Il Financial Times premia la politica del rigore di Tremonti
18 Novembre 2009
Il Financial Times ha presentato la sua classifica annuale dei ministri delle Finanze europei. L’italiano Giulio Tremonti è, insieme con lo svedese Anders Borg, la sorpresa del 2009. Tremonti passa dalla quindicesima posizione del 2008 alla quinta di quest’anno. «Merito del rigore sui conti pubblici», dice il FT. Prima la francese Christine Lagarde, secondo il tedesco Peer Steinbrück, ultimo l’irlandese Brian Lenihan.
Tre i parametri di giudizio. Ogni ministro viene valutato in base a valori economici, politici e di credibilità. La giuria internazionale è composta da un pool di economisti, fra cui anche Marco Annunziata di UniCredit. Il risultato del titolare di Via XX Settembre arriva dopo la notizia della ripresa dell’inflazione, frutto dell’enorme massa di liquidità immessa sui mercati per fronteggiare la crisi sistemica. E proprio questo è stato uno dei metri di paragone fissati dal quotidiano finanziario londinese per stilare la graduatoria dei dicasteri economici europei più virtuosi. Solo un anno fa, tutto ruotava intorno all’esposizione verso i derivati delle singole nazioni. L’Italia pativa nel confronto internazionale e perdeva posizione a causa del clima d’incertezza generale. Dopo 12 mesi e tante voci positive sulla ripresa delle attività produttive, qualcosa si è verificato. Il premio a Tremonti, spiega il FT, «è stato dato in base a valutazioni di merito nella politica economica attuata, comprendente i risultati di Pil, deficit e disoccupazione». Presi in esame anche i programmi di «exit strategy e tutti gli interventi straordinari a sostegno dell’economia». Un esempio sono le moratorie per le imprese, siglate in collaborazione con l’Abi, o la terza edizione dello scudo fiscale. Tuttavia, la crisi ha colpito in modo meno sistemico in Italia. Non ci sono stati fallimenti nel mondo bancario, i consumi hanno parzialmente tenuto e non si sono verificate situazioni borderline.
Alla luce di questo, Tremonti ha svolto un ruolo di «guida piuttosto ferma e decisa», spiega il Financial Times. Ma rimangono ancora alcuni problemi. Per Londra i maggiori limiti di Tremonti derivano «da una particolare dialettica con gli altri ministri, il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi e il mondo bancario italiano, con cui ha più volte avuto scontri». Questi problemi si riflettono sulla classifica della credibilità, dove è tredicesimo su diciannove. E per Tremonti ora si avvicina il momento più complicato.
Manca un mese alla fine dello scudo fiscale e le speranze del Governo sul risultato finale sono ottimiste. Ma cifre chiare non esistono: la maggior parte degli istituti di credito ipotizza che ci sia un rientro compreso fra 80 e 100 miliardi di euro. Molto dipenderà da quanto accadrà negli ultimi quindici giorni di attivazione della misura per la messa in regola (o il rimpatrio) dei capitali illegalmente detenuti all’estero.
Inoltre, il rigore di Tremonti dovrà essere in grado di fronteggiare gli attacchi che arriveranno in fase di redazione della Finanziaria, dove anche il Financial Times ha parlato di «un’insidia pericolosissima sul percorso di ripristino dei conti pubblici italiani». La colpa è dovuta «alle troppe richieste inutili di spesa, che costringono Mr. Tremonti a usare il pugno di ferro». Soprattutto con un rapporto deficit/Pil superiore ai parametri di Maastricht, con un debito da oltre 1.800 miliardi di euro e una crescita flebile. Nonostante questo, per lui è un periodo positivo, «dato che nelle classifiche di gradimento dei ministri è stabile al terzo posto», continua il FT. «E – conclude – non è male per un politico che si considera l’erede di Silvio Berlusconi». Ma il maggiore consiglio della testata economica britannica arriva proprio su questo punto. «La via d’uscita dell’Italia dalla crisi è ancora lunga, meglio concentrarsi su quello», ricorda il Financial Times.