Il FLN di Bouteflika ha retto perché è il male minore di fronte agli islamisti

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Il FLN di Bouteflika ha retto perché è il male minore di fronte agli islamisti

19 Maggio 2012

Lo scorso 10 Maggio si sono tenute le elezioni parlamentari in Algeria, elezioni segnate dall’inaspettata sconfitta degli islamisti e il prevalere del Front de Libèration Nationale (FLN) del presidente Abdelaziz Bouteflika, che ha ottenuto 220 dei 462 seggi disponibili, seguito dal Rassemblement National Democratique con 68 seggi. I partiti d’ispirazione religiosa ne hanno ottenuti solo 48. Un risultato che è stato giudicato positivamente da molti, anche perchè le rivolte arabe hanno portato al potere gli integralisti islamici (i Fratelli musulmani e i salafiti) in altri Paesi nordafricani.

E’ accaduto come noto in Tunisia dopo la cacciata di Ben Ali, in Egitto dopo le dimissioni di Mubarak e l’imposizione della giunta militare, in Libia dopo l’assassinio di Gheddafi e lo scoppio della guerra civile ancora in corso, e infine è avvenuto in Marocco, dove è stato eletto un primo ministro legato ai Fratelli musulmani, sebbene la monarchia tenga saldamente in mano le redini del Paese. In Algeria, dove solo lo scorso anno si sono avute alcune manifestazioni di protesta d’una certa gravità, la vittoria degli estremisti non c’è stata.

Si dica pure che negli ultimi mesi Bouteflika ha introdotto alcune riforme per cercare di placare gli animi, data la drammatica situazione dello Stato (a causa di prezzi e disoccupazione elevatissimi e del fatto che la maggior parte dei 37 milioni di algerini non beneficia degli introiti legati al petrolio).

Il presidente algerino ha dato più libertà ai media e introdotto le “quote rosa” in Parlamento, decisione di cui si sono visti immediatamente gli effetti: sono state eletti ben 148 parlamentari donne, che equivalgono al 31,39% dei deputati, mentre in precedenza erano solo il 7%. In pratica 1/3 dell’Assemblea Nazionale è composto da donne, cifra che garantisce all’Algeria il primato di Paese arabo della regione con la maggiore presenza femminile in Parlamento.

La riforma delle “quote rosa” nello Stato nordafricano è stata varata lo scorso anno e stabilisce che in ogni lista elettorale debbano esserci, se non si vuole essere esclusi, tra il 20 e il 50% di candidate donne. Nonostante le proteste dei colleghi uomini, la legge è entrata in vigore. Ciò ha fatto sì che nelle elezioni appena avvenute, le candidate d’ogni lista fossero ben 7.700 sui 24.916 totali.

Esito elettorale positivo dunque? L’Algeria sta attuando un cammino democratico? No, secondo coloro che hanno denunciato brogli elettorali, non solo tra gli integralisti islamici, ma anche dai partiti liberali e laici.

Inoltre molti si sono astenuti dal recarsi alle urne, forse spinti proprio dai risultati delle elezioni nei Paesi limitrofi, forse da coloro che esortavano a non andare a votare, tra cui i fanatici del Fis che causarono, assieme all’esercito e con l’avallo dell’Occidente, una sanguinosa guerra civile, e che vinsero le elezioni, poi invalidate, nel 1991. Meno del 50% degli aventi diritto si è recato a votare questa volta, perciò numerosi analisti sostengono che, con le ultime elezioni, poco o nulla cambierà in Algeria.

Souad Sbai, deputata Pdl, in un articolo pubblicato un qualche giorno fa sul quotidiano Libero, ha sottolineato come nel 1998 Bouteflika stipulò un accordo proprio con gli islamisti: voi non commettete più massacri nel Paese e in cambio vi lascio influenzare islamicamente società e politica. Pertanto, scrive la deputata del Pdl, gli integralisti islamici spadroneggiano già nelle istituzioni algerine, e con il beneplacito del raìs: non è necessario averne altri in Parlamento.

La sconfitta degli islamisti non intaccherà il loro potere e la loro influenza in Algeria, e ciò conferma ancora una volta che nel mondo arabo musulmano, sul piano politico, niente è come sembra.

Un capo di Stato può formalmente opporsi agli estremisti islamici, può volerli controllare, perché li considera una minaccia al proprio potere e alla stabilità del Paese, ma per lo stesso motivo può decidere di siglare accordi con loro, perché egli stesso non sarà mai un autentico laico e liberale. D’altra parte molti algerini (il 53% dei quali sono donne) hanno visto in Bouteflika il male minore rispetto all’incubo di una nuova guerra civile, dove sono state sgozzate e massacrate decine di migliaia di donne, che ancora giacciono nelle fosse comuni, mentre i responsabili restano impuniti.