Il futuro della Siria è uno scenario aperto a tutte le possibilità
14 Marzo 2012
Idlib è caduta, lasciando sul terreno altri cento morti. Dopo quattro giorni di attacchi del regime lealista di Assad i ribelli sono stati costretti alla ritirata, soverchiati dalle forze e dagli armamenti dell’esercito regolare siriano. I soldati del regime stanno effettuando perquisizioni di casa in casa, per assicurarsi che la zona sia completamente libera. Ancora incertezza sulla sorte dei due giornalisti turchi del quotidiano ‘Milat’, dispersi a Idlib da cinque giorni ormai.
Tutto ciò mentre si attende una risposta definitiva del presidente siriano al-Assad alle proposte fatte da Kofi Annan, rappresentante dell’Onu e della Lega araba per la Siria. Nel frattempo l’esercito lealista ha intensificato l’attacco su Deraa, l’ultima roccaforte del Comitato nazionale siriano (CNS), alla guida dei ribelli. Secondo l’agenzia Reuters, una divisione composta da almeno venti carri armati è entrata oggi in città, “sparando raffiche di colpi contro gli edifici”.
Un altro duro colpo al Cns, già indebolito dalle dimissioni date oggi da tre esponenti di punta del movimento, Haytham al-Maleh, Kamal al-Labwani e Catrine al-Telli, che giudicano il Comitato “inefficiente, disorganizzato e non trasparente” nelle intenzioni. Maleh, ex membro dell’esecutivo del Cns, dichiara di aver abbandonato il movimento a causa dell’impossibilità di unificare le forze ribelli. Per Labwani, le dimissioni si sono rese un atto necessario per “non rendersi complice del massacro della popolazione siriana”.Al-Telli accusa il Cns di essere inadatto ad esprimere le ambizioni dei ribelli, e di aver manifestato l’incapacità di mettersi a guida del movimento.
Atteso per venerdì l’intervento di Kofi Annan all’Onu, dove si esamineranno le decisioni prese dal regime di Damasco sulle proposte delle Nazioni Unite per raggiungere la pace. Annan dubita che si arriverà a una soluzione condivisa sulla Siria, in quanto il regime ha mostrato una determinazione senza precedenti nel voler mantenere il controllo a qualunque costo. Nelle trattative per il raggiungimento del cessate il fuoco, non viene posta la domanda delle domande, ovvero quale sia il futuro di Assad e quale ruolo dovrebbe ricoprire in Siria dopo la fine delle ostilità.
Benché Stati Uniti, Francia, Inghilterra abbiano richiesto che il dittatore siriano venga giudicato per i crimini commessi (da un tribunale internazionale?), Cina e Russia non permettono che la sua uscita di scena venga decisa a tavolino dall’Onu. Per il ministro degli Esteri russo Lavrov, sarà il popolo siriano a decidere chi deve guidare la nazione. “La Russia non difende il regime, ma la giustizia ed il diritto alla sovranità del popolo siriano”, queste le parole di Lavrov, che evidenzia come sia alto il rischio di un riproporsi della situazione libica, con l’ex dittatore che viene giustiziato sommariamente e il paese viene diviso dalle fazioni armate.
Per quanto riguarda l’Italia, la Farnesina ha annunciato oggi la chiusura dell’ambasciata ed l’evacuazione immediata del personale presente a Damasco, sia per motivi di sicurezza che per manifestare la disapprovazione del governo italiano per le violenze attuate dal regime di Assad. “l’Italia continuerà a sostenere il popolo siriano e a lavorare per una soluzione pacifica della crisi, che ne garantisca i diritti fondamentali e le legittime aspirazioni democratiche”, – sostiene una nota rilasciata oggi dalla Farnesina, che continua – “Sosteniamo pienamente gli sforzi dell’Inviato Speciale dell’ Onu e della Lega Araba, Kofi Annan, per ottenere uno stop immediato alla violenza e per consentire l’accesso degli operatori umanitari e l’avvio del dialogo politico”.