titolari di cariche di Governo, nell’esercizio delle loro funzioni”, di dedicarsi “esclusivamente alla cura degli interessi pubblici” astenendosi “dal porre in essere atti e dal partecipare a deliberazioni collegiali in situazione di conflitto d’interessi” (la legge del 2004). 

L’odg rievoca le gesta del governo Renzi in materia bancaria, dalla legge sulle Popolari al “salva banche” (Cariferrara, Banca, Etruria, Banca Marche e Carichieti), tutta roba passata grazie a decreti legge e quindi forzando il normale iter legislativo, per sottolineare che “anche volendo ammettere che il legame parentale fra un Ministro della compagine di Governo”, vedi Maria Elena Boschi, “e un membro del consiglio di amministrazione non abbia compromesso la riservatezza di informazioni che dovevano rimanere assolutamente private per non sconvolgere gli equilibri di mercato, non si può negare il coinvolgimento personale di un membro del Governo nella vicende legate alla Banca Etruria”.

“L’operato del Governo in carica non sembra aver rispettato la normativa già vigente in materia di conflitto di interesse”, si legge ancora nell’odg, che “impegna il governo” “a dare seguito, nei modi e nei termini più opportuni, alla volontà parlamentare emersa nel corso del dibattito di introdurre norme più stringenti riguardanti il conflitto di interessi”, “in relazione alla posizione dei singoli membri dell’esecutivo e le scelte programmatiche e politiche intraprese e da intraprendere”.

Un ordine del giorno, per un governo, non è certo sinonimo di forche caudine, eppure quello a firma Bossi è stato bocciato. Il governo, a quanto pare, neppure “s’impegna” ad affrontarlo, il tema del conflitto d’interessi. Forse perché, a dare per buona la versione dell’odg, sulle banche quanto a conflitti d’interessi l’attuale esecutivo non è secondo a nessuno. Il conflitto di interessi, una delle bandiere sventolate per anni dalla sinistra nelle aule parlamentari e nelle piazze ergendosi a maestra di virtù, alla sinistra non interessa più.