Il futuro di Ncd: coalizione e identità
17 Agosto 2015
Oggi è ancora vero quello che era vero al tempo della nascita di Ncd. Eventuali elezioni anticipate potrebbero spalancare per l’Italia una prospettiva greca: sia per ciò che riguarda la stabilità dei conti e le prospettive di crescita del Paese, sia per la possibile vittoria delle forze anti-sistema. Per questo a volere le elezioni oggi è solo il Movimento 5 Stelle.
Renzi lo sa e tira dritto rifiutandosi di sottoscrivere un accordo, in fondo semplice, che potrebbe chiudere in anticipo la partita di settembre: intesa sul Senato semi-elettivo (al secolo, senatori eletti in appositi listini assieme ai consiglieri regionali) e correzione dell’Italicum prevedendo il premio alla coalizione anziché al partito. E’ convinto che, alla fine, la paura delle urne riesca a tenere assieme i 161 senatori necessari a far passare le riforme, richiamando all’ordine quelli che oggi mancano all’appello (che sono almeno 15).
Si tratta di un calcolo azzardato ma non privo di razionalità. Anche se – il giovane premier dovrebbe saperlo – verso le elezioni anticipate in tanti casi si è scivolati quando nessuno le avrebbe volute: come conseguenza indesiderata ma alla fine inevitabile di una situazione priva di sbocchi.
E’ la condizione nella quale potrebbero ritrovarsi a settembre sia la minoranza Pd sia Forza Italia. La prima (minoranza Pd), con l’Italicum nella versione attuale, privata di una reale prospettiva sia interna sia esterna; la seconda (Forza Italia) che per andare a Canossa dovrebbe pagare il fio di separarsi da Salvini senza neppure la prospettiva delle larghe intese: a dir poco improbabile.
A oggi non sembra neppure che Renzi possa aspettarsi troppo dai neo-oppositori Tosi e Fitto: il primo ha numeri al Senato troppo bassi per essere significativi (3 senatori); il secondo, che i numeri ce li avrebbe, si è auto-confinato in una sorta di Aventino politico e si limita a contestare la centralità di riforme e legge elettorale in nome di tasse e lavoro presentati come ambiti antitetici rispetto a quelli istituzionali. Un modo, insomma, per chiudere gli occhi di fronte alla realtà.
In questo contesto Area Popolare, fin qui fido alleato di Renzi, cosa dovrebbe fare? Max Weber – uno che di politica s’intendeva e parlava bene – avrebbe risposto: tenere insieme l’etica della responsabilità e quella della convinzione.
In pratica: evitare che il Paese si sfasci perché questo imperativo rappresenta il principio di legittimazione dal quale ha preso avvio, sulle ceneri del Pdl, l’esperienza prima di Ncd e poi di Area Popolare; costruire le premesse affinché un’area ideale laicamente cristiana nei principi, liberale in economia e occidentale in politica estera (quella che è stata egemone in Italia per un quarantennio e che ha fondato la comunità europea) possa continuare a esistere e, soprattutto, a contare.
Affinché ciò sia possibile sono necessarie due condizioni: una di carattere istituzionale l’altra di natura programmatica.
La prima. Serve una legge elettorale che consenta accordi di coalizione. Essa avrà conseguenze sulla stabilità di governo e porrà il problema di evitare le risse interne che hanno caratterizzato il periodo 1994-2013. Ma senza la possibilità di una legge fondata sulle alleanze i cristiani, i liberali, i conservatori democratici nel migliore dei casi dovranno optare per la non edificante prospettiva (che peraltro solo per alcuni di loro sarebbe concretamente percorribile) di intraprendere una carriera da "indipendenti di centro" ospiti in casa d’altri, scegliendo se farlo finendo nel Pd o nella Lega.
Seconda condizione: serve un’identità. Pensiero forte su tre terreni: principi, economia e politica estera. Terreni fin qui arati troppo debolmente, con la conseguenza di far percepire all’elettorato potenziale che l’unica missione possibile per una forza minoritaria, in vigenza di coalizione renziana, sia quella di ottenere qualche aggiustamento a margine rispetto all’agenda altrui.
Questa la duplice missione che, per Area Popolare, segnerà la ripresa. E su queste missioni si giocherà la possibilità (e l’utilità) di dar vita a un nuovo partito.