Il fallimento del progetto futurista si ripercuote in Campania

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Il fallimento del progetto futurista si ripercuote in Campania

Il fallimento del progetto futurista si ripercuote in Campania

22 Febbraio 2011

Anche in Campania il progetto di Futuro e Libertà non vive giorni tranquilli. Lo sfaldamento del progetto politico di Gianfranco Fini a livello nazionale sta avendo delle ripercussioni anche nelle realtà locali e la guerra fratricida tra falchi e colombe, rappresentati rispettivamente da Italo Bocchino e Pasquale Viespoli, trova in Campania un esempio cogente dello scontro in atto.

Le ultime voci sulla defezione di un esponente storico della destra napoletana, il senatore Francesco Pontone, è stata vissuta come una ferita profonda e un colpo letale alla credibilità del nascituro partito. Adesso, tutti gli occhi sono puntati sulla riunione di oggi e le decisioni che assumerà il senatore Viespoli, attualmente designato alla guida di un gruppo che, nei fatti, non esiste già più.

La contrapposizione tra i due esponenti futuristi si è palesata in tutta la sua evidenza in occasione del congresso di Milano. Se i media nazionali si sono soffermati sulle divisioni di linea politica, le ragioni delle divisioni riguardano in realtà anche la gestione del partito in Campania e le scelte strategiche da compiere in vista dei prossimi importanti appuntamenti elettorali.

Le indiscrezioni di coloro che hanno partecipato ai lavori congressuali di Milano narrano di un acceso scontro sulla rivendicazione dei numeri del partito in Campania e di ricorrenti riunioni e summit per scongiurare clamorose decisioni già nel corso della sessione milanese.

Bocchino ha tentato di appropriarsi dell’importante contributo che da questo territorio è arrivato in termini di adesioni e di firme raccolte in calce al Manifesto per l’Italia, provando a mettere il proprio cappello su dei traguardi per i quali il suo contributo è stato irrilevante ed il cui merito è stato frutto esclusivamente del lavoro sul territorio di Viespoli e dell’eurodeputato Enzo Rivellini, riconfermato nella carica di coordinatore regionale. Una fuga in avanti per nulla apprezzata dai suoi compagni di viaggio e che ha rilanciato, tra l’altro, le opinioni ricorrenti sul deputato casertano. Bocchino, finora contraddistintosi per cinismo e presunzione, non ha mai goduto di un seguito personale nemmeno in Alleanza Nazionale e conosce poco la politica del territorio, in quanto trapiantato fin da giovane a Roma per volontà di Tatarella. Le conseguenze dell’intraprendenza di Bocchino sono state immediate. I turbamenti di Viespoli hanno avuto ribalta nazionale ed oggi conosceremo a cosa condurranno.

Di particolare interesse risulta l’iniziativa messa in atto dal vulcanico Rivellini. All’indomani del congresso nazionale, l’eurodeputato ha dichiarato la volontà di convocare entro trenta giorni il congresso regionale, per mettere a verifica innanzitutto il suo incarico e dare una risposta alla crisi della politica determinata, a suo avviso, dal fatto che "in tutti gli organigrammi, ad iniziare dal Parlamento nazionale, ci sono dei nominati che non rappresentano nessuno se non loro stessi", e nella maggior parte dei casi si tratta di "vertici ed organigrammi del tutto auto-referenziali". Una dichiarazione di guerra neppure troppo velata a Bocchino ed un’accelerata per dimostrare il totale controllo sulla maggioranza degli aderenti attuali di Futuro e Libertà in Campania. Rivellini ha rivendicato con forza il carattere federale ed autonomista del partito, totalmente indipendente da quelle che ha definito le "logiche romane", pronto a decidere la strategia politica per i prossimi appuntamenti elettorali "in assoluta autonomia dai vertici nazionali e da quelle che saranno le eventuali indicazioni del Terzo Polo". Una chiara dichiarazione di indipendenza che cozza con l’organizzazione verticistica imposta da Fini a Milano. In poche parole, una grana che potrebbe esplodere da un momento all’altro nelle mani di Bocchino e Fini.

Tuttavia, Rivellini non si è fermato soltanto a questa dichiarazione. Il 15 febbraio ha sottoscritto e promosso il documento con il quale i parlamentari europei di Fli (Giovanni Collino, Cristiana Muscardini, Crescenzio Rivellini, Potito Salatto, Salvatore Tatarella) hanno espresso "preoccupazione per la mancata unità del partito emersa a seguito degli assetti conclusivi dell’Assemblea Costituente di Milano", ponendosi nel solco della polemica sollevata dalle colombe.

Per chiudere, nel commentare i risultati di un sondaggio IPR Marketing sulle elezioni comunali di Napoli, che lo accreditava come un potenziale candidato sindaco capace di raggiungere il 15% dei consensi, ha diramato una nota rivendicando di essere l’unico candidato "in grado di andare ben oltre il consenso del proprio partito e quello della coalizione del Polo della Nazione", rilanciando la propria candidatura sul tavolo degli alleati.

Cosa si nasconde dietro quest’affermazione? Da un lato, la necessità di mascherare la deludente proiezione sulla forza di Fli a Napoli, data al 2,2%, la stessa stima rilevata quindici giorni prima da un sondaggio pubblicato da Il Mattino, dall’altro porre sul tavolo dei potenziali alleati del Terzo Polo una condizione irricevibile per l’alleanza, considerando che il partito di Casini è accreditato di un consenso superiore di almeno quattro volte a quello di Fli.

Qual è la realtà? Acuti osservatori tendono ad evidenziare uno smarcamento progressivo di Rivellini dai leader nazionali del suo partito, in attesa dell’evoluzione del quadro nazionale. Un eventuale diktat romano per una corsa solitaria potrebbe comportare uno svuotamento della lista per il consiglio comunale di Napoli, per la cui composizione sta incontrando non poche difficoltà. Se a ciò si aggiunge che l’Udc porta avanti una propria strategia, indipendente dal Terzo Polo, le titubanze appaiono evidenti. Proprio ieri, infatti, il vicepresidente della giunta regionale, Giuseppe De Mita, ha dichiarato la necessità di riproporre lo stesso schema utilizzato per le elezioni regionali anche al Comune di Napoli. Ossia un’alleanza con il Pdl.

Rivellini ha chiara la situazione e si lascia aperte tutte le strade, cercando di non disperdere e di capitalizzare il lavoro di questi mesi. Tra i tanti segnali, basti vedere la collocazione politica in Consiglio Regionale della sua compagna, l’onorevole Bianca D’Angelo, che, nonostante l’attiva partecipazione a tutti gli eventi di Futuro e Libertà, resta saldamente all’interno del gruppo del Pdl, non lasciando presagire in alcun modo la volontà di uscirne.

Dopo la defezione del senatore Giuseppe Menardi, coordinatore del partito in Piemonte, e le voci sulla fuoriuscita del coordinatore siciliano, Pippo Scalia, Fini e Bocchino potrebbero ritrovarsi a breve con un partito acefalo anche in Campania. L’eventuale abbandono di Fli da parte di Viespoli e Rivellini sarebbe un evento tragico alla vigilia del primo importante test elettorale per i futuristi, tornata nella quale si rinnoveranno, tra gli altri, i consigli comunali di Napoli, Benevento, Caserta e Salerno.