Il Fatto prende un abbaglio su Magna Carta

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Il Fatto prende un abbaglio su Magna Carta

09 Luglio 2011

Bisognerebbe che al Fatto Quotidiano facessero un po’ pace con se stessi. E’ pur vero che a forza di agitarsi dal pulpito della morale e chiedere roghi a destra e manca alla fine ci si confonde, ma qualcuno che facesse un minimo di coordinamento su bersagli, polemiche e puNizioni gioverebbe.

Da qualche giorno il Fatto, a firma di Marco Travaglio, se la prende con Massimo D’Alema e la sua fondazione Italianieuropei. Fatti loro, direte voi: fino a un certo punto. Travaglio accusa il presidente del Copasir di tenere segreti i finanziatori della sua Fondazione, il che ovviamente per Travaglio vuol dire che gatta ci cova. Così attacca a brutto muso: "D’Alema renda nota la lista completa, nella speranza che ci sia qualche incensurato".

Anche altri giornali a dire il vero hanno sollevato dubbi simili e si sono beccati fior di querele, al Fatto, invece, D’Alema ha preferito mandare una lunga e circostanziata lettera. Nella sostanza, dice l’ex premier, non possiamo rendere noti i nomi dei nostri finanziatori perché violeremmo le norme della privacy. Da quella lista, infatti, si potrebbe desumere l’orientamento politico dei nostri sostenitori. Travaglio è soddisfatto? Manco a parlarne e rilancia: "pubblicare l’elenco completo su internet di finanziatori di Italianieuropei sarebbe un’operazione di minima trasparenza".

Veniamo al dunque. Sul Fatto di oggi si torna, a firma di Giorgio Meletetti, sulla questione delle Fondazioni in generale, si ironizza sul loro numero e sulla loro scarsa produzione culturale, si mettono alla berlina iniziative e siti internet. Insomma al Fatto i partiti gli fanno schifo e le fondazioni pure. Poi l’elenco arriva a Magna Carta, e su che cosa trovano da ridire i segugi di Travaglio? Sul fatto che Magna Carta rende noti sul sito i suoi finanziatori, "fregandosene della privacy". Forse una telefonata tra Travaglio e Meletti avrebbe evitato la brutta figura… o temono di essere intercettati?