Il fallimento del reddito di cittadinanza sta nei numeri
04 Giugno 2022
di redazione
I 25 miliardi di spesa pubblica per il reddito di cittadinanza, insieme al fiume di aiuti di Stato per i redditi delle famiglie non sono serviti. Il numero dei poveri in Italia non si è ridotto, anzi è aumentato.
Secondo Istat, in Italia oggi ci sono mezzo milione di poveri in più del periodo precedente alla introduzione del reddito in Italia. Dal 2008 a oggi la spesa complessiva dello Stato per aiutare i poveri è aumentata da 74 miliardi di euro a 144 miliardi. Nel medesimo periodo, tuttavia, i poveri sono aumentati del 250 per cento.
A questo va aggiunto i 20 miliardi di spesa con le stesse finalità di Regioni ed enti locali. Parliamo di centinaia di miliardi che non hanno il risolto il problema, nonostante le foto di gruppo esultati del Movimento 5 Stelle di qualche anno fa e l’annuncio della “abolizione della povertà”.
Né c’è stata una riforma dei centri per l’impiego, come rileva Natale Forlani su Il sussidiario. “I report sull’attività dei Centri per l’impiego segnalano essenzialmente i colloqui, le prese in carico previste dalla legge (per circa 900 mila persone) le proposte formative, le segnalazioni delle opportunità lavorative. Non gli esiti occupazionali e tanto meno i rifiuti”.
“E dopo? Gli interessati prendono atto che conviene tenersi l’assegno pubblico, da arrotondare semmai con qualche prestazione lavorativa più o meno solida. Poi si vedrà, il rischio di venire sanzionati è un’eventualità remota”.
Spesa pubblica improduttiva, mancanza di una vera riforma del lavoro e delle politiche attive, il tutto in un contesto di nero, evasione e truffe allo Stato. L’interpretazione stessa dei dati sulle misure di contrasto alla povertà è inquinata. Non ci siamo proprio, altro che reddito di cittadinanza.