Il Csm è in balia delle correnti e i magistrati devono ammetterlo

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Il Csm è in balia delle correnti e i magistrati devono ammetterlo

Il Csm è in balia delle correnti e i magistrati devono ammetterlo

09 Gennaio 2009

 

La recente intervista rilasciata alla stampa dal Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, nel suscitare "stupore e preoccupazione" nei vertici di governo dell’Associazione Nazionale Magistrati, ha comunque richiamato l’attenzione su alcuni gravi difficoltà che condizionano negativamente il nostro complessivo sistema giudiziario.

Ad esempio, l’inadeguato funzionamento del Consiglio Superiore della Magistratura è sotto gli occhi dell’opinione pubblica ed è chiaramente percepito anche dai magistrati, talvolta illegittimamente e ingiustamente pretermessi nelle valutazioni e nelle graduatorie di concorso, a causa di scelte che appaiono influenzate da ragioni di appartenenza correntizia, più che da meriti e capacità professionali, e che finiscono per incidere negativamente anche sul funzionamento degli uffici, non sempre ricoperti dai magistrati più idonei.

Il rapporto che lega i magistrati e il C.S.M. presenta aspetti paradossali se si pensa, da un lato, che la politica e il concreto impegno dell’A.N.M. sono fortemente, e giustamente, orientati a difesa dell’organo di autogoverno della Magistratura e, tramite esso, dei valori costituzionali di autonomia e indipendenza dell’Ordine giudiziario, e dall’altro che, nelle occasioni in cui magistrati si trovano a confrontarsi, è frequente sentire sollevare da parte loro critiche sull’operato del C.S.M.

Il Consiglio Superiore della Magistratura svolge efficacemente il proprio ruolo di tutela dell’autonomia della Magistratura e di indipendenza dei magistrati verso l’esterno, in particolar modo verso il mondo della politica; è però vero che, nella parallela funzione di autogoverno in senso stretto (e quindi di organo di gestione e alta amministrazione), il Consiglio ha talvolta manifestato inefficienze e inadeguatezze di varia natura.

I riflessi negativi sono di due specie: in primo luogo si ingenera nei magistrati sfiducia nei confronti dell’organo di autogoverno e, comunque, si forniscono argomenti a quei settori della politica interessati a svuotare la funzione del C.S.M. di tutela delle prerogative costituzionali della Magistratura.

E’ tempo che l’Associazione Nazionale Magistrati si faccia carico di tale problema, modificando un proprio atteggiamento culturale ed una linea di condotta tesi, prevalentemente, a negare o a minimizzare le disfunzioni del sistema e riconoscendo che l’evoluzione (o meglio, l’involuzione) del generale quadro associativo ha fatto delle correnti, oltre che sedi privilegiate di dibattito culturale e ideale, anche centri impropri di gestione del potere.  

E’ un errore negare che nella Magistratura e nel C.S.M. esista un problema di “correntismo”, ossia, come è stato di recente osservato, di una "degenerazione opportunistica del pluralismo culturale all’interno della Magistratura". Se costituisce un valore positivo l’appartenenza dei magistrati a gruppi associativi impegnati nell’elaborazione di ideali e principi inerenti all’esercizio della giurisdizione e nella formazione, attraverso una molteplicità di contributi, di un patrimonio culturale comune e condiviso, l’uso strumentale dell’appartenenza correntizia per il governo della Magistratura e per la valutazione della professionalità dei magistrati è una degenerazione che non può più essere tollerata, ma va contrastata all’interno del C.S.M. e denunciata dalla stessa Associazione Nazionale Magistrati.

Sarebbe pertanto opportuna – anche al fine di soddisfare un’esigenza di trasparenza e di informazione dell’opinione pubblica – un’apposita seduta del C.S.M., dedicata ad una riflessione sulle logiche e sui metodi di funzionamento dell’organo di autogoverno e finalizzata all’adozione di prassi virtuose che tengano l’organo stesso al riparo da tentativi di condizionamento correntizio; nello stesso tempo, sul piano simbolico, apparirebbe non priva di significato una risoluzione comune di tutte le componenti dell’A.N.M. che formalmente disconoscesse qualsiasi tipo di vincolo di mandato in capo ai consiglieri del C. S. M. e li invitasse ad astenersi da ogni scelta e atteggiamento che possano anche solo apparire ispirati, non all’interesse generale dell’Ordine giudiziario, ma ad interessi particolari correntizi. Una simile risoluzione, seppure sul piano formale, assumerebbe rilievo non solo per fornire ai consiglieri idonei argomenti per resistere ad eventuali pressioni e tentativi di condizionamento, ma anche perché, favorendo un’assunzione di responsabilità diretta delle correnti dell’A. N. M., costituirebbe un importante mutamento culturale ed una positiva inversione di tendenza.

E’ poi necessario agire sul versante della modifica della vigente legge elettorale del C.S.M., che, lungi dal contrastare il correntismo, ha in realtà rafforzato il potere delle correnti nella gestione dei meccanismi di scelta e di elezione dei candidati. Si impone, in particolare, la necessità dell’abbandono dell’attuale sistema maggioritario, su base personalistica, che premia la formazione di stabili alleanze, incentrate su accordi di potere destinati a incidere sul funzionamento del Consiglio.  E’ auspicabile invece il ricorso a sistemi elettorali di tipo proporzionale, che favoriscano la rappresentatività diffusa dei magistrati, anche di quelli che non si identificano con specifici schieramenti correntizi, e interrompano il collegamento tra voto di lista e voto di preferenza, o che comunque attribuiscano all’elettore la più ampia facoltà di scelta per quanto riguarda l’espressione del voto di preferenza.

Più in generale, se l’autonomia dell’Ordine giudiziario si fonda anche su di una maggioritaria presenza di magistrati all’interno del C.S.M., che va comunque mantenuta in sede di riforma, è necessario affrontare senza preclusioni la questione della modifica dell’attuale sistema di composizione del C.S.M., attraverso meccanismi che favoriscano il superamento degli attuali condizionamenti correntizi. In tale ottica, vanno tenute in considerazione anche prospettive di radicale cambiamento, quali il ricorso al sorteggio, o l’attribuzione al Presidente della Repubblica del potere di nomina di una parte della componente togata.        

S’impone comunque l’adozione di regole e comportamenti nuovi, con l’auspicio che  l’Associazione Nazionale Magistrati, abbandonando finalmente una politica meramente autoreferenziale, sappia essere protagonista del cambiamento.  

* Presidente di Magistratura Indipendente