Il Csm: il fortino protetto dei giudici

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Il Csm: il fortino protetto dei giudici

29 Agosto 2007

 

Anche la magistratura, come le altre corporazioni, nel
tempo ha maturato una serie di rendite di posizione che si aggiungono allo
status sociale ed a quello economico.

Come emerge dalla tabella A della recente riforma
dell’ordinamento giudiziario, il trattamento stipendiale va dai 78.474,
39 euro annui lordi del Primo presidente ai 22.766,71 del magistrato in
tirocinio.

L’aspetto più significativo, tuttavia, della condizione di
magistrato è dato dalla garanzia di autonomia, indipendenza ed inamovibilità cui
presiede il Consiglio Superiore della magistratura, organo di rilievo
costituzionale.

L’intera vita del magistrato è governata dal CSM che
decide in tema di promozioni, trasferimenti, incarichi direttivi,
autorizzazioni e quant’altro riguardi la professione di giudici e pubblici
ministeri.

Essere valutati dalla propria corporazione senza
interferenze esterne di alcun tipo costituisce un elemento da non trascurare.

Il dato assume un significativo rilievo soprattutto in
quelle situazioni nelle quali si tratta di esaminare comportamenti
che-astrattamente considerati- potrebbero dar luogo a valutazioni negative di
professionalità. Il riferimento s’indirizza ai trasferimenti  d’ufficio per incompatibilità ambientale, alle
situazioni di incompatibilità parentale (giudici ed avvocati legati da vincoli
di parentela o da situazioni di fatto), alle malattie o infermità suscettibili
di determinare la dispensa dal servizio o l’aspettativa sono valutate in sede
domestica.

Questo aspetto assume un rilievo ancora maggiore nel caso
di illeciti disciplinari: alla competenza della sezione disciplinare del CSM si
aggiunge la competenza delle Sezioni unite civili nel confronti delle sentenze
della sezione.

Si consideri che stante la composizione della sezione
(quattro togati e due laici) è necessario il voto di quattro consiglieri per un
giudizio di responsabilità.

Un ulteriore aspetto sul quale portare l’attenzione
riguarda i percorsi professionali privilegiati ed il cd. fuori ruolo.

I due profili si intrecciano. Invero, esiste un
significativo gruppo di magistrati che occupa posti di assoluto rilievo più
importanti della vita politica e istituzionale. Non si tratta di dati
quantitativamente rilevanti ma di sicuro rilievo qualitativo. A parte
“l’occupazione” dell’intera struttura apicale dell’intero Ministero della
Giustizia, si segnalano i consiglieri giuridici della Alte Cariche dello Stato,
i capi di gabinetto dei Ministri, le diversificate funzioni svolte nella varie Autorities
e presso le Commissioni parlamentari di inchiesta, solo per citare le
situazioni più significative.

Sono molto rilevanti le funzioni (e le retribuzioni)
svolte presso alcuni organismi europei e comunitari nonché presso Agenzie
internazionali.

A queste situazioni vanno aggiunte, come accennato, quei
percorsi privilegi di carriera -interni alla magistratura- che nascono in seno
all’associazionismo (cioè, alle correnti) e poi si sviluppano attraverso le
posizioni più significative dell’attività giudiziaria ovvero istituzionale.

Il riferimento s’indirizza agli assistenti di studio
presso la Corte costituzionale, all’ufficio del massimario della Cassazione,
alle funzioni di magistrato segretario del CSM.

Vanno altresì considerati gli incarichi extragiudiziari:
le assai variegate attività di insegnamento e di docenza, gli impegni
editoriali connessi alla direzione di riviste e collane, in generale alla
pubblicazione di codici e formulari che assorbono molto tempo dell’attività
fuori udienza dei magistrati. Solo lo scandalo del calcio ha messo fine agli
incarichi extragiudiziari sportivi.

A differenza dei magistrati amministrativi, tuttavia,
quelli ordinari non possono godere dei lauti compensi per le attività di
arbitrato. Si prestano a considerazioni articolate l’uso delle autovetture da
parte dei capi degli uffici e quello delle scorte per i soggetti ritenuti “a
rischio”, ove la questione si prospetti in relazione alla durata del servizio,
cessato l’effettivo “stato di pericolo”.

Valutazioni problematiche aperte presentano anche le
indennità economiche ed i punteggi aggiuntivi (da far valere per i
trasferimenti) per coloro che operano in sedi disagiate.

Ogni corporazione tende naturalmente alla conservazione
dei propri privilegi. Del resto, in un sistema politico frammentato come il
nostro, per le forze politiche la conservazione, l’incremento e la perdita del
consenso assumono una valenza molto accentuata. Per questa ragione, il potere
interdittivo delle corporazioni rispetto al cambiamento, se non addirittura
alla perdita delle rendite di posizioni, è molto forte. Naturalmente, in
relazione ai vari momenti storici la forza di una corporazione può essere
maggiore o minore. Non sono necessarie molte parole per sostenere che per la
magistratura il potere di impedire riforme e modifiche della propria condizione,
non gradite e non condivise, sia nell’attuale momento della vita del nostro
Paese molto forte.