Il dl sulle regioni incassa il sì dalla bicamerale e promette molte novità

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Il dl sulle regioni incassa il sì dalla bicamerale e promette molte novità

25 Marzo 2011

Lo schema di decreto legislativo in materia di autonomia di entrata delle Regioni a statuto ordinario e delle province ha ottenuto ieri il via libera dalla commissione bicamerale sul federalismo fiscale. Scongiurato il rischio di un altro pareggio, come quello già registrato per il decreto sul federalismo municipale, ieri mattina i membri della commissione hanno espresso parere positivo con i 15 voti favorevoli del Pdl, 10 astenuti del Pd e 4 no di Terzo Polo e Italia dei Valori. Il decreto ha inoltre incassato il sì definitivo da parte delle Regioni, che hanno ottenuto dal Governo la sicurezza di avere in dote 425 milioni di euro per il finanziamento del trasporto locale, idea presentata dall’assessore al bilancio di regione Lombardia Colozzi.

Le novità contenute nella nuova versione del testo sono sostanziali ed accolgono in parte le istanze delle Regioni, nonché emendamenti ulteriori. L’anno di riferimento diventa il 2013, data in cui è prevista la decorrenza della rideterminazione dell’addizionale all’Irpef delle Regioni a statuto ordinario, la quale dovrà garantire le entrate corrispondenti al gettito assicurato dall’aliquota di base vigente alla data di entrata in vigore del decreto. A ciascuna regione spetterà poi una compartecipazione al gettito Iva che, per gli anni 2011 e 2012 verrà calcolata in base alla normativa vigente, al netto di quanto devoluto alle regioni a statuto speciale e delle risorse UE, mentre a partire dal 2013 verrà stabilita con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri al fine di garantire il pieno finanziamento del fabbisogno corrispondente ai livelli essenziali delle prestazioni in una sola regione.

Le regioni potranno anche aumentare o diminuire l’aliquota dell’addizionale regionale Irpef dall’anno 2011. L’aliquota di base sarà pari allo 0,9 per cento mentre la maggiorazione non potrà essere superiore allo 0,5 per cento sino all’anno 2013, all’1,1 per cento per l’anno 2014 e al 2,1 per cento a decorrere dall’anno 2015. Per quanto riguarda l’Irap, ciascuna regione potrà, mediante una legge, ridurre l’aliquota fino ad azzerarla e a disporre deduzioni dalla base imponibile ma viene previsto che la riduzione non possa essere disposta se la maggiorazione dell’addizionale Irpef sarà superiore allo 0,5 per cento. Le regioni potranno anche sopprimere, sempre a partire dal 2013, alcuni tributi regionali come la tassa per l’abilitazione all’esercizio professionale, l’imposta regionale sulla concessione statali per l’occupazione e l’uso dei beni del patrimonio indisponibile, la tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche regionali, le tasse sulle concessioni regionali, l’imposta delle emissioni sonore degli aeromobili e la tassa automobilistica regionale.

Un articolo ad-hoc del decreto attribuisce poi alle regioni il gettito derivante dalla lotta all’evasione fiscale riferita ai tributi propri derivati e alle addizionali alle basi imponibili dei tributi erariali, nonché una quota di gettito derivante dall’attività di recupero in materia di Iva.

Il decreto si occupa inoltre di definire norme relative ai livelli essenziali delle prestazioni e obiettivi del servizio, prendendo a riferimento macro-aree di intervento per le quali verranno definiti i costi e fabbisogni standard, nonché le metodologie di monitoraggio e di valutazione dell’efficienza ed appropriatezza dei servizi offerti. La Società per gli studi di settore – Sose S.p.a – si occuperà della fase di ricognizione dei livelli essenziali delle prestazioni. Da questo punto di vista, la determinazione dei costi e dei fabbisogni standard verranno definiti dal Ministero della salute applicando a tutte le regioni i valori di costo rilevati nelle regioni di riferimento (cosiddette benchmark), tra cui obbligatoriamente la prima, tra le cinque indicate dal Ministro della salute, in quanto migliori cinque regioni che, avendo garantito l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza in condizioni di equilibrio economico, comunque non assoggettate a nessun piano di rientro sanitario, sono state individuate in base a criteri di qualità dei servizi sanitari erogati, appropriatezza ed efficienza. Nella fase di individuazione il decreto prevede che si debba tenere conto dell’esigenza di garantire una rappresentatività in termini di appartenenza geografica al nord, al cento e al sud, con almeno una Regione di piccola dimensione geografica.

Il decreto a quanto si vede è corposo e, sotto molti aspetti, innovativo. Giudizi positivi vertono sulla possibilità, finalmente concessa alle Regioni, non solo di differenziare le proprie aliquote per scaglioni, ma anche di effettuare politiche di tassazione più ampie mediante la disposizione di deduzioni dalla base imponibile. Non si può tuttavia parlare di una completa autonomia, poiché troppi sono ancora i vincoli finanziari rimasti. Analogamente a quanto avvenuto in fase di trattativa con i Comuni, anche con le Regioni Calderoli ha mostrato titubanza nell’affrontare il problema della ripartizione dell’onere del rischio finanziario dovuto alla fase di passaggio dai trasferimenti statali all’autonomia tributaria, secondo il principio che non si può pretendere di avere più autonomia di manovra e, allo stesso tempo, uno Stato che interviene qualora questa autonomia provochi perdite inaspettate di gettito.

Infine, da valutare positivamente anche l’approccio a costi standard utilizzato nella determinazione del fabbisogno sanitario complessivo. Esso, infatti, non deriva più da una quantificazione della spesa totale pianificata a livello "macro", secondo criteri molto spesso discutibili (e opportunistici) dal centro, ma origina da un approccio più "micro" di derivazione aziendalista, dove le risorse stanziate sono pari a quelle calcolate come necessarie per svolgere le singole funzioni secondo determinati indicatori d’efficienza (costo della singola operazione chirurgica, costo del posto letto per giornata, ecc.).

I costi standard utilizzati saranno inoltre quelli calcolati per le regioni più efficienti (presumibilmente Lombardia, Toscana e Basilicata) in maniera che le altre aventi costi più elevati saranno obbligate a convergere gradualmente verso tali parametri d’efficienza, con la conseguente eliminazione delle fonti di spreco e con un fabbisogno sanitario complessivo che si ridurrà nel futuro. Resta solo da chiarire bene quali norme applicare ai governatori che non si adegueranno a questa nuova filosofia gestionale; la soluzione non può che essere quella di prevedere norme con le quali si impedisca agli amministratori che hanno provocato il dissesto dell’ente di essere rieletti (c.d. political failure). Su questo tema i tecnici sono già al lavoro per scrivere un nuovo decreto.