Il Fmi ufficializza la crisi dell’economia occidentale

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Il Fmi ufficializza la crisi dell’economia occidentale

30 Gennaio 2008

Il Fondo Monetario ufficializza quello che da tempo era una certezza: la crisi dell’economia occidentale – Europa compresa – e l’incapacità delle banche di controllare il giocattolo.

Alla fine anche il Fondo Monetario Internazionale ha preso atto di quanto sta accadendo nel mondo, e ha drasticamente rivisto al ribasso le proprie previsioni macroeconomiche per il 2008.

Le previsioni del Fondo Monetario, pubblicate assieme a una nuova edizione del Rapporto sulla stabilità finanziaria, indicano che il prodotto globale sarà minore dello 0,3% di quanto auspicato nel World Economic Outlook dell’ottobre scorso, e dello 0,8% rispetto all’anno appena trascorso.

I confronti – sia con i dati a consuntivo del 2007, sia con le precedenti previsioni del Fondo risalenti all’autunno dello scorso anno – sono impietosi.

Su un piano generale, tanto per cominciare, il Fondo ha abbassato dal 4,4% al 4,1% le stime di crescita dell’economia mondiale nel 2008 – mentre nel 2007 la crescita si attestava al 4,9%.

Più in dettaglio, il taglio è particolarmente vistoso per quanto riguarda la crescita del PIL americano, la cui previsione 2008 calerà dello 0,4% rispetto alle precedenti previsioni.

Nuvole all’orizzonte, anche in Giappone, per il cui PIL si prevede una crescita in calo dello 0,2% in meno sulle precedenti stime.

Nella zona Euro (15 Stati Membri) la previsione di crescita del PIL subisce un taglio dello 0,5% rispetto alle speranze autunnali.

Per l’Italia, le previsioni originarie di crescita nel 2008 (il dato precedente dell’OCSE nello scorso mese di dicembre era ancora al 1,3% sono state riviste a 0,8%.

Il taglio di 0,5 punti, quindi, ci consegna ancora una volta al ruolo di fanalino di coda della zona Euro.

Si tratta, grossomodo, di un dato in linea con l’ultimo bollettino di Bankitalia.

A dirla proprio tutta, il dato del Fondo Monetario risulta addirittura ottimistico se confrontato con le previsioni ribassiste di BNP Paribas, che per il 2008 prevede una crescita del nostro PIL ferma allo 0,5%.

D’altra parte, le previsioni vanno per forza di cose lette “in controluce” con l’indice ISAE sulla fiducia dei consumatori nel mese di gennaio 2008 – reso noto la scorsa settimana, in calo di ben 7 punti al di sotto della media storica.

Al di là della gravità dei nuovi dati “istituzionali”, la crisi economica di Occidente e Giappone non è una novità, come confermano – per chi avesse bisogno di conferme – i principali commentatori economici.

Gli elementi per prevedere la crisi, ormai, li avevamo davvero tutti.

La falla dei sub-prime, apertasi all’improvviso nel bel mezzo dell’estate scorsa, ha messo a nudo le debolezze di fondo della finanza sintetica e supersintetica. Senza contare che la crisi nel comparto sub-prime si è estesa ad altri tipi di crediti (mutui normalissimi, carte di credito, leasing, ecc ecc).

Il dato più allarmante del buco sub-prime, però, è che ha smascherato una dilagante tendenza degli istituti di credito a “scaricare” acrobaticamente i propri rischi di credito su altri soggetti. 

Ovviamente, alla base di tutto ciò, non poteva che esserci il convincimento che la disponibilità dei mercati ad assorbire titoli sempre meno genuini fosse pressoché insaziabile e la capienza dei mercati secondari a ospitarne le negoziazioni illimitata.

Le economie occidentali sono a secco di liquidità e i loro tradizionali pilastri – le banche – si scoprono incapaci di vigilare su se stesse: la notizia che un semplice impiegato dal back office di una famosa banca francese è stato capace di eluderne i controlli e soffiarle 5 miliardi di Euro ne è la desolante conferma.

Giulio Tremonti aveva più volte indicato i rischi del sistema mercatista iper-finanziarizzato e senz’anima basta sfogliare il suo “Rischi fatali”. Oggi, per fotografare questo frangente storico, ha coniato un’espressione certamente suggestiva per noi italiani: “Global Parmalat”.