Il dissesto della Sanità pugliese è ancora più grave del previsto
17 Febbraio 2011
Non poteva non accadere e infatti è accaduto. Nei conti da bancarotta della Sanità pugliese si è materializzato un nuovo buco, per ora quantificato in circa 400 milioni, ma l’esperienza insegna che i buchi di Bilancio di Vendola sono normalmente voragini senza fondo, le cui quantificazioni si rivelano sempre più ottimistiche della verità.
Ciò significa che, rispetto ad un Bilancio approvato meno di due mesi fa e che già comportava un ulteriore appesantimento di un prelievo fiscale già spropositato su imprese e famiglie pugliesi e, contestualmente, il sostanziale azzeramento del nostro welfare, occorrerà reperire un altro centinaio di milioni di euro, da aggiungere – ai danni di tutte le altre politiche regionali, già ridotte a lumicino – all’84% del Bilancio stesso, già divorato dalla spesa sanitaria.
L’Assessore alla Sanità pugliese Tommaso Fiore ha addebitato al ritardo nella definizione del “Piano di rientro”- con relativi tagli di Ospedali (18) e posti-letto (2200) – questo ulteriore buco. Peccato che Vendola e compagni disponessero di tutte le competenze necessarie per controllare ed ottimizzare la spesa, attraverso una adeguata programmazione e successivi controlli, anche a prescindere da tale Piano e si siano ben guardati, invece, dal farlo per ben 6 anni nel corso dei quali, dopo avere ereditato da Fitto un attivo sui conti sanitari 2005 di 9 milioni di euro ed avere bloccato una programmazione che sarebbe costata molti meno tagli di quelli di cui sopra, abbiano accuratamente evitato di compiere le scelte necessarie, all’evidente fine di protrarre il più possibile il saccheggio sul quale le inchieste giudiziarie hanno sollevato soltanto un ancor parzialissimo velo.
Basti per tutti il ricordo del “Piano di Salute” del vecchio Assessore alla Sanità Alberto Tedesco che, dopo un’attesa di tre anni, rinviava di fatto tutte le scelte di programmazione ai cosiddetti Pal (piani attuativi locali, ndr) dei Direttori Generali, rivelatisi sistematicamente libri dei sogni ad uso e consumo della successiva campagna elettorale e, infatti, mai entrati realmente in vigore.
In compenso, nell’attesa, si varavano leggine su leggine, nelle quali non il Pdl, ma l’allora capogruppo dei Ds Antonio Maniglio denunciava l’annidarsi di opachi “interessi”, capaci di moltiplicare prebende (come nel caso dei 106 nuovi vertici di Distretto) e clientele a fini elettorali, ma non di superare il vaglio degli organi giudiziari, compresa la Corte Costituzionale, la cui ultima bocciatura risale a pochi giorni fa riferendosi, ancora una volta, ad una della carte decisive per la conferma di Vendola alla guida della Regione, alias ai processi di stabilizzazione del personale precario.
D’altronde è stato un altro ex-Ds, l’attuale presidente della Commissione Sanità in quota Pd Dino Marino, a descrivere, relazionando in una delle ultime sedute del Consiglio, il disastro gestionale alla base di quest’ennesimo baratro, così elencandone le magagne: “mancanza di regole comuni nella procedura amministrativo-organizzativa tra le varie Asl e di omogeneità operativa tra queste, che vanifica ogni logica di sistema; assenza di una vera collaborazione tra gli Uffici Regionali e le Asl con lacunosità di direttive top-down, non applicate o non applicabili, per carenze logistico-strutturali ed organizzative; fittizia contrattazione di badget tra Regione e Direzioni Generali delle Asl; lacunosità di Atti Aziendali non di rado disancorati da corrette logiche di gestione; inaffidabilità dei sistemi di controllo ad ogni livello e delle modalità di raccolta dei dati e ambienti di lavoro demotivanti; spesa sanitaria solo apparentemente orientata al risparmio, di dubbia attendibilità generale e nei suoi aggregati, in quanto non supportata da un background di analisi statistico-epidemiologiche dei principali fenomeni sanitari, ma semplicemente improntata da decisioni estemporanee a risonanza pubblica e da introduzione di maggior tasse palesi od occulte per le necessarie coperture economiche senza un effettivo miglioramento dell’offerta di prestazioni”.
Da aggiungere ci sono soltanto il degrado ininterrotto dei servizi (come l’allungamento infinito delle liste d’attesa), che si è accompagnato alle continue voragini finanziarie, ai casi di mala-sanità (che ormai non fanno più nemmeno notizia) e al ruolo ininterrotto dell’attuale Assessore Fiore, che prima di sostituire il suo predecessore Tedesco ne era stato l’onnipotente Commissario Politico, in nome e per conto del governatore fin dai primi albori dell’era vendoliana.