Il dubbio amletico di Dario: “Ci vado o no alla manifestazione della Cgil?”

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Il dubbio amletico di Dario: “Ci vado o no alla manifestazione della Cgil?”

02 Aprile 2009

"Io ho deciso ma siccome sono tempi difficili tra i sindacati non voglio alimentare tensioni e  spostare il dibattito dai temi oggetto della manifestazione al dibattito su cosa fa il segretario del Pd. Sabato si vedrà se ci sono o no”. Il dubbio è amletico: andare al Circo Massimo o tenersi alla larga dalla manifestazione indetta dalla Cgil sulla crisi e contro il governo? Il dilemma fa parte del repertorio delle perenni oscillazioni identitarie della sinistra italiana.

Niente di sorprendente, insomma, se non fosse che questo stop nel tunnel dell’incertezza rappresenta la prima frenata di Dario Franceschini nel suo nuovo ruolo di segretario del Pd. Finora, infatti, il tentativo di recuperare consensi a sinistra, restituendo rappresentanza a una base sociale dispersa e arrabbiata, era stato evidente e aveva rappresentato il segno di discontinuità più visibile rispetto alla gestione Veltroni. Una marcia indietro, forse, rispetto a quel partito a vocazione maggioritaria immaginato al Lingotto ma perlomeno realizzata nel campo della chiarezza.

 

Il ragionamento era semplice. Siamo in una situazione di debolezza, piuttosto che pensare a nuovi approdi dobbiamo innanzitutto salvare il salvabile e impedire che la nave vada a fondo. Per questo Franceschini si era lanciato in una serie di proposte come l’assegno per i disoccupati e il contributo di solidarietà chiesto ai redditi più alti, di certo velleitarie ma perlomeno spendibili a livello politico su una certa fascia di elettorato.

Ora, però, messo di fronte alla prima vera svolta – la partecipazione alla manifestazione della Cgil – il segretario del Pd si è fermato nel mezzo dell’incrocio, dimostrando di non potersi scrollare di dosso le contraddizioni di fondo della forza politica di cui è alla guida e di non poter rischiare una spaccatura tra l’anima ex diessina e quella ex-democristiana.

Sicuramente al corteo che si muoverà da Piazza dei Partigiani insieme a Guglielmo Epifani ci sarà una nutrita rappresentanza politica. Ci saranno Pierluigi Bersani, Cesare Damiano e anche Massimo D’Alema, che proprio per partecipare al corteo tornerà dalla Puglia.

La tentazione di Franceschini è quella di essere al Circo Massimo. Il problema è non rendere traumatica la scelta, sia verso la Cisl, per non spingerla tra le braccia del governo, sia verso l’area popolare e ”cislina” del Pd. Come se non bastasse a rendere ancora più complicato lo scenario ci sono 60 sindaci, Governatori di Regione e presidenti di provincia del Pd, tra cui Antonio Bassolino, Sergio Cofferati, Vasco Errani, Rosa Iervolino, Piero Marrazzo, Marta Vincenzi e Nicola Zingaretti – che hanno espresso sostegno alla manifestazione. A questo punto circolano anche altre ipotesi come quella di non partecipare personalmente al corteo della Cgil, inviando una delegazione ma è evidente che la fotografia che si ricaverebbe del partito non sarebbe luminosa. L’altra possibilità è che Franceschini partecipi ma “circondato” da una delegazione rappresentativa di tutte le aree del partito, compresa quella popolare, per esempio con i capigruppo Anna Finocchiaro e Antonello Soro e i vice capigruppo. Con loro ci saranno anche i 64 eurodeputati del Pse e della Sinistra che ieri hanno annunciato la loro adesione alla manifestazione. Ma soprattutto in piazza ci sarà Antonio Di Pietro, subito attento a scavalcare a sinistra il leader del Pd che nelle candidature per le Europee ha inserito, per completare l’opera, un ex deputato di Rifondazione comunista come Maurizio Zipponi, a lungo segretario della Fiom di Brescia. Una new entry che si aggiunge a quello di un altro candidato di bandiera legato alla tradizione della sinistra come il filosofo ed ex eurocandidato del Pdci, Gianni Vattimo.

Insomma, la competizione sul versante di sinistra dello schieramento si fa sempre più insidiosa e manifesta. E rende ancora più complessa la pratica dell’attendismo del segretario.