Il derby d’Italia e il riscatto della Vecchia Signora
22 Novembre 2008
Fino al 2005 buona parte della gente, nel derby d’Italia per antonomasia tra Juventus e Inter, avrebbe tifato per i nerazzurri, anche se non si fosse trattato della squadra del cuore. Da quando però la Vecchia Signora ha dovuto subire l’onta della retrocessione in serie B, il calvario di un campionato nella serie cadetta e il faticoso rientro in serie A la prospettiva si è decisamente rovesciata. Adesso la Juventus è ritornata a essere la squadra degli operai più che dei padroni.
E il ritorno in auge di un campione ormai quasi fuori quota, se non alla fine della carriera, come Alex Del Piero, ha fatto il resto. Nell’immaginario collettivo il motto “solo chi cade poi risorge” ha sempre un certo effetto. Se poi un episodio dà anche la sensazione, in un paese per vecchi come il nostro, che “campioni come quelli di una volta ora non ce ne sono più”, il gioco è fatto.
La Juve oggi è molto più simpatica dell’ “Inter vinci tutto” di Mourinho e Moratti, composta per di più in gran parte proprio di quei campioni “senza bandiera” che hanno abbandonato la nave della Vecchia Signora quando questa è affondata in B sotto il peso dello scandalo Moggi e calciopoli. Scandalo a sua volta fatto scoppiare proprio quell’anno per pure ragioni politico-economiche.
Così ora l’opinione pubblica vede nell’Inter e nel blocco Moratti, Provera, Telecom, banche e petrolieri proprio quell’unico grumo di privilegio e impunità rimasto nella “Milano da bere” e nell’Italia di oggi. E molti ancora oggi si domandano come mai l’inchiesta sullo spionaggio telefonico dei tanti subappaltatori della security Telecom segni il passo e punti decisamente a far volare gli stracci.
Caduti in disgrazia gli Agnelli e con le azioni Fiat a uno dei minimi storici, crisi anni ’70 a parte, non c’è più motivo di tifare contro la squadra di una schiatta che ha visto morire i propri rampolli in maniera tragica e ha constatato che almeno parte delle nuove leve sono più propense a “sesso, droga e rock’n’roll” che a rimboccarsi le maniche: giustamente chi ha i soldi se li gode. Sia pure a modo suo.
Restano “da odiare” in Italia due grandi “partiti calcistici”, quello del Milan che fa capo a Berlusconi, sulle cui magagne veniamo costantemente disinformati dall’ossessione monomaniacale della sinistra e di Di Pietro, e quello dell’Inter che risponde agli interessi forti di cui sopra. E del quale si parla sempre molto mal volentieri nei giornali e nelle tv.
Per cui almeno per qualche altro derby d’Italia verrà spontaneo emettere, anche a chi l’ha odiata visceralmente per decenni, come i tifosi di Roma e Lazio, un urlo liberatorio: “Forza Juve”.