Il conflitto d’interessi impaccia il centrodestra anche quando non esiste
04 Giugno 2008
E’ un curioso valzer di paradossi la vicenda parlamentare dell’emendamento che la stampa ha intitolato a Retequattro e che in realtà non tratta affatto di Retequattro. La vicenda nasce due anni fa, il 25 luglio 2006, quando
Nella storia comunitaria le procedure d’infrazione sono eventi abbastanza frequenti e danno luogo a comportamenti standard: gli Stati coinvolti difendono le proprie ragioni e offrono alla Commissione alcune modifiche (in genere il minimo indispensabile) per sanare il contrasto. Il Governo Prodi, in carica nel luglio 2006, invece agì diversamente: non difese le ragioni di Stato, non propose varianti tecniche, ma offrì addirittura una legge di vaste ambizioni volta a riorganizzare l’intero sistema televisivo italiano. Ai grandi propositi non corrisponde pari capacità operativa: gli ostacoli tecnici derivanti da una materia molto complessa bloccano l’iter della legge già alla Camera, dove i fautori sono in largo vantaggio numerico, e il Governo si esibisce a Bruxelles in un’umiliante serie di promesse smentite dai fatti circa i tempi del dibattito parlamentare (prima marzo 2007, poi giugno, conferma di giugno e infine una lettera in cui, come nota con puntiglio
Di fronte all’inerzia del Governo Prodi
E’ a questo punto che parte il gioco dei paradossi. Il Partito democratico, che ha fra le sue insegne la devozione agli ideali europei e la fedeltà alla prassi comunitaria, insorge contro una norma che si allinea a una richiesta della Commissione quando per due anni i partiti che ora lo compongono hanno sostenuto un Governo incapace di adeguarsi alla volontà di Bruxelles. L’Italia dei valori, la cui ragione sociale sta nell’ossequio alla magistratura (sempre e comunque), reclama norme per attuare i contenuti di una sentenza della Corte di Giustizia estranea alla procedura d’infrazione e anzi inserita in un procedimento pendente davanti al Consiglio di Stato (e ciò sarebbe da parte del Governo un’interferenza che lede l’autonomia dei giudici amministrativi). Il Governo vara una norma dovuta e la ritira, pur sapendo di far brutta figura e crearsi problemi a Bruxelles: quando c’è aria di conflitto di interessi, il centro destra si muove – anche se fa la cosa giusta – con impaccio.