Il “Fenomeno” Ronaldo dà l’addio al calcio dopo 15 anni di magie

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Il “Fenomeno” Ronaldo dà l’addio al calcio dopo 15 anni di magie

14 Febbraio 2011

Ci sono giocatori di calcio normali, campioni, fuoriclasse e poi c’è Luís Nazário de Lima, meglio conosciuto come Ronaldo. Dopo 15 anni di strepitosa carriera è giunto il momento del ritiro per il “fenomeno”. Una decisione sofferta, presa da un uomo conscio del suo declino fisico. Che la scelta sia giusta o meno non si può però non riconoscere al verdeoro di essere stato protagonista assoluto e di aver fatto appassionare al gioco più bello del mondo milioni di giovani (e meno giovani).

Era l’ottobre 1996 quando un giovane Ronaldo (allora con la maglia del Barcellona) partì da centrocampo, scartò 7 giocatori del Santiago de Compostela e infilò in rete il pallone che lo consacrò icona mondiale. Da quel giorno nacque il “Fenomeno”, ma in verità è stata tutta la sua lunga carriera a elevarlo al rango di immortale del calcio.

Iniziò nel 1993 nel Cruzeiro, con 12 reti in 14 presenze. Quindi passò al PSV Eindhoven dove in 2 stagioni tra campionato, coppe nazionali e internazionali mise a segno 55 gol in 57 incontri. Nel 1996 andò al Barcellona, con un bottino di 47 reti in 49 partite ufficiali. Nel 1997 venne poi ceduto all’Inter dove segnò 49 gol in 68 match totali. Dopo 5 anni di nerazzurro tornò in Spagna, al Real Madrid, con uno score di 104 reti in 177 partite. Nel 2007 passò al Milan, collezionando 20 presenze e 9 reti. Dal 2009 (e ancora per poco tempo) è tra le file del Corinthians. A completare l’impressionante cv due mondiali vinti (nel 1994 e nel 2002), due coppe America (1997 e 1999) e due palloni d’oro (1997 e 2002), senza contare i successi ottenuti con le squadre di club.

Ancor più dei risultati sportivi, però, valgono i risultati mediatici. Tra le moltissime attività è stato protagonista di svariate campagne pubblicitarie di noti marchi e apparso sotto forma di cartoon nella serie “I Simpson”. Dal 2000 è impegnato pure come ambasciatore del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP) e testimonial, insieme a Zinédine Zidane, della campagna Uniti contro la povertà. Vanta anche un videogioco a suo nome, “Ronaldo V-Football” e una vita privata piuttosto turbolenta.

È stato sposato con Milene Domingues, da cui ha avuto Ronald, e successivamente con Maria Beatriz Anthony, che gli ha dato due bambine: Maria Sofia e Maria Alice. Nel dicembre del 2010, dopo 5 anni, ha riconosciuto Alex, quello che nei fatti è il suo secondo figlio, nato da una relazione con la modella Michele Umezu. Ma il “capolavoro” arriva alla fine del 2010, quando ha dichiarato di essersi sottoposto ad un’operazione di vasectomia per sterilizzarsi ed evitare di avere altri figli in futuro.

A rendere ancora più appassionante ma dolorosa la sua storia anche due infortuni gravi, oltre al famigerato episodio dei mondiali 1998. Il 21 novembre 1999 si lesionò il tendine rotuleo del ginocchio destro. Dopo sei mesi e un intervento chirurgico tornò in campo il 12 aprile 2000 a Roma, durante la finale d’andata della Coppa Italia contro la Lazio ma il ginocchio cedette di nuovo e dopo soli 6 minuti dall’ingresso in campo il tendine rotuleo si ruppe completamente.

Questo secondo infortunio fu così grave che si temette per la carriera, ma Ronaldo rientrò, anche se solo verso la fine del 2001. L’episodio più celebre nonché più misterioso fu però quello che avvenne il giorno della finale dei mondiali di calcio 1998 tra Francia e Brasile. Leggenda vuole  che il Fenomeno fu colto da convulsioni, probabilmente di origine epilettica, poche ore prima del match ma scese in campo ugualmente, anche se non dal 1’ minuto.

Se tutto ciò non bastasse a ricordare Ronaldo con estremo piacere si può citare la “legge del soprannome”, ovvero quella regola non scritta (a dir la verità un po’ inflazionata negli ultimi anni) per cui solo i grandissimi nel calcio si meritano un nomignolo a livello planetario. E’ stato così per Pelé (O rei), Platini (Le roi), Maradona (El Pibe de Oro), Baggio (Il divin codino) e Messi (La pulce).

Per oggi si possono quindi dimenticare la versione extralarge degli ultimi anni, le prestazioni altalenanti e il taglio di capelli sfoggiato nei mondiali di Giappone e Corea del 2002 e concentrarsi solo quel ragazzo dalla dentatura imperfetta ma dal sorriso comunque esplosivo che, ricordando uno slogan della Nike, ci suggerisce: "Immagina di chiedere a Dio di diventare il più forte calciatore del mondo.. e Dio t’ascolta". E’ proprio lui, il Fenomeno. Ro-nal-do.