Il finto sciopero dei magistrati per incastrare il governo

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Il finto sciopero dei magistrati per incastrare il governo

11 Luglio 2007

I magistrati scioperano? Ma chi ci crede? Lo sciopero è
finto. Infatti lo hanno proclamato in un giorno in cui le udienze
sono già sospese per la precedente astensione, quella vera, da parte degli
avvocati, che la riforma Mastella la avversano non avendo da essa niente da
guadagnare al contrario che i giudici. Come è finta la polemica che sta agitando i sonni complici
di una maggioranza che ieri con l’approvazione al Senato, dell’articolo 1 del ddl Mastella, grazie al voto
decisivo del senatore a vita Giulio Andreotti, ha fatto un altro regalo alla
corporazione: abbassare da 120 a 108 il punteggio minimo della votazione complessiva delle due prove che  devono sostenere i candidati per conseguire
l’idoneità. In pratica è tornato il sei
politico.

In questa atmosfera tra la farsa e
la tragedia un buon osservatore non dovrebbe farsi sfuggire che stavolta in
seno all’Associazione nazionale magistrati chi si sta comportando da vero
estremista fa parte delle correnti di solito ritenute moderate, come Unità per
la Costituzione o Magistratura indipendente, tanto per non fare nomi. E infatti
martedì sera nella trasmissione “Radio carcere” tenuta da Riccardo Arena su
Radioradicale, Nello Rossi si è dimostrato molto possibilista su questa
riforma, che in realtà è  una “contro”
riforma, rifiutandosi nella propria onestà istituzionale di recitare il gioco
delle parti sinora messo in scena. Su quell’ultimo simulacro di divisione delle
funzioni tra pm e giudicanti ormai si è giunti a questo compromesso: non ci
sarà bisogno di cambiare distretto, ma basterà il circondario, quando chi era
pm chiederà di divenire giudice civile. Per il penale ancora si tratta. Ma
oramai Mastella può trattare solo la resa incondizionata e la prossima mossa, studiata mediaticamente a tavolino, sarà la seguente: il 18 o il 19
luglio l’Anm dichiarerà che per “senso di responsabilità” ha deciso di
annullare il finto sciopero indetto per il 20.

Un dono che sarà fatto cadere
dall’alto su un governo che, se non fosse per le ambiguità dell’attuale classe
politica dell’opposizione, “da mo’”, come si dice a Roma, non sarebbe più in
carica. Ambiguità come quella di fare mancare uomini e voti contrari nella
seduta di martedì sera al Senato a un progetto di sospensiva per il ddl
Mastella che, qualora fosse passato, avrebbe mandato automaticamente in vigore
la riforma Castelli. Non sono questioni da poco. Berlusconi che ne dice di
questa morbidezza? Il problema giustizia non interessa più? Si è deciso di
calare le brache davanti alle toghe con le 
manette? Che peraltro non perseguono neanche un lucido scopo politico ma
mirano solamente a prendersi tutto quello che la politica gli concede.

Come ha giustamente detto Cossiga ieri in
un’intervista al “Tempo”, “a questo punto diamo ai magistrati
anche i poteri di ordine pubblico, 
togliamoli ai prefetti e ai questori e li diamo tutti ai
procuratori  della repubblica e magari%0D
chiudiamo pure il Viminale”. Aggiungendo: “L’ho detto a Mastella,
tra  magistrati e avvocati stai
sempre con i magistrati, perché i 
magistrati hanno la possibilità di passare ai giornali le veline e  gli avvocati no, i magistrati possono passare ai giornali leintercettazioni telefoniche che
vogliono e gli avvocati no, i magistrati possono arrestare e gli
avvocati no.” Cossiga fa sarcasmo, ma
la prossima fermata del treno Italia è questa per davvero.

Sarcastico sulla questione è anche Renato Borzone, segretario dell’Unione delle camere
penali italiane, che all’Occidentale ha dichiarato: “Ai
magistrati non costa niente fare sciopero il 20 luglio mentre la giustizia è
già ferma per la nostra astensione in corso dal 16 al 21, danno un segno al
governo e si mettono nella scia di un precedente sciopero senza prendersi
alcuna responsabilità… come quelli che passano con il rosso dietro l’ambulanza”.

Il fatto che ieri sera al
Senato per dieci voti non è passata la sospensiva che avrebbe permesso alla
riforma di Castelli di entrare in vigore il prossimo 31 luglio, significa che “l’opposizione non è interessata a battersi contro la riforma di
Mastella, che di fatto vanificherà l’articolo 111 della Costituzione, quello
del giusto processo. Io vedo questo come un pessimo segnale di regime, perché
se anche l’opposizione se ne frega presto l’Italia consegnerà tutto il potere
al partito dei giudici”.

Ma il
concetto, per questi ultimi, ormai è quello di prendersi anche ciò che non è dovuto.
Di battere il ferro finché è caldo e di riportare l’Italia indietro, ai tempi
in cui qualcuno sognava Borrelli presidente della repubblica. E lo scenario non
è poi così fantapolitico: a settimane, se non a giorni, la Corte Costituzionale
scioglierà il nodo del segreto di stato sul caso Abu Omar. E qualora, come
appare assai probabile, la Consulta sconfessi il governo Prodi e dia ragione a
Spataro e alla procura di Milano, in un colpo solo verrà cancellato ogni potere
discrezionale dell’esecutivo a  favore
dell’onnipotenza dello strapotere giudiziario. Che già detta l’agenda al potere
legislativo.

Gli
avvocati, che il prossimo 18 luglio al residence di Ripetta manifesteranno
uniti, penalisti e civilisti, contro questo tipo di restaurazione (per la prima
volta insieme alle Camere penali ci sarà anche l’Oua, l’organismo unitario
dell’avvocatura che di solito rappresenta i commercialisti e i tributaristi)
condividono in pieno il commento a caldo della giunta esecutiva dell’Ucpi: “Con
la decisione odierna di proclamare un finto sciopero, lo stesso giorno in cui è
convocata l’astensione degli avvocati penalisti, l’Anm ha completato il
teatrino iniziato qualche settimana fa, e che si chiuderà al solito con il
Governo e il ministro della Giustizia proni al servizio della magistratura
associata”.

“Non
dubitiamo – ironizzano gli avvocati che resteranno in sciopero fino al 21
–  che lo spettacolo si chiuderà con
l’esercizio di qualche forma di ‘senso di responsabilità’, che nasconderà la
soddisfazione per l’approvazione di una pseudoriforma peggiorativa dell’assetto
odierno%2C figlio, di fatto, del legislatore fascista. Tutto questo mentre il governo
minaccia la fiducia, liquidando il dibattito parlamentare, e l’opposizione
svende il suo ruolo e i valori ideali cui si richiama, riuscendo persino ad
andare sotto di nove voti al Senato.”

“Di fronte a
questo mediocre spettacolo – prosegue la nota dei penalisti italiani – sarebbe
bene che tutti, compreso il relatore della legge, distinguessero tra chi difende
i valori costituzionali (in particolare quello di cui all’articolo 111 della Costituzione,
che il ministro Mastella ancora non ha letto), e chi si muove per ragioni di
bottega corporativa”.