Il Foglio, l’Eni e gli amori di provincia

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Il Foglio, l’Eni e gli amori di provincia

15 Ottobre 2009

Amo l’Eni. E sono felice del suo successo in Iraq, e del suo acquisire diritti sul giacimento di Zubair. Poi c’e’ modo e modo di manifestare amore, e talvolta si eccede.  Vedi Foglio di oggi. “C’e‘ un patrimonio ideologico che rende l’Eni forte nel mondo“.  La formula Mattei, e dunque il rispetto per il nazionalismo degli emergenti ed il valore del collaborarci assieme. L’Eni ha vinto perche’ matteianamente portatrice di “lavoro” e di rispetto per l’identita’ nazionale. 

Una settimana prima peraltro gli iracheni avevano dato Rumaila (che e’ pure parecchio piu’ grosso) a Bp. Bp nasce come colonizzatrice d’Iran e poi azionista fondamentale di IPC (Iraq Petroleum Corporation). Ai tempi della formula Mattei, e’ la piu’ coloniale delle sette sorelle; ed il suo contributo alla gestione di IPC contribuisce non poco a far si’ che gli iracheni nazionalizzino cacciando lo straniero oltre un decennio prima degli altri. Adesso per premio a Bp danno Rumaila. Due giacimenti, due ideologie?

Poi c’e’ il patrimonio contrattuale, e quello tecnologico.  Hanno conquistato un “reddito fondamentalmente assicurato” per i prossimi vent’anni. Talmente privo di rischi che pochi mesi fa viste le condizioni poste dagli iracheni erano stati costretti a dire no grazie. Poi qualcosa si e’ limato e riaggiustato. Pero’ due dollari di margine a barile di produzione aggiuntiva a fronte di qualche miliardo di investimento sono una sfida e non un “reddito assicurato”. Un investimento di rischio, e non una rendita. A far confusione li si tratta come un’utility qualunque, e forse non gli si vuole bene.

La tecnologia. La “perforazione sottile sviluppata in Basilicata e piu’ efficiente di quella classica”. Laddove “perforazione sottile” e’ (ardita) traduzione di “slim hole”. Peccato che non sia tecnologia “proprietaria”; e neppure piu’ oggi, per varieta’ e consolidamento d’applicazione, nemmeno d’avanguardia. Insomma assumere che abbiano vantato la “perforazione sottile” come quello che li rendeva migliori non va troppo lontano dall’assumere che si siano provati a vendere il Colosseo. Di sicuro a dirlo non gli si vuole bene.

Giusto spigolature da un florilegio, che e’ la terza pagina del Foglio di oggi. Un po’ e’ il riflesso della provincia Italia, che di fronte all’Eni realta’ internazionale ha bisogno di magico, politico e soprannaturale per giustificarne l’esistere ed il resistere. Un po’ e’ forse altro. Eppure sarebbe bastato dire che in Iraq ci sono non pochi grandi giacimenti gia’ scoperti ma (assai) sottosviluppati.. Che per farli funzionare ci vogliono tanti soldi, ed una forte competenza progettuale. Che per farli partire tutti l’Iraq li sta distribuendo tra le grandi, che cosi’ investono tutte assieme e contemporaneamente. Che una volta di piu’ l’Eni coferma la sua posizione tra le grandi. Una grande impresa petrolifera tra le grandi imprese petrolifere: e non un miracolo, una politica, o giusto un aguzzo ingegno. Che poi e’ la differenza tra il capacitarsi o meno che la provincia sia parte del mondo. La “sottile” differenza tra imbrodare e raccontare.

Gengis