Il film su Maometto infiamma il mondo arabo. Dilagano le proteste anti-Usa
13 Settembre 2012
di redazione
Dilaga a macchia d’olio la protesta anti Usa. Dopo l’uccisione dell’ambasciatore americano, Chris Stevens, in Libia, è ancora il controverso film The Innocence of Muslim a scatenare la rabbia nel mondo arabo. L’Egitto è stato teatro di nuove proteste in queste ore, dopo quelle di martedì sera. La Cnn ha riferito che ci sono stati almeno 13 feriti al Cairo, dove circa 500 dimostranti hanno protestato davanti all’ambasciata Usa. Dodici persone sarebbero state arrestate. La maggior parte dei feriti sarebbe rimasta vittima del fitto lancio di pietre da parte dei manifestanti.
Non solo l’Egitto, come dicevamo. Scontri anti-Usa si sono registrati anche a Sana’a, in Yemen, dove centinaia di rivoltosi hanno circondato la rappresentanza diplomatica statunitense. Durante l’assalto è morta una persona e e altre cinque sono rimaste ferite dai colpi sparati della polizia. Ma è stata una notte di incidenti anche a Tunisi, dove i disordini davanti alla sede della ambasciata americana di ieri hanno registrato un secondo tempo durante la notte. Secondo il sito Tunisie Numerique, il bilancio provvisorio è di otto manifestanti arrestati.
Con il passare delle ore, il sentimento antiamericano ha raggiunto anche Gaza e Iran: 500 persone si sono radunate vicino all’ambasciata svizzera a Teheran, che gestisce gli interessi americani, per una manifestazione pacifica che è durata due ore. Mentre 1000 islamici del Bangladesh hanno marciato sull’ambasciata Usa a Dhaka, altre proteste ci sono state in Marocco e in Indonesia.
Ma momenti di tensione ci sono stati anche a Berlino dov’è stato parzialmente evacuato il consolato perché tre uomini hanno avvertito difficoltà respiratorie dopo aver aperto un plico, nel quale era contenuta una sostanza sospetta. Fortunatamente, si è trattato di un falso allarme. Intanto a Teheran si prevedono per oggi manifestazioni spontanee all’uscita della preghiera del venerdì che si celebra nella moschea dell’università nel centro della capitale, vicino a Piazza della Rivoluzione, dopo l’appello alla protesta del Consiglio per il coordinamento dell’attività pubblica islamica.
Il segretario di Stato Hillary Clinton, ha definito "inaccettabili" le violenze scatenate dal film anti-Islam e ha sottolineato che gli Stati Uniti non hanno nulla a che fare con la pellicola. "Credo che la violenza – ha spiegato la Clinton in una diretta tv – non ha posto nella religione e non è sicuramente un modo di onorare la religione".
Intanto la Casa Bianca ha annunciato che il presidente americano Barack Obama, preoccupato per le rivolte in atto, ha telefonato ai leader di Libia e Egitto per discutere con loro di cooperazione nel campo della sicurezza l’attentato e le manifestazioni del Cairo contro l’ambasciata. Obama ha chiesto alla Libia di collaborare con Washington perché vengano identificati “gli autori di questo attacco e per portarli di fronte alla giustizia” ed ha insistito sull’"l’importanza che l’Egitto segua il suo impegno a cooperare con gli Stati Uniti nel rendere sicure le sedi e il personale diplomatico americano".
Dopo l’attacco al consolato americano a Bengasi – orchestrato, pare, della rete terroristica di al Qaeda – che ha provocato la morte non solo dell’ambasciatore Stevens ma di altri tre membri della missione diplomatica statunitense, l’America ha messo in atto la sua risposta. Inviando due cacciatorpedinieri militari Usa verso le coste libiche: uno, l’Uss Laboon, si è spostato davanti alla costa, mentre l’Uss McFaul dovrebbe arrivarci in pochi giorni. Alle navi, che trasportano missili Tomahawk e con equipaggio di 300 persone, non è stata assegnata una missione specifica: sono state predisposte "come misura preventiva".
Il portavoce del Pentagono, George Little che ha spiegato, senza fare riferimento in modo specifico alle navi, che "le iniziative militari prese da Washington, sono non soltanto logiche, date le circostanze ma anche improntate a prudenza". Nelle ore precedenti, era stato annunciato anche il dispiegamento in Libia, a Tripoli, di un’unità di 50 marines addestrati per compiti anti terrorismo, dalla loro base di Rota, in Spagna.
Dopo l’attentato di due giorni fa, gli Usa hanno preso la decisione di evacuare tutto il personale diplomatico in Libia lasciando solo una unità di emergenza all’ambasciata di Tripoli. In più, sono in partenza 200 marines per rafforzare la sicurezza nelle sedi diplomatiche di Tripoli e Bengasi. Presto, inoltre, droni Usa potrebbero sorvolare la Libia in cerca di campi jihadisti collegati all’attacco. Pare, poi, che sia atteso il coinvolgimento attivo dell’Fbi nelle indagini sull’uccisione dell’ambasciatore. Insomma, Obama, promette che “Sarà fatta giustizia”. Ma c’è chi, come il repubblicano Romney reputa che quella in atto sia una “Reazione debole”.