Il consumo esagerato di porno nel delirio bestiale di Fritzl

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Il consumo esagerato di porno nel delirio bestiale di Fritzl

25 Marzo 2009

Che cosa dobbiamo imparare dall’orrore di Josef Fritzl? Non c’è solo un’eco del nazismo nelle brutali sevizie ai danni della figlia Elisabeth: il mostro di Amstetten è stato influenzato anche da una fantasia più accettabile e banale di “controllo totale”, la pornografia.

Fritzl ha segregato per 24 anni la figlia Elisabeth in una cantina bunker violentandola centinaia e centinaia di volte. La condanna è stata rapida e unanime: dovrà scontare l’ergastolo e sarà internato in un istituto psichiatrico. Sarebbe anche responsabile di almeno altri quattro omicidi e sparizioni di giovani donne, brutali delitti a sfondo sessuale avvenuti nell’ arco degli ultimi quarant’ anni e rimasti irrisolti.

Da giovane Fritzl era un cultore del nazismo, un’ideologia che secondo la maggior parte degli osservatori lo avrebbe ispirato nelle atrocità commesse ai danni della figlia, magari nella malsana illusione di perpetuare una razza geneticamente perfetta attraverso l’incesto. Ma se il riflesso di questi “ideali” ha giocato senza dubbio un ruolo nella mente del mostro potrebbe anche esserci un’altra spiegazione. In un breve editoriale apparso sullo Spectator, infatti, l’attenzione si sposta su un aspetto rimasto in ombra durante il processo: la pornografia. Elisabeth ha raccontato che il padre scendeva nel bunker degli orrori portandosi dietro caterve di video pornografici e, dopo averla obbligata a vederli, la costringeva a ripetere quelle scene dal vivo.

Ridotta a un innocuo fenomeno di costume, in realtà la pornografia potrebbe aver giocato un ruolo chiave nella vicenda di Fritzl. Tanto più che esiste un genere cinematografico, la “Naziexploitation”, dove la passione per la pornografia si mescola alla nostalgia per il nazismo. In pellicole come queste c’è sempre un gerarca nazista e una vittima – di solito una povera ragazza – che viene fatta prigioniera ed è costretta a subire violenze di ogni tipo. Ebbene, tra i particolari  agghiaccianti raccontati da Elisabeth c’è anche quello per cui è rimasta legata per 9 mesi consecutivi ad un palo per soddisfare le fantasie di dominio del padre. Una fantasia tipica dell’immaginario sado-nazi.

Con questo non vogliamo dire che il porno va censurato ma solo chiederci che tipo di modelli e di ispirazione può offrire. Oggi le immagini pornografiche sono alla portata di tutti, disponibili a basso costo e praticamente ovunque. Tanto per restare alla “tranquilla” Austria, la polizia ha recentemente chiuso un sito internet specializzato in materiale pedopornografico, visitato oltre 12 milioni di volte e visibile in 170 paesi. Dentro il sito c’erano migliaia di foto e di video scaricabili con una manciata di euro. Ormai il porno è considerato puro mainstream e, sempre a Vienna, la mostra “The Porn Identity” ha glorificato la “colonizzazione” pornografica di altre forme artistiche, dalla pittura alla scultura. Quello che andrebbe indagato è l’effetto di questa normalizzazione della pornografia su persone psichicamente disturbate e in preda alle peggiori devianze sessuali. Come nel caso di Josef Fritzl.