Il futuro del nucleare americano è un gioco di specchi con Mosca

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Il futuro del nucleare americano è un gioco di specchi con Mosca

23 Maggio 2009

Lo scorso 6 maggio una Commissione bipartisan del Congresso americano ha presentato un report sull’attuale stato del deterrente strategico americano. Il documento contiene elementi d’indubbio interesse, ma allo stesso tempo lancia a tutto il Congresso e all’amministrazione Obama un messaggio estremamente chiaro. L’America ha ancora bisogno di un deterrente nucleare forte. La tesi della Commissione, composta da 12 membri e guidata dai due ex segretari alla Difesa William Perry e James Schlesinger, è molto semplice. Finché le condizioni politiche internazionali non consentiranno davvero di arrivare a un mondo libero dalle armi nucleari, gli Stati Uniti dovranno mantenere un deterrente nucleare credibile come migliore garanzia per la sicurezza nazionale. Tanto più in un mondo dove esiste ancora una potenza come la Russia in grado di distruggere gli Stati Uniti e dove un numero sempre maggiore di paesi aspira al possesso dell’arma nucleare. 

Questo certo non significa che l’America non debba più impegnarsi per il rafforzamento del regime internazionale di disarmo e non proliferazione, come vuole Obama, ma soltanto che l’impegno su questo fronte sia bilanciato da un altrettanto forte impegno a preservare e mantenere in piena efficienza le capacità operative dell’attuale arsenale nucleare. Un dispositivo mastodontico ereditato dalla Guerra Fredda e basato sulla “triade”, bombardieri strategici, missili balistici intercontinentali e sottomarini lanciamissili balistici. In termini numerici: 56 bombardieri strategici B-52H e 21 bombardieri “invisibili” B-2, 500 missili intercontinentali Minuteman III, una parte dei quali dotata ancora di tre testate di rientro, nonostante il Trattato Start II, mai realmente implementato, prevedesse la loro completa trasformazione in vettori a testata singola, e 14 sottomarini classe Ohio armati con 24 missili Trident IID5, contenenti fino ad otto testate di rientro ciascuno. Per un totale di oltre 4.000 testate operative, in allerta cioè, alle quali ne vanno aggiunte altre migliaia in stato di de-alerting (riattivabili in poco tempo con l’installazione di alcune componenti). Secondo la Commissione, tale configurazione va mantenuta dopo che il Congresso, invece, in più di un’occasione aveva manifestato il proposito di rivederla eliminando una componente della triade, probabilmente quella dei bombardieri, portando così anche i B-52 ed i B-2, come già accaduto per i B-1, al solo ruolo convenzionale. Probabilmente la Commissione ha ritenuto che i bombardieri siano ancora indispensabili perché in grado di garantire maggiore flessibilità al deterrente e dunque maggiore adattabilità anche agli scenari futuri. 

Le indicazioni della Commissione sicuramente influenzeranno la stesura della prossima “Quadriennal Defense Review”, il documento che ogni quattro anni delinea la politica di difesa e sicurezza americana, e della nuova “Nuclear Posture Review”. Nel bilancio della Difesa americano, presentato da Gates al Congresso a metà maggio, tutte le questioni relative agli armamenti strategici sono state infatti rimandate ai due documenti. Ma, soprattutto, all’esito della rinegoziazione del Trattato Starti I con la Russia in scadenza a dicembre. Molto della configurazione del futuro deterrente nucleare americano dipenderà dal nuovo Trattato che sarà chiamato a succedere allo Start I, il trattato che finora, assieme al SALT ed al trattato di Mosca del 2002, aveva regolato i rapporti strategici tra Stati Uniti e Russia. Fino ad allora tutto resterà in stand-by. Anche perché, come più volte si sottolinea nel rapporto presentato dalla Commissione, la composizione dell’arsenale nucleare americano non può che tenere conto delle scelte russe. Secondo la nota teoria dello specchio in voga durante tutta la Guerra Fredda: ciò che fa l’uno fa anche l’altro. Per cui, se le intenzioni di Mosca resteranno quelle di adesso – rafforzamento dell’arsenale nucleare, con lo sviluppo e il test di nuovi missili e sottomarini – difficilmente gli americani potrebbero adottare una “postura” nucleare più soft, dettata esclusivamente da esigenze unilaterali (magari velata da semplice buonismo-propagandistico). 

Al momento, allora, le sole certezze sono la prosecuzione dei programmi di ammodernamento per mantenere in piena efficienza le testate in riserva, e tutte e tre le componenti della triade, ancora per molti anni e la cancellazione del programma Reliable Replacement Warhead, decisa a marzo dall’amministrazione Obama, che avrebbe dovuto portare alla progettazione di nuove testate nucleari. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, la Commissione pur non mettendo apertamente in discussione la decisione dell’amministrazione, dettata soprattutto dall’intenzione di non voler offrire a chicchessia un eventuale incentivo alla proliferazione, indirettamente ha confermato l’esigenza di nuovi design indicando la necessità di esplorare delle soluzioni alternative che consentano di preservare al meglio l’efficienza e la sicurezza delle testate mediante, appunto, la riprogettazione delle (molte) componenti ormai non più mantenibili (visto che si tratta per la gran parte di armi prodotte negli anni Settanta e Ottanta). Alla lista delle certezze bisogna poi aggiungere il rinvio del programma per la realizzazione di un nuovo bombardiere strategico, con il quale iniziare a sostituire una parte dei B-52 a partire dal 2018, in attesa che l’USAF rivaluti i propri requisiti, e la conferma dell’avvio il prossimo anno del programma per la realizzazione di una nuova classe di sottomarini strategici con la quale sostituire gli Ohio. Tutto il resto, appunto, è ancora materia di dubbio in attesa dei colloqui con la Russia, compreso la realizzazione di un nuovo missile intercontinentale. 

Intanto, però, la Commissione congressuale sul nucleare ha voluto mettere le mani avanti definendo un quadro entro il quale anche i negoziatori americani chiamati a discutere la materia con i loro colleghi russi dovranno in qualche modo attenersi.