Il Csm e la Forleo alla fiera degli errori

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Il Csm e la Forleo alla fiera degli errori

Il Csm e la Forleo alla fiera degli errori

Clementina Forleo non resterà
a Milano a fare il magistrato. E’ ora ufficiale la decisione CSM di avviare il
procedimento per il trasferimento, assunta all’unanimità all’esito della
riunione della prima Commissione a Palazzo dei Marescialli, in cui era in
programma l’esame anche della posizione di De Magistris.

Nessuno poteva, del resto
attendersi delle sorprese, dopo che dall’Organo di autogoverno della
magistratura erano trapelati i dettagli del giudizio che sarebbe stato espresso
sul GIP milanese. In particolare il vice presidente della Commissione chiamata
a pronunciarsi, Letizia Vacca, membro laico del CSM in quota Centrosinistra, aveva
utilizzato toni di una durezza quanto mai inusuale nei confronti della Forleo.

“Dire ‘ho fatto il nome di D’Alema e per questo mi perseguitano’ non è un
sillogismo che può valere. Questa non è una magistratura seria e questi
comportamenti sono devastanti. I magistrati devono fare le inchieste e non gli
eroi”, aveva affermato il Consigliere, che aveva poi esteso le stesse
valutazioni anche a De Magistris, definendolo però molto più lucido, e, a proposito di entrambi i giudici nell’occhio
del ciclone, aveva lapidaria: “Credo che sia necessario che emerga che sono
cattivi magistrati, e non perché fanno i nomi dei politici, ma perché si basano
su posizioni e non su prove”.

Per il momento, dunque,
Clementina Forleo dovrà lasciare Milano per incompatibilità ambientale, poi
probabilmente subirà anche un giudizio disciplinare che inciderà ancor più
pesantemente sulla sua carriera, impedendole di svolgere la funzione di giudice
monocratico.

A questo punto è lecito
domandarsi se il prezzo che il GIP si accinge a pagare sia o meno proporzionato
alle sue colpe.

Di errori la Forleo ne ha
commessi tanti, già molto prima dello scontro con i vertici dei DS, quando era
diventata popolare con provvedimenti molto discussi, che tuttavia spesso non
hanno retto al vaglio dei successivi gradi di giudizio.

La stessa ordinanza sulle
intercettazioni UNIPOL, in cui espresse giudizi tanto aspri quanto prematuri su
D’Alema, Fassino e La Torre, all’epoca, come adesso, neppure sottoposti a
indagine, era viziata sul piano tecnico, prima ancora che inadeguata sotto il
profilo dell’opportunità.

In un provvedimento del genere
non può, infatti, un GIP esprimere dei giudizi così netti, anticipando in
sostanza la sentenza di condanna, con espressioni che suonerebbero fuori luogo
anche se pronunciate da un Pm in una requisitoria, tanto era intenso il profilo
della censura sul piano politico e morale piuttosto che giuridico.

Ancor più grave è stata poi la
vicenda delle apparizioni televisive, con le accuse di comportamenti
intimidatori rivolte ai colleghi di fronte a milioni di telespettatori e la
denuncia di aver subito indebite
pressioni istituzionali
, che si sarebbe rivelata priva di ogni fondamento.

Errori molto gravi, dunque,
che tuttavia il CSM sembra oggi censurare utilizzando gli stessi metodi da cattivo magistrato che vengono
contestati proprio alla Forleo.

Se, infatti, non è corretto
che il GIP milanese abbia anticipato nell’ordinanza inviata il Parlamento il
giudizio su D’Alema e Fassino, allo stesso modo non lo è che il Consigliere
Vacca anticipi ai giornali i provvedimenti adottati a Palazzo dei Marescialli.

Se ha sbagliato la Forleo ad eccedere nei
toni dei propri giudizi sui politici, giungendo a censurarli su un piano più
etico che giuridico, allo stesso modo sbaglia Letizia Vacca a definirla tout court un cattivo magistrato, senza limitarsi a valutarne i singoli errori.

Del resto, il comportamento
del Consigliere del CSM riflette quello della sua fazione politica. La vicenda
della Forleo attira, infatti, oggi le censure dell’Organo di autogoverno della
magistratura come quelle dei vari esponenti del Centrosinistra, ma l’uno e gli
altri ebbero tutt’altro atteggiamento quando i giudici commettevano errori
della medesima natura in danno non di Prodi o di D’Alema, ma dei loro avversari
politici.

Il peggior vizio della
giustizia, che invero, in politica, è quasi una consuetudine, è proprio quello
di giudicare in modo diverso casi speculari, a seconda dell’opportunità del
momento.

Bisogna invece dare atto al
Centrodestra di essere stato estremamente coerente e di aver rivolto a chi
eccedeva in protagonismo e sensazionalismo nelle indagini sugli esponenti più
illustri della Sinistra le stesse critiche a suo tempo mosse nei confronti
delle indagini persecutorie contro Berlusconi.

Chissà però che il CSM ed i
vari Violante e compagnia, con i loro sin troppo improvvisi mutamenti di
opinione, non riescano nell’impresa di rendere popolare tra gli esponenti del
Centrodestra l’immagine della Forleo e di De Magistris, cioè dei magistrati
che, negli ultimi tempi, più di ogni altro, hanno incarnato il dualismo tra
giustizia e politica.